Domenica, 24 Novembre 2024
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Sei personaggi in cerca d’autore: l’opera pirandelliana in scena al Teatro Vittoria nel riuscito adattamento di Claudio Boccaccini

Recensione di Sei personaggi in cerca d’autore in scena al Teatro Vittoria dal 26 al 31 ottobre 2021, regia e adattamento di Claudio Boccaccini

 

Un palcoscenico con una scenografia essenziale, sullo sfondo una parete costruita con teli trasparenti che all’occorrenza assumono un effetto luminoso colorato: la scena è esattamente divisa in due, da una parte gli attori che stanno interpretando i personaggi della commedia pirandelliana “Il giuoco delle parti” coordinati dalla figura preminente del capocomico; in posizione opposta altri personaggi che sembrano provenire da una dimensione non ben definita, vestiti di nero e truccati con le fattezze di spiriti che vengono dall’oltretomba. Lo spettatore in sala si trova, dopo i primi minuti di scena di fronte a questa rappresentazione che separa chiaramente la realtà degli attori che stanno lavorando allo spettacolo, con vestiti dai toni colorati e i cui atteggiamenti sono frivoli, leggeri, dalla realtà di queste presenze inquietanti dai toni oscuri e dal linguaggio curato con sfumature filosofiche di chi si interroga sull’esistenza. Infatti nella rappresentazione di questi ultimi, il regista e interprete del capocomico, Claudio Boccaccini, rimane fedele all’opera pirandelliana, mentre alleggerisce e rende più attuali gli attori che stanno facendo le prove in scena: utilizza un linguaggio contemporaneo e inserisce un taglio comico in alcune battute e nell’atteggiamento del capocomico, sconosciuti alla scrittura originaria del 1921.

La trama, nota ai più, narra di un gruppo di attori che lavorano alla preparazione dello spettacolo di Pirandello “Il giuoco delle parti”, interrotti dall’arrivo di alcuni “personaggi” rimasti orfani dell’autore e cercano qualcuno che li faccia rivivere in uno spettacolo che gli dia la possibilità di esprimere le tragedie accadute nella loro storia. Sono bloccati in una condizione di non vita (come sottolineano i costumi e i trucchi) e necessitano disperatamente di uscire da questo stato, entrando in scena. Il capocomico decide di concedergli quest’opportunità e iniziamo ad assistere all’abbattimento della quarta parete, osservando dall’interno i meccanismi su cui si fonda il teatro: nel 1921 è la prima volta in cui un autore ha realizzato il Metateatro, ossia il teatro nel teatro, operazione talmente rivoluzionaria per il tempo, che non è stata compresa immediatamente dal pubblico e dalla critica. “Sei personaggi in cerca d’autore” fu aspramente criticato al debutto nazionale a Teatro Valle in quell’anno. La messa in scena del dramma della famiglia dei personaggi in cerca d’autore risulta agghiacciante per i contenuti tragici riportati. L’effetto di straniamento sul pubblico inizia a confondere realtà e finzione, rendendo quasi reali i drammi di questa famiglia sia per la potenza rappresentativa della drammaturgia sia per le capacità interpretative degli attori. Questi personaggi fantasmi, più che recitare, sembrano reiterare eternamente i traumi vissuti all’interno di questo nucleo familiare, condannandolo a una coazione a ripetere di reminiscenza freudiana. Nei dialoghi dei componenti di questa atipica famiglia, sono racchiusi i significati della drammaturgia: l’eterna finzione della recita quotidiana a cui è costretto l’essere umano per avere una rispettabilità sociale, mentre nei personaggi teatrali creati immutabili è presente una verità che non può essere scalfita dal tempo. Dunque il teatro è più vero della vita reale, secondo Pirandello. S’impone, poi, prepotentemente il tema dell’incomunicabilità tra gli individui, impossibilitati a comprendersi se ognuno, quando parla, dà un senso alle proprie parole percepite diversamente da chi ascolta.

La regia di Claudio Boccaccini ha il merito di creare un’alternanza nei linguaggi e nei dialoghi che rendono l’opera fruibile da un più vasto pubblico, anche adolescenziale, fortemente presente in sala, essendo l’opera oggetto di studio nei vari ordini di scuola. L’adattamento del regista ha sbilanciato l’opera a favore del personaggio della figliastra, protagonista indiscussa della famiglia, che ha catturato la scena imponendosi nei dialoghi urlati e nelle movenze a scatti, quasi impacciati, ai limiti del caricaturale, scelta non immediatamente comprensibile al pubblico. Il trucco adatto al fine di rendere un effetto “fantasma”, può risultare anch’esso ai limiti del caricaturale nell’accentuae in modo troppo dark gli occhi. Ottime le capacità interpretative di tutto il team degli attori, in sintonia e in sinergia perfetta, su cui spicca la bravura di Claudio Boccaccini la cui fisicità ricorda quella di Pirandello e che ha tenuto le fila di tutti gli interventi; di livello anche l’interpretazione di Felice Della Corte che nelle vesti del padre è riuscito a restituire le drammatiche contraddizioni e i chiaroscuri psicologici del suo inquietante personaggio. Troppo urlata in alcuni passaggi la recitazione di Silvia Brogi, pur rimanendo di buon livello. Il giudizio complessivo rimane comunque molto positivo, considerando riuscita l’ardua impresa di portare in scena una delle opere più complesse e dibattute del teatro del secolo passato. 

 

Mena Zarrelli

31 ottobre 2021

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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