Lo spettacolo Feste prodotto dalla compagnia tedesca Familie Flöz, in scena proprio in questi giorni alla Sala Umberto di Roma, mostra in maniera inequivocabile l’assoluta capacità comunicativa di postura, azioni sceniche e soprattutto gesti, in una performance di oltre 90 minuti nella totale assenza di linguaggio verbale, come illustrato dalla recensione di Demian Aprea proprio per la nostra rivista (clicca qui per leggerla).
Sono numerosi gli studi sull’importanza del gesto da innumerevoli punti di vista. Se dovessimo darne una definizione, il gesto sarebbe un movimento delle braccia e delle mani che può far parte di un atto comunicativo intenzionale ma che non ha una conseguenza diretta sul mondo reale. I gesti facilitano la comprensione dell’atto comunicativo, hanno un ruolo fondamentale nella pianificazione e l’organizzazione del discorso, il problem solving e il ragionamento (l’essere umano infatti gesticola anche quando studia, riflette o parla al telefono ovvero quando non è alla presenza fisica di un ascoltatore). Vari approfondimenti e sperimentazioni dimostrano quanto i gesti possano modificare e influenzare positivamente i processi cognitivi, non ultima la memoria e alleggeriscono il carico di lavoro della working-memory. In ultimo, ma non meno importante, i recenti studi di neuroimaging mostrano che i gesti e il linguaggio siano controllati dallo stesso sistema neurale tanto che si ipotizza che il linguaggio verbale si sia evoluto proprio a partire da gesti delle braccia e delle mani (fonte: Ianì, Formichella, Università di Torino, 2018).
Tutti questi recenti studi offrono basi neuroscientifiche sull’importanza del gesto ovviamente se prodotto in maniera congruente e corretta. Ancora una volta la scienza, parafrasando Peter Brook, sperimenta e illustra quel che il teatro ha sempre saputo. Di certo anche stavolta l’eminente regista da poco scomparso (ricordiamo il suo commento all’indomani della scoperta dei neuroni specchio) direbbe che qualsiasi attore in qualsivoglia epoca o parte del globo sa bene quanto la correttezza gestuale sia parte integrante e imprescindibile della recitazione, della creazione del personaggio, della riuscita della performance. E citando Eduardo, un altro colosso del teatro novecentesco, ricordiamo quanto diceva ad Anna Magnani affetta da un brutto raffreddore che l’aveva resa quasi afona: “Nannare’, di che ti preoccupi? Tu non reciti con la voce. Tu reciti con le mani”.
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