Recensione dello spettacolo L’Oreste. Quando i morti uccidono i vivi in scena al Teatro del Giglio di Lucca il 29 ottobre 2021
Febbraio 1980. La legge Basaglia ha permesso la chiusura dei manicomi e l’abbattimento di qualsiasi tipo di segregazione e istituzionalizzazione della salute mentale, prevedendo al contempo l’accompagnamento e la presa in carico delle persone affette da problemi mentali. Oreste, il protagonista di questa storia, è chiuso tra le quattro mura del manicomio di Imola. Qui trascorre le sue giornate tra alti e bassi: ora scrive lettere a una misteriosa quanto evanescente fidanzata conosciuta a un ‘festival per matti’ al manicomio di Maggiano a Lucca, ora chiacchiera con la sorella deceduta o litiga con il suo compagno di stanza Ermes, o ancora si vanta con i dottori del suo babbo cosmonauta spaziale.
Sembrano tante le persone che gli girano intorno, ma fondamentalmente Oreste è solo: vittima di una società che soleva (e suole ancora) lasciare indietro chi è più fragile e in difficoltà. Abbandonato quando era bambino, sbattuto da un orfanotrofio a un riformatorio, da un lavoretto a un oltraggio a un pubblico ufficiale, da più di trent’anni è di casa a Imola semplicemente perché un tempo in Italia si usava così. A fargli compagnia i suoi fantasmi, proiezioni di una vita che l’ha distrutto dentro e da cui ancora non riesce a liberarsi. Sogni, desideri, incubi ed errori sono legati tra loro dal fil rouge dell’amore negatogli fin da piccolo dai genitori e che ne ha segnato il destino. Solo un gesto estremo, probabilmente compiuto in un momento di lucidità, potrà permettergli di ricominciare tutto da zero e portarlo finalmente sulla Luna come desiderava da tempo.
Introdotto nella scorsa edizione del Lucca Comics & Games, il Graphic Novel Theater rappresenta un’interessante modalità di far fluire l’animazione nel teatro. Illustrato dal fumettista Andrea Bruno e animato dall’Imaginarium Creative Studio, ‘L’Oreste’ è un pezzo toccante e commovente, a tratti anche divertente, che stimola la memoria e la riflessione in un momento storico in cui è bene e doveroso affrontare certi temi per ripensare la società in cui viviamo. Claudio Casadio è un Oreste in carne e ossa che interagisce con le sue controparti animate come fossero reali, e questo dialogo dà vita a una vera e propria pièce teatrale che nulla ha da invidiare a quelle interpretate da un cast di attori veri.
Nel lavoro dell’autore, Francesco Niccolini, si legge l’intento di voler dar voce a tutti gli Oreste del mondo per trovare alla malattia mentale un contesto nell’attuale società e smettere di demonizzarla. E quando sapremo prenderci cura di Oreste, allora saremo in grado di prenderci cura di tutti.
Diana Della Mura
31 ottobre 2021