Lunedì, 14 Aprile 2025
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Blas Roca Rey è un attore di successo, popolare in televisione, apprezzato sia al cinema che a teatro. Attualmente porta in tournée ‘Vincent Van Gogh- Le lettere a Theo’ e‘Calcoli’ e noi lo abbiamo incontrato  proprio mentre recitava, all’interno della ricca stagione dell’ERT Friuli Venezia Giulia, questo titolo di Gianni Clementi, applauditissimo in tutte le tappe friulane. Gli abbiamo sottoposto una lunga serie di domande e con grande pazienza e disponibilità ha accettato di rispondere a tutte, affrontando le tematiche più diverse: dal lavoro ai figli, dalla carriera al Covid. Ironico, attento, sensibile, si è dimostrato innamorato del suo lavoro, ma anche cosciente di come l’Arte , che innanzitutto è un modo di essere, possa, vorremmo dire debba, essere strumento di rinascita per il nostro Paese; di come passione ed etica siano doti distintive dell’artista vero; di quanto per calcare con dignità le tavole del palcoscenico, siano importanti il sacrificio, il senso del dovere, il rispetto. Un piacere ascoltare tante risposta senza cogliere il profumo, in altri  ammorbante,  dell’autoreferenzialità, sentendo, invece,  la passione dell’attore, l’affetto del padre, la gratitudine  verso i Maestri e la responsabilità nei confronti degli allievi. Una chiacchierata, lunga e divertente, ma anche una lezione di stile.

 

Lei nasce in una famiglia nella quale l’arte ha da generazioni un grosso ruolo. Suo padre era lo scultore peruviano Joaquin Roca Rey, artista raffinato cui è stata dedicata una interessante antologica, ‘La forma del mito’, qualche anno fa a Roma.  Come si è avvicinato al mondo del teatro?

Mio  padre era un grandissimo scultore  e quella mostra, che venne francamente molto bene,  l'ho organizzata io stesso con mesi e mesi di duro lavoro e fatica.

Mi sono avvicinato al mondo del teatro durante un'occupazione del mio liceo a Roma. Erano gli anni della contestazione, il ’77 od il ’78. C 'erano dei corsi autogestiti sulla figura della donna nella pubblicità. Senza soffermarci troppo sui particolari, a me toccò  una parte femminile, con una parrucca bionda . Feci molto ridere tutta l'Aula Magna del liceo. Ci   fu uno scrosciante applauso e una sonora risata e proprio li ebbi la prima scintilla e pensai: -ma sai che non è brutto fare un lavoro in cui ti applaudono?- ed ebbi la consapevolezza che mi divertiva molto stare su un palcoscenico. Da lì decisi, l’anno  dopo, a 17 anni, di fare  una scuola privata di teatro dove mi preparai con molto impegno per provare poi aadentrare all'Accademia Nazionale Silvio D'Amico. E l'anno seguente effettivamente fui ammesso. Avevo 18 anni, ero uno dei più giovani del mio corso. Entrai, tra l'altro, con un'ottima posizione: quarto, quindi fu veramente un successone.  Mi diplomai a 21 anni, che era più o meno l'età in cui entravano i miei colleghi, quindi sono stato molto avvantaggiato all'inizio della carriera.

 

 

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Intervista a cuore aperto alla coreografa che parla delle gioie e delle delusioni della sua brillante carriera

 

 In questi giorni va in scena uno degli spettacoli di punta della Stagione d’opera e balletto della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste: ‘Der Fliegende Holländer’.

Tantissimi i motivi musicali d’ interesse: la direzione di una delle bacchette wagneriane più interessanti della sua generazione, il Maestro Calesso; un cast di specialisti provenienti da tutta Europa; il fatto che per la prima volta, a Trieste e probabilmente in Italia, l’opera sia rappresentata nell’edizione in un atto, come originariamente voleva Wagner.

Certamente, però, uno dei punti di forza dell’allestimento saranno la regia di Henning Brockhaus, vero pilastro del teatro contemporaneo e le coreografie di Valentina Escobar. I due artisti avevano già firmato, nella scorsa stagione, una edizione indimenticabile di ‘Il Castello di Barbablù’, che speriamo il Verdi voglia riproporre presto e quella volta avevamo intervistato la Signora Escobar.

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Dal 21 al 30 marzo al teatro Verdi  va in scena uno degli spettacoli più attesi della stagione: ‘Der Fliegende Holländer’.

 

Il titolo di Wagner ritorna a Trieste, con la direzione di una delle più raffinate bacchette della sua generazione: Enrico Calesso, dal 2023 direttore musicale del Verdi.

