Recensione dello spettacolo Amleto, in scena al Teatro Argentina dal 17 Novembre al 9 Dicembre 2021
Luci in sala. Il pubblico sta ancora prendendo posto (quello romano è abitualmente ritardatario). Amleto è già sulla scena, uno di noi, con il suo eterno dubbio. Vivere o morire, essere o non essere. Un buio sudario di sfondo lo avvolge come una placenta, il buco nero dei suoi pensieri. Da questo emergono gli attori. Amleto torna nel suo mondo. Giù le luci, lo spettacolo può iniziare.
Così il regista Giorgio Barberio Corsetti inquadra la tragedia del Principe di Danimarca. Elsinore, dove accadranno tragedie indicibili, è un luogo della coscienza, che trova la sua estrinsecazione nella realtà fittizia dello spazio teatrale. Una realtà mutevole, comeun carosello che ruota senza sosta; una realtà infida, come un piano inclinato su cui è difficile mantenere l'equilibrio. Oppure si cade giù. Un mondo dove la volontà vede naufragare le ambizioni del suo progetto ordinatore, davanti all'imprevedibilità di "stoccate micidiali date per caso, morti progettati a distanza, che ricadono sul capo di colui che le ha ideate".
Nell'ambito di un allestimento particolarmente rigoroso, Barberio Corsetti concentra il suo lavoro sull'apparato scenografico, costruendo il mondo di Elsinore con una struttura rotante capace di fornire fondali sempre nuovi, disponendo ovunque scale anguste e supporti instabili (come il piano inclinato, che diventa l'elemento scenico di maggiore effetto). Gli attori sono così costretti ad una performance fisica sfiancante, fatta di prove di equilibrio, scatti affannati, salite e discese precipitose. Talora le luci tornano ad accendersi in platea, in un'alternanza che rende partecipe anche il pubblico della tragedia che si svolge sul palcoscenico. I costumi di scena sono abiti moderni, ad indicare un dramma che non ha epoca.
Il contributo del cast tutto è determinante per la riuscita della messa in scena. Fausto Cabra, il protagonista, domina ma non sovrasta, primo strumento di un'orchestra di personaggi travolti da un unico destino. All'impegno del corpo unisce un complesso lavoro sulla voce, fatto di una ampissima modulazione di timbri e di una escursione delle dinamiche, fino agli opposti estremi dell'indolenza rassegnata o della folle veemenza. Michelangelo Dalisi al contrario, con piana uniformità di toni, lascia ben trasparire la distante crudeltà di Re Claudio. Mimosa Campironi, avvalendosi anche delle doti canore, inscena una straziante pazzia di Ofelia. Straordinario il Polonio di Francesco Bolo Rossini, classico nell'impostazione, irruente, trascinante incontenibile nell’interpretazione. Sara Putignano colora di seduzione la sua Gertrude, dando credito alla lettura edipica del tormento del protagonista.
Il dubbio di Amleto e la domanda esiziale dell'umanità. Inseguire uno scopo o piegarsi alle ingiurie del destino, vivere o morire, to be or not to be. Siamo tutti coinvolti. Giorgio Barberio Corsetti ci offre una soluzione: la rappresentazione del teatro. E se possiamo credere che sia un dono solo riservato agli artisti, il regista ci tende una mano, accendendo le luci in platea. Amleto è con noi, Amleto siamo noi.
Valter Chiappa
19 novembre 2021
informazioni
dal 17 novembre al 9 dicembre 2021
Teatro Argentina
Produzione Teatro di Roma - Teatro Nazionale
AMLETO
di William Shakespeare
traduzione di Cesare Garboli
adattamento e regia: Giorgio Barberio Corsetti
con (in ordine di apparizione): Fausto Cabra, Francesco Sferrazza Papa, Giovanni Prosperi, Dario Caccuri, Michelangelo Dalisi, Sara Putignano, Francesco Bolo Rossini, Mimosa Campironi, Diego Giangrasso, Adriano Exacoustos, Francesca Florio, Iacopo Nestori