Lunedì, 25 Novembre 2024
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Recensione dello spettacolo The darkest night, di Davide Sacco, in scena al Todi Festival 2020 al Teatro Comunale di Todi il 5 settembre 2020.

 

I danni subiti nel passato e i loro artefici non si dimenticano ma trafiggono gli anni condizionando il presente. Soltanto la vendetta può illuderci di risanare ciò che non si può cicatrizzare. 

In una tarda serata di un venerdì piovoso, un giornalista di una piccola testata entra nell’austero ufficio della ruvida e detestabile imprenditrice di una fabbrica di armi, per un’intervista concordata. Rapidamente i ruoli tendono a ribaltarsi e, nonostante le resistenze del giornalista, sarà la donna a voler indagare sulla vita di quest’ultimo fino a provocarlo con domande e confessioni deliranti, che sfoceranno in una richiesta forte, fortissima che oltrepassa la pazzia e tradisce disperazione. Saranno tali atteggiamenti dell’imprenditrice a destabilizzare l’artefatta immagine che il giornalista ha di se stesso, ridotta ormai ad una maschera troppo piccola per nascondersi. Egli infatti ribadisce con forza di essere una brava persona: ma il suo urlo è solo un estremo e disperato tentativo di autoconvinzione per allontanare una realtà che ora non può più disconoscere.

Recensione dello spettacolo “Era un fantasma” di Arianna Mattioli, in scena al Teatro Comunale di Todi il 3 Settembre 2020, ha inaugurato il “Todi Festival 2020”

Come quando si entra in una stanza che si pensava vuota e s’inciampa in una conversazione tra altre persone. Vorremmo andare via in punta di piedi, ma sentiamo che in quelle parole che percepiamo c’è qualcosa che ci riguarda: lo capiamo dall’intonazione delle stesse, ancor prima che dal contenuto. Sono frammenti relazionali familiari che abbiamo vissuto anche noi: è facile ed immediato riconoscerci in essi. Il pubblico del Teatro Comunale di Todi viene così sorpreso all’interno di un appartamento di una famiglia tradizionale di fine anni ‘70 ad assistere, quasi involontariamente, ad una conversazione già iniziata, chissà da quando, tra un padre ed uno dei suoi figli, Tommaso (Lorenzo Lavia). Una conversazione inevitabilmente poco fluida, dove si parla quasi del nulla per evitare tematiche che non si possono dire, nè toccare. Perchè quando l’ interazione familiare è caratterizzata da troppi non detti, la comunicazione si fa intermittente, svogliata e, soprattutto, non esprime mai ciò che si vorrebbe davvero dire. 

Recensione della serata conclusiva del festival INDA in scena al Teatro Greco di Siracusa il 30 agosto 2020

 

Termina in due parti questa edizione 2020 del festival INDA, inevitabilmente segnata dalla pandemia di COVID-19. La prima è affidata al debutto mondiale della performance Il suono del mio corpo è la memoria della mia presenza, di Mircea Cantor. Un gesto artistico e creativo in grado di dialogare efficacemente con il meraviglioso scenario del Teatro Greco di Siracusa e capace di unire la contemporaneità visionaria del giovane rumeno alla classicità archetipica dell’antico.

Dopo i saluti istituzionali e la consegna a Fiammetta Borsellino del premio Custodi della bellezza e dell’Eschilo d’oro a Eva Cantarella, la cavea è riempita. Non dal pubblico bensì dagli artisti: i giovani allievi dell’Accademia del Dramma Antico si dispongono in una ordinata geometria mentre, più in alto, Denis Latisev dà inizio a una vera e propria ouverture eseguita con delle campane. E la campana è, in effetti, il perno attorno al quale ruota l’intera performance.

Recensione dello spettacolo “The Niu Sciò” della compagnia teatrale di Roma “Appiccicaticci”, andato in scena presso il Teatro Garbatella di Roma il 2 Agosto 2020

 

Sa essere irresistibile, alle volte, il teatro. Quando poi a manovrarne i pregiati meccanismi sono tre abili improvvisatori, maestri nel padroneggiare il palco con la disinvoltura che solo un testo, una regia, mesi di prove sanno dare, allora diventa persino insostenibile il pensiero che tutto questo in realtà non esista, che la tradizionale impalcatura teatrale possa essere distrutta e che dalle sue macerie possa venirsi a costituire ogni volta materia nuova e fertile, che di fronte al profano spettatore si stia dipanando un mistero seducente ed ipnotico cui difficilmente, a luci spente e sipario calato, si crede davvero. Eppure è esattamente questo a fare dell’improvvisazione teatrale un’arte a lungo rilascio, che continua ad esercitare il suo influsso estetico anche dopo ore, forse giorni, dalla sua rappresentazione: l’illusione che ne è intrinsecamente parte, la sua straordinaria e affascinante imprevedibilità, il suo non esistere né prima né dopo; il suo essere semplicemente presente, non senza però cementificarsi nella memoria, imprimendosi con incisività nei ricordi di un pubblico che pare magnetizzato; vivendo solo per pochi attimi, ma per poter sopravvivere eternamente.

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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