Il Maestro trevigiano ha una formazione di grande spessore: laureato col massimo dei voti e lode a Ca’ Foscari,  in Filosofia Teoretica con una delle colonne del pensiero contemporaneo, il filosofo Emanuele Severino ; diplomato in pianoforte al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia con Anna Colonna Romano, allieva di Benedetti Michelangeli; formatosi a Vienna con Uroš Lajovic all’Università della Musica conseguendo il diploma con il massimo dei voti e la lode, nonché l’onorificenza del Würdigungspreis dell’Università di Vienna. Ma non basta: è stato Generalmusikdirektor del Mainfranken Theater di Würzburg in Germania, Chefdirigent dell’Orchestra Filarmonica di Würzburg e Direttore Ospite stabile presso il Landestheater di Linz in Austria.

Vastissima   la sua preparazione musicale, con un repertorio che spazia dal Barocco al contemporaneo, un particolare interesse per le produzione di area tedesca  ed una lettura delle partiture profonda, attenta, al tempo stesso personale e  rispettosissima delle motivazioni del compositore. Erede della lezione della migliore grande scuola italiana, con gesto raffinato e sicuro, riesce a sostenere con attenzione e misura i cantanti e valorizzare le potenzialità dell’organico orchestrale, facendo brillare le potenzialità dei singoli musicisti, come riesce a fare con l’orchestra triestina.

Abbiamo incontrato il direttore nei giorni precedenti alla prima del capolavoro wagneriano, che verrà proposto per la prima volta in Italia nella forma pensata dal compositore: in un solo atto.

Nonostante le giornate impegnative, ha accettato, con grande disponibilità  e gentilezza, di rispondere alle nostre domande.

 

Lei è nato a Treviso, territorio molto sensibile alla musica ed a quella lirica in modo particolare, grazie anche alla presenza di una realtà importante come il Teatro Comunale ‘Mario Del Monaco’. Come è nata la passione per la musica?

Già da bambino restai molto affascinato dalla musica lirica e da quella sinfonica, che frequentavo insieme ai miei genitori. Cominciai su mia insistente richiesta a prendere lezioni di pianoforte e da lì si sviluppo un costante e crescente interesse per la musica classica, in tutti i suoi generi e forme, che ho coltivato poi con gli studi ulteriori di organo, composizione e direzione.

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Concludiamo il viaggio nel mondo dell’opera con la nostra guida d’eccezione: il baritono Nicolò Ceriani

 

Pensiamo che chi non conosceva lo stile e la grinta di Ceriani sarà sicuramente rimasto colpito dalla chiarezza di posizioni del baritono che riesce a portare avanti una carriera di successo senza dimenticare le grandi battaglie in difesa degli artisti lirici.

Certamente in questi dieci anni Assolirica ha ottenuto un posto sempre più di rilievo nel dibattito culturale italiano. Per il bene di un mondo fragile e prezioso, ci auguriamo che cantanti, direttori, registi, scenografi e tutti gli operatori  che lavorano nel teatro d’opera riescano a far valere le loro richieste in modo significativo, per poter traghettare  uno dei grandi  Patrimoni dell’Umanità fuori dalla situazione complicata che sta vivendo.

 

 La sensazione è che tutti sappiano da diversi anni quali sono i problemi reali del mondo del teatro dellopera, ma che solo in tempi recenti qualcosa stia cercando di muoversi. Cosa è cambiato?

Il COVID. Questa è l'unica cosa che aveva fatto prendere coscienza al mondo intero dello spettacolo dei veri problemi che lo attanagliano e della mancanza totale di tutele che lo contraddistingue. In realtà tutta questa sensibilità così forte nel 2020 e 2021 ora si sta progressivamente attenuando e tra breve scomparirà del tutto.

 

 Assolirica ha segnalato certe anomalie/ irregolarità presenti nei cartelloni di alcuni teatri italiani? Chi è il vostro referente in questo senso?

Per segnalare le anomalie dei cartelloni di molti teatri italiani, principalmente quelle relative a una clamorosa maggioranza di cantanti stranieri sia nei ruoli principali che in quelli secondari, noi abbiamo come referente il Ministero della Cultura e per segnalare le irregolarità nei ritardi, spesso ingiustificati, dei pagamenti del cachet (vi sono casi che raggiungono anche l'anno o l'anno e mezzo di ritardo oltre alla data concordata in contratto !) come referente abbiamo il Direttore dello Spettacolo dal vivo, nella persona del Dott. Parente che è professionista espertissimo, fermo ed onesto e persona squisita.

 

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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