Martedì, 22 Aprile 2025
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Recensione dello spettacolo L'eccezione e la regola, in scena al Teatro Basilica dal 25 al 28 Novembre e dal 30 Novembre al 5 Dicembre 2021.

 

Scritta intorno al 1930, L'eccezione e la regola segue l’introduzione di Brecht al pensiero marxista e fa parte di una serie di drammi didascalici, destinati a diffondere fra i ceti proletari le dottrine socialiste. La perenne attenzione del drammaturgo tedesco alle vittime, ai poveri, agli emarginati viene pertanto inserita nel tema preponderante della lotta di classe.

Un ricco Mercante (Micaela Esdra) affronta un viaggio periglioso, per raggiungere l’immaginaria città di Urga, dove dovrà trattare un importantissimo affare. Lo accompagnano una Guida (Silvia Siravo) ed un Portatore (Rita Abela), che il mercante sfrutta e vessa con ogni tipo di umiliazione, anche con punizioni corporali, facendosi forte del loro stato di necessità. Durante l'ultima tappa in un deserto terribile in cui non c'è acqua, il Mercante, inseguito da un’altra carovana che minaccia di soffiargli l’affare, attanagliato prima dal sospetto, poi dalla paura verso i suoi compagni di viaggio, compirà un delitto tanto crudele, quanto ingiustificato, perdendo peraltro il suo affare. Nel finale, un iniquo tribunale lo assolverà con motivazioni paradossali.

Recensione di #Pourparler di GIOVANNA DONINI | ANNAGAIA MARCHIORO | GABRIELE SCOTTI con ANNAGAIA MARCHIORO in scena al Teatro Sala Umberto il 22 novembre 2021

 

Solo un’asta e un microfono in sala ad attenderci in pieno stile stand up comedy, ma è una scenografia puramente evocativa perché la satira di Annagaia Marchioro, ha connotati differenti dalla stand up. La sua è una comicità meno aggressiva e distruttiva, che pur toccando contenuti altrettanto dissacranti e pungenti, ricorre ad un tocco più delicato e intellettualmente raffinato. Il leit motiv di questa serata è la parola, intesa come unione inscindibile di significante e significato. Infatti, il variegato lessico passato in rassegna durante lo spettacolo suscita un piacere quasi fisico per il suono che produce, per la sua etimologia, per le imprevedibili sfumature che ha acquisito nel linguaggio colloquiale. La protagonista della serata ci mostra degli esempi su come nasce questa passione, come nel caso del termine “desiderare”, ossia mancanza (de, preposizione privativa in latino) delle stelle (sidera, plurale di sidus, stella), nel significato di assenza dei segni augurali letti nei cieli, che si traduce nell’attesa di un evento. Amore puro, secondo lei, innesca il vocabolo sagittabondo (desueto al punto da essere in procinto di sparire dal dizionario della lingua italiana): alla lettera s’intende colui che lancia frecce, ma per estensione chi lancia frecce con lo sguardo, irretendo nell’innamoramento.

Recensione dello spettacolo Antichi maestri in scena presso il Teatro Vascello dal 23 al 28 novembre 2021

 

Ultimo testo di una trilogia con cui Thomas Bernhard indaga le Arti – Il soccombente ha come oggetto la Musica mentre A colpi d’ascia riguarda il Teatro - Antichi maestri prende le mosse da un bizzarro protagonista: un musicologo che da più di trent’anni, ogni due giorni, si reca presso il Kunsthistorisches Museum di Vienna. E, giunto nella Sala Bordone, siede di fronte al Ritratto di uomo con la barba bianca di Tintoretto. Chiunque abbia familiarità con i luoghi espositivi non per semplice curiosità, turismo o motivi professionali potrebbe trovarsi a proprio agio con una premessa del genere: anche se in maniera meno compulsiva, capita ci si appassioni talmente tanto a un’opera da volerla ammirare ogni qualvolta se ne abbia la possibilità e godere delle sensazioni che l’accompagnano. Il motivo per cui il particolarissimo visitatore continua a tornare davanti a un determinato quadro non è, però, questo. O, almeno, non solo. Così come non è solo di Pittura che Bernhard vuol parlare.

Recensione dello spettacolo Sarajevo, mon amour. In scena presso il Teatro Biblioteca Quarticciolo il 19 novembre 2021

 

Tra il 1991 e il 2001 una serie di cinque guerre insanguina i Balcani: la dissoluzione della Jugoslavia porta con sé un numero infinito di vittime, tra cui Boško Brkić e Admira Ismić. Lui cattolico ortodosso, lei musulmana si incontrano in un bar e si amano nello sfondo di una Sarajevo scossa da odio, violenza, morte: la città verrà assediata per 1.425 giorni, tra il 1992 e il 1996, ma loro non ne festeggeranno la liberazione. Perché Boško e Admira verranno uccisi da 25 colpi esplosi da un cecchino il 19 maggio 1993 mentre tentano di attraversare il ponte allora detto Vrbanja, oggi intitolato a Suada e Olga: una studentessa e una pacifista che, come loro ma un anno prima, vi trovarono la loro fine. Il primo a cadere è Boško. Admira, ferita, si trascina fino a lui e muore abbracciandolo. È così che verranno ritratti dal fotografo Mark H. Milstein: da questa immagine atroce e commovente nasce l’articolo del corrispondente americano Kurt Schork che li consegna alla storia come i Romeo e Giulietta dei Balcani, a cui segue un documentario firmato da John Zaritsky intitolato Romeo and Juliet in Sarajevo. I loro cadaveri resteranno lì per otto giorni: nessuna tra le parti si assume la responsabilità dell’assassinio né, tanto meno, è in grado di garantire la sicurezza di chi vuole recuperare i corpi. Adesso riposano insieme a Sarajevo presso Groblje Lav, il Cimitero del leone: la loro lapide è a forma di cuore e tantissime sono le canzoni o poesie a loro dedicate. Come i versi che chiamano in causa il fiume che attraversa Sarajevo e recita: «nessuno si amerà mai così finché c’è acqua che scorre nella Miljacka».

Logoteatroterapia

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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