Domenica, 23 Marzo 2025
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Intervista a cuore aperto alla coreografa che parla delle gioie e delle delusioni della sua brillante carriera

 

 In questi giorni va in scena uno degli spettacoli di punta della Stagione d’opera e balletto della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste: ‘Der Fliegende Holländer’.

Tantissimi i motivi musicali d’ interesse: la direzione di una delle bacchette wagneriane più interessanti della sua generazione, il Maestro Calesso; un cast di specialisti provenienti da tutta Europa; il fatto che per la prima volta, a Trieste e probabilmente in Italia, l’opera sia rappresentata nell’edizione in un atto, come originariamente voleva Wagner.

Certamente, però, uno dei punti di forza dell’allestimento saranno la regia di Henning Brockhaus, vero pilastro del teatro contemporaneo e le coreografie di Valentina Escobar. I due artisti avevano già firmato, nella scorsa stagione, una edizione indimenticabile di ‘Il Castello di Barbablù’, che speriamo il Verdi voglia riproporre presto e quella volta avevamo intervistato la Signora Escobar.

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Dal 21 al 30 marzo al teatro Verdi  va in scena uno degli spettacoli più attesi della stagione: ‘Der Fliegende Holländer’.

 

Il titolo di Wagner ritorna a Trieste, con la direzione di una delle più raffinate bacchette della sua generazione: Enrico Calesso, dal 2023 direttore musicale del Verdi.

Il Maestro trevigiano ha una formazione di grande spessore: laureato col massimo dei voti e lode a Ca’ Foscari,  in Filosofia Teoretica con una delle colonne del pensiero contemporaneo, il filosofo Emanuele Severino ; diplomato in pianoforte al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia con Anna Colonna Romano, allieva di Benedetti Michelangeli; formatosi a Vienna con Uroš Lajovic all’Università della Musica conseguendo il diploma con il massimo dei voti e la lode, nonché l’onorificenza del Würdigungspreis dell’Università di Vienna. Ma non basta: è stato Generalmusikdirektor del Mainfranken Theater di Würzburg in Germania, Chefdirigent dell’Orchestra Filarmonica di Würzburg e Direttore Ospite stabile presso il Landestheater di Linz in Austria.

Vastissima   la sua preparazione musicale, con un repertorio che spazia dal Barocco al contemporaneo, un particolare interesse per le produzione di area tedesca  ed una lettura delle partiture profonda, attenta, al tempo stesso personale e  rispettosissima delle motivazioni del compositore. Erede della lezione della migliore grande scuola italiana, con gesto raffinato e sicuro, riesce a sostenere con attenzione e misura i cantanti e valorizzare le potenzialità dell’organico orchestrale, facendo brillare le potenzialità dei singoli musicisti, come riesce a fare con l’orchestra triestina.

Abbiamo incontrato il direttore nei giorni precedenti alla prima del capolavoro wagneriano, che verrà proposto per la prima volta in Italia nella forma pensata dal compositore: in un solo atto.

Nonostante le giornate impegnative, ha accettato, con grande disponibilità  e gentilezza, di rispondere alle nostre domande.

 

Lei è nato a Treviso, territorio molto sensibile alla musica ed a quella lirica in modo particolare, grazie anche alla presenza di una realtà importante come il Teatro Comunale ‘Mario Del Monaco’. Come è nata la passione per la musica?

Già da bambino restai molto affascinato dalla musica lirica e da quella sinfonica, che frequentavo insieme ai miei genitori. Cominciai su mia insistente richiesta a prendere lezioni di pianoforte e da lì si sviluppo un costante e crescente interesse per la musica classica, in tutti i suoi generi e forme, che ho coltivato poi con gli studi ulteriori di organo, composizione e direzione.

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Concludiamo il viaggio nel mondo dell’opera con la nostra guida d’eccezione: il baritono Nicolò Ceriani

 

Pensiamo che chi non conosceva lo stile e la grinta di Ceriani sarà sicuramente rimasto colpito dalla chiarezza di posizioni del baritono che riesce a portare avanti una carriera di successo senza dimenticare le grandi battaglie in difesa degli artisti lirici.

Certamente in questi dieci anni Assolirica ha ottenuto un posto sempre più di rilievo nel dibattito culturale italiano. Per il bene di un mondo fragile e prezioso, ci auguriamo che cantanti, direttori, registi, scenografi e tutti gli operatori  che lavorano nel teatro d’opera riescano a far valere le loro richieste in modo significativo, per poter traghettare  uno dei grandi  Patrimoni dell’Umanità fuori dalla situazione complicata che sta vivendo.

 

 La sensazione è che tutti sappiano da diversi anni quali sono i problemi reali del mondo del teatro dellopera, ma che solo in tempi recenti qualcosa stia cercando di muoversi. Cosa è cambiato?

