Mercoledì, 06 Novembre 2024
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Recensione di Figlie di E.V.A. in scena al Teatro Sala Umberto dal 21 gennaio al 9 febbraio 2020

 

EVA: l’acronimo di Elvira, Vicky, Antonia. Dal titolo già si evince che si tratta di una pièce in cui sarà scandagliato il variegato e complesso mondo femminile. Proviamo a guardarlo da vicino. Chi sono Elvira, Vicky e Antonia? Tre donne che rappresentano 3 universi femminili alquanto differenti ma, sostanzialmente, con numerosi punti di contatto. Diverse per interessi, formazione, atteggiamenti, ma simili nell’essenza femminile, nel bisogno di affermazione e di essere apprezzate ed amate. Le tre protagoniste conducono stili di vita in parallelo, ignorando l’una l’esistenza dell’altra, come sottolinea anche la divisione dello spazio scenico in 3 aree contigue ma non comunicanti.

Recensione dello spettacolo Le braci, in scena al Teatro Piccolo Eliseo dal 23 gennaio al 9 febbraio 2020

 

Si può vivere ibernati, appartandosi dal mondo che più non ci appartiene. Si può fare, se a scaldarci è sufficiente il soffuso calore delle braci di una stufa. Si può resistere, se nel fondo dell'anima gelata covano roventi le braci di una ferita, che si è deciso di sanare con la vendetta. È quello che ha scelto il Generale Henrik (Renato Carpentieri), ritirandosi in una solitudine, dove anche gli arredi sono immobili, attendendo per 40 anni il ritorno dell’amico Konrad.

Si può vivere fuggendo, da tutto e da sé stessi, cambiando continuamente lo scenario attorno a sé, per non avere una terraferma dove le radici di una qualche identità possano attecchire. È quello che Konrad (Stefano Jotti) fa per tutta la sua esistenza. Ma una ferita occultata e mai curata continua a bruciare come brace.

Recensione dello spettacolo Una Poltrona per Giulia, di Marina Pizzi. Regia di Patrizio Cigliano. In scena al Teatro Tordinona dal 23 gennaio al 16 febbraio 2020

 

Nei preziosi ambienti del Teatro Tordinona, dove la storia sembra ancora riecheggiare, una commedia che si sottrae al giudizio del tempo, raccontando la natura universale del genere umano all’interno dell’asetticità di un contesto lavorativo attuale, figlio della nostra epoca. Qui sono i numeri e non le persone, ad essere protagonisti. La trama si sviluppa all’interno della sede italiana di una Multinazionale che fa capo a Zurigo. Giulia De Robertis, l’amministratore delegato italiano di tale impero, è una donna spietata.

Recensione dello spettacolo La Commedia della Vanità in scena al Teatro Argentina dal 29 gennaio al 9 febbraio 2020

 

“Se lo spirito non diventa immagine, sarà annientato insieme col mondo.”

(Simon Mago)

 

La Commedia della Vanità di Claudio Longhi messo in scena a partire da un testo di Elias Canetti è racconta la ciclica ascesa e decadenza del rapporto dell’uomo con il proprio ego, prospettando un’inesorabile ripiegarsi dell’uomo su sé stesso e sulla propria immagine.

Lo spettacolo di Longhi diventa allora un monito universalizzabile: nell’era dell’iperfetazione dell’immagine, La commedia della vanità invita lo spettatore ad utilizzarla con parsimonia, a riflettere su quanto la propria immagine sia il proprio patrimonio più prezioso, fornendo una sorta di libretto di istruzioni su cosa provoca l’eccesso di autoriflessione.

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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