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In occasione del centenario della nascita del Surrealismo, tributo a Dalì tra sacro e profano
Recensione della mostra Salvador Dalí, tra arte e mito al Museo storico della fanteria di Roma dal 25 gennaio al 27 luglio 2025 a cura di Vincenzo Sanfo
“Io credo al futuro risolversi di questi due stati apparentemente così contrastanti-sogno e realtà-in una specie di realtà assoluta, di surrealité”
Breton, Manifesto surrealista
Per la corrente surrealista, accanto al mondo reale le cui logiche si costruiscono sulla razionalità, esiste un mondo altrettanto reale in cui l’immaginazione, l’intuizione, le esperienze del sogno, le associazioni spontanee dell’inconscio diventano materiale prezioso, ossia oggetto dell’indagine e della rappresentazione dell’artista. Le immagini irrompono liberamente in un flusso da cui emergono moti dall’oscuro regno degli istinti, della libido personale, dell’inconscio; si ricerca “l’assurdo” insito nel presunto mondo del reale. Salvador Dalì rintraccia in questa modalità creatrice, qualcosa che gli è profondamente congeniale e che diventa anche il suo personale stile di vita. Utilizza gli elementi del quotidiano estrapolandoli dal loro consueto contesto per consegnarli a nuova vita in una dimensione onirica, allucinata, caotica, a tratti grottesca, liberando il lato assurdo del reale attraverso un inquietante illusionismo.
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