Il COVID. Questa è l'unica cosa che aveva fatto prendere coscienza al mondo intero dello spettacolo dei veri problemi che lo attanagliano e della mancanza totale di tutele che lo contraddistingue. In realtà tutta questa sensibilità così forte nel 2020 e 2021 ora si sta progressivamente attenuando e tra breve scomparirà del tutto.

 

 Assolirica ha segnalato certe anomalie/ irregolarità presenti nei cartelloni di alcuni teatri italiani? Chi è il vostro referente in questo senso?

Per segnalare le anomalie dei cartelloni di molti teatri italiani, principalmente quelle relative a una clamorosa maggioranza di cantanti stranieri sia nei ruoli principali che in quelli secondari, noi abbiamo come referente il Ministero della Cultura e per segnalare le irregolarità nei ritardi, spesso ingiustificati, dei pagamenti del cachet (vi sono casi che raggiungono anche l'anno o l'anno e mezzo di ritardo oltre alla data concordata in contratto !) come referente abbiamo il Direttore dello Spettacolo dal vivo, nella persona del Dott. Parente che è professionista espertissimo, fermo ed onesto e persona squisita.

 

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La lunga intervista a Nicolò Ceriani,  vicepresidente di Assolirica,  continua con la seconda parte.

Il baritono, che si è esibito con successo  nei principali teatri e che vanta un repertorio vastissimo e che continua con successo una carriera prestigiosa, affronta, con lo stile diretto e la trasparenza che gli appartengono da sempre,  diverse questioni: il rapporto che si viene a creare fra agente e cantante; confronta la situazione odierna con quella del recente passato, smantellando alcuni luoghi comuni ricorrenti ;  parla di fondazioni e teatri d tradizione ed interviene nel dibattito sulla presenza di tante voci straniere nella programmazione teatrale italiana.

 

Buongiorno Maestro.

Riprendiamo, con grande piacere per quel che mi riguarda, la nostra chiacchierata sulla  situazione attuale del mondo dell’opera in Italia.

Prima di iniziare, però, mi permetta di sottolineare il grande apprezzamento ottenuto dalla precedente puntata, per il suo modo di essere franco e diretto, per non aver edulcorato nessuna risposta e per non aver evitato nessuna questione.

Credo che solo la verità, buona o brutta che sia, possa far uscire il teatro da quelle ombre e quel clima di diffidenza che certamente non lo rendono né popolare, né trasparente.

 

Quanta è la libertà di scelta di un cantante? Può cantare quello che si sente di cantare o le agenzie pongono dei vincoli precisi?

Dipende innanzitutto dalla fama e dunque dal potere contrattuale del cantante: più un cantante è celebre più ha la possibilità di scegliere soprattutto cosa NON cantare, quando invece sovente all’inizio della carriera si è più propensi ad accettare qualsiasi tipo di scrittura su repertori indiscriminati pur di lavorare e di far girare in qualche modo il proprio nome.

         Ovviamente non per tutti è così, in quanto esistono casi (non proprio frequentissimi a dire il vero) di cantanti che fin da subito stabiliscono che, oltre un certo limite o un certo repertorio, non vorranno mai inoltrarsi (a meno di verificare poi, nel corso degli anni, che grazie all’evoluzione naturale della loro voce, oltre che all’esperienza e al consolidamento della tecnica, ciò che a priori sembrava difficile da affrontare, poi si sarebbe potuto eseguire, perché ciò che all’inizio della carriera poteva sembrare un repertorio lontano dalla naturale predisposizione timbrica/tecnico vocale ora iniziava a diventare connaturato e consono ai propri mezzi.)

         In linea generale comunque la libertà di un cantante non è così grande, ma non sempre ciò è un male, in quanto talvolta le scelte di un direttore artistico competente e coraggioso (e talora ce ne sono) potrebbero riservare delle sorprese anche al cantante stesso che, di suo, non immagina di poter riuscire a risolvere certe specificità vocali. Quanto alle agenzie, anche qui il discorso dovrebbe essere analizzato caso per caso e molte agenzie provano (anche contro le ambizioni del cantante stesso) a proteggere la sua vocalità; per contro ce ne sono alcune (anche di grande giro) che sfruttano senza alcuno scrupolo il cantante di grido del momento, facendolo cantare troppo, in troppi repertori. Ve n’è chi se ne accorge per tempo e lascia la grande agenzia senza scrupoli, talvolta rimettendoci molto nella fase dell’abbandono, e chi, ignaro delle conseguenze e soddisfatto degli immediati guadagni, alla lunga ci rimette le penne. Ecco perché sarebbe sempre il caso di iniziare le prime collaborazioni con agenzie medio piccole che tendenzialmente suggeriscono la via corretta per una omogenea carriera progressiva, e solo dopo, in un secondo momento, ma con la piena consapevolezza dei propri mezzi, iniziare a relazionarsi con le grandi agenzie internazionali, con la piena conoscenza dei rischi e dei vantaggi che ciò potrebbe comportare.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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