Lunedì, 14 Aprile 2025
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Dopo il successo delle edizioni precedenti, UnArchive Found Footage Fest torna per il terzo anno a Roma, dal 27 maggio al 1° giugno 2025. Ideato e prodotto dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico ETS e diretto da Alina Marazzi e Marco Bertozzi, il Festival racconta gli orizzonti cinematografici del riuso creativo delle immagini, con l’intento di intercettare nuove e diverse forme espressive, al confine tra cinema, videoarte, istallazioni e live performance.

La terza edizione del festival si fa strada nello storico quartiere di Trastevere, aggiungendo alle sedi consuete una location unica e suggestiva, l’Orto Botanico di Roma, che apre i suoi cancelli alle pendici del Gianicolo per ospitare panel e incontri di approfondimento. Inoltre, grazie alla collaborazione con American Academy in Rome e con Fondazione Musica per Roma, l’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone ospiterà l’evento speciale della terza edizione, di cui presto verrà data notizia.

Confermati il Cinema Intrastevere, per la proiezione di film nelle diverse sezioni competitive e fuori concorso, il Live Alcazar, per le live performance audiovisive, la Casa delle Donne per ospitalità e incontri informali. Si aggiungono poi librerie e gallerie d’arte, come lo Spazio Zalib, la galleria moroni1art e altri luoghi anche informali come Casa Borelli, per ospitare istallazioni artistiche, performance, presentazioni, animando per 6 giorni una crescente comunità di artisti, studiosi, cinetecari, sperimentatori e pubblico appassionato di immagini riciclate.

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Recensione del film “Biancaneve” al cinema dal 20 marzo 2025

 

Un film senza personalità. Che cerca di trovare un punto d’incontro tra il politically correct e la tradizione senza riuscire nell’impresa. Questo il sunto della stragrande maggioranza delle recensioni che in questi giorni stanno popolando il web sul film Biancaneve. Le stroncature sul live action della Disney ha spento l’entusiasmo fra il pubblico e al botteghino si prospettano incassi da record, ma in negativo. Anche se i dati aggiornati ad oggi vedono il film dominare il box office, dopo tre giorni di programmazione, il film ha raggiunto un totale di 2.227.579 euro. 

Il cartone di Biancaneve, uscito per volere di Walt Disney nel 1937 rappresentò una vera e propria rivoluzione per gli standard dell’epoca, tanto che inizialmente in molti furono scettici sul buon risultato dell’opera. Con un budget di 1,5 milioni di dollari, tutti i personaggi, tranne i sette nani, furono stilizzati e animati con la tecnica del rotoscopio che prevedeva il ricalco fotogramma per fotogramma su una pellicola su cui erano stati filmati degli attori veri, in carne e ossa. Insomma un film animato rivoluzionario, che ha dato il via a una nuova era. Un classico con il quale risulta difficile il confronto. Le vie da prendere per un possibile remake in live action sono due, una replica fedele dell’originale o il tentativo di attualizzare la storia. 

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Recensione del film “Il mistero scorre sul fiume” di Wei Shujun

 

Tratto dal romanzo “Mistakes by the river” dello scrittore Yu Hua, considerato uno dei più importanti autori cinesi del nostro tempo, il film del regista Wei Shujun racconta una serie di omicidi che avvengono nella Cina degli anni ’90, un Paese che ancora non è diventato il più tecnologicamente avanzato del pianeta.

A indagare su queste morti misteriose è il detective della polizia Ma Zhe, interpretato dall’attore Zhu Yilong, che incontra non poche difficoltà. Né le diverse testimonianze raccolte, né gli indizi trovati sulla scena del crimine o i principali sospettati lo aiutano a districare la matassa. Così si ritrova, suo malgrado, a doversi addentrare sempre più a fondo negli strani comportamenti dei sospettati a rischio della propria sanità mentale restando sempre più coinvolto nell’oscurità delle loro anime.

Colpisce fin da subito la volontà del regista di raccontare in modo più intimo la storia. Attingendo alla concezione più classica e tradizionale del noir, in cui non sono le indagini in sé a rappresentare il fulcro della narrazione ma più le pressioni psicologiche e le tensioni generate dal caso, Shujun dimostra di saper rielaborare e far proprie anche storie non ideate direttamente da lui. Prevalgono anche qui, infatti, la componente riflessiva, apatica e le ambientazioni dai colori forti che già caratterizzano le sue opere.

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Recensione del film Shadow of Fire di Shinya Tsukamoto

 

Presentato nella sezione Orizzonti della Biennale di Venezia 2023, Shadow of Fire è una pellicola cruda, dura e senza filtri su quella che è stata la realtà della Seconda Guerra Mondiale in Giappone, sia dal punto di vista dei soldati sopravvissuti che della popolazione ridotta alla fame e al vagabondaggio.

In una piccola locanda nipponica ormai ridotta all’osso a causa degli incendi e della devastazione, una donna si prostituisce per guadagnarsi da vivere quanto basta per andare avanti senza stentare troppo. Una sera un orfano di guerra entra furtivamente nella locanda in cerca di cibo e un soldato le si presenta come cliente: si forma così una strana convivenza a tre in cui ognuno spera di trovare una parvenza di pace nell’altro, ma l’idillio non durerà a lungo.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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