Lunedì, 21 Aprile 2025
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Recensione dello spettacolo "Troiane", tragedia greca di Euripide, regia Andrea Chiodi, adattamento e traduzione di Angela Demattè, in scena al Teatro Quirino dal 18 al 23 gennaio 2022

 

Il debutto della straordinaria tragedia di Euripide, risale 415 a.C. e nasce dall’idea dell’autore di raccontare una sorta di sequel dell’Iliade, immaginando i momenti successivi alla guerra di Troia tramandataci da Omero. Un elemento estremamente moderno della tragedia che colpisce nell’immediato, riguarda la scelta di protagoniste quasi esclusivamente femminili. Euripide in diverse opere preferisce indagare la realtà da una prospettiva alternativa per l’epoca, dando voce a personaggi come Elettra, Medea, Ecuba. Nell’opera Troiane s’impone la figura ieratica e tragica di Ecuba, vedova di Priamo e madre di 50 figli, tra cui Paride, Ettore, Cassandra, Polissena. La componente maschile della famiglia è stata interamente distrutta nella guerra di Troia e sono, ora, rimaste là ad attendere il proprio destino: lei, Cassandra, Polissena e la nuora Andromaca.

Recensione dello spettacolo Napoletano? E famme ‘na pizza! in scena al teatro Manzoni di Milano dal 4 al 16 gennaio 2022

 

Il teatro è gremito, nonostante siano le tre e mezza di sabato pomeriggio. Tra il pubblico qualcuno anticipa le battute di ogni scena, sottolineando con orgoglio di non essere alla prima rappresentazione. E in effetti, lo stesso Salemme precisa, a inizio spettacolo, di essere felice di tornare sulle tavole del palcoscenico milanese, “dove ci eravamo lasciati” prima della pandemia, con la commedia-matrioska Napoletano? Famme ‘na pizza, non propriamente inedita per i fan del comico.

Il testo, infatti, non è solo l’adattamento teatrale dell’omonimo libro, ma attinge da altre due commedie scritte e interpretate da Salemme e già andate in scena al Manzoni: Una festa esagerata e Con tutto il cuore. Così, su una terrazza che affaccia sul Vesuvio e sulla platea, le bizzarre vicende del professore di lettere antiche Ottavio Camaldoli, reduce da un trapianto di cuore, si intrecciano alle storie altrettanto curiose di una famiglia borghese alle prese con la festa di compleanno della figlia. Tra battute, risate e grandi cliché sulla napoletanità e sul napoletano. Perché, parafrasando lo stesso Salemme, ogni città ha i suoi cliché, ma la quantità di stereotipi su Napoli e i suoi abitanti è sicuramente maggiore, al punto che ci si può fare uno spettacolo e riderci sopra per quasi due ore.

Recensione dello spettacolo Miracoli metropolitani in scena al Teatro Vascello dall’11 al 23 gennaio 2022

 

«Ogni granello di quella pietra, ogni bagliore minerale di quella montagna, ammantata di notte, formano, da soli, un mondo. Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice».

(Albert Camus - Il mito di Sisifo)

 

Una vecchia carrozzeria riadattata a cucina per la preparazione di cibo deglutinato da asporto; un ripugnante agglomerato di feci, mozziconi di sigarette, preservativi usati, salviette umidificate, pannolini sporchi, telefonini obsoleti che intasa le fogne del Paese, fa saltare condutture e manto stradale rischiando che un malsano liquame travolga tutto; i segnali tangibili di una crescente ondata di xenofobia dopo che, a causa dell’emergenza per cui nessuno vuole più uscire di casa, anche gli stranieri vengono inclusi tra i beneficiari delle misure di sostegno varate dal Governo. 

Recensione dello spettacolo Il Grande Inquisitore, in scena al Teatro Off/Off l’8 ed il 9 Gennaio 2022.

Deve essere un'impresa da far tremare le gambe, quella di cercare una lettura propria nell'ambito di una trasposizione teatrale di “Il grande inquisitore”. Il racconto, che occupa un intero capitolo del libro quinto di “I fratelli Karamàzov” e che, all'interno del grande romanzo, ha una sua indipendenza narrativa, si presenta al lettore come un monolite inattaccabile, per la compattezza granitica e la definitiva profondità della speculazione di Fëdor Dostoevskij e, per chi ne voglia proporre un adattamento, sembra offrire pochi appigli diversi dalla semplice riproposizione del testo.

Con uno studio che deve essere stato certamente defaticante, Daniele Salvo ha ricercato una via per mettere in scena il “suo” Grande Inquisitore, devotamente fedele - non potrebbe essere altrimenti - alla scrittura di Dostoevskij, ma con un punto di osservazione preferenziale. A nostro vedere, il regista trova la sua chiave di accesso alla soluzione del compito prefissatosi nella esaltazione del contrasto. La netta separazione è d'altronde elemento fondamentale della poetica del grande russo, il quale non a caso battezzò uno dei suoi grandi protagonisti, il Raskol’nikov di “Delitto e castigo”, come “lo scisso”.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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