Recensione dello spettacolo Chef in scena il 16 e 17 novembre al Teatro Belli all’interno della rassegna Trend
L’inconfondibile impronta della regia di Serena Sinigaglia è immediatamente riconoscibile già agli esordi dello spettacolo: all’interno di una struttura in plexiglass dalle fattezze di una scultura di arte contemporanea, si muove la protagonista, Chef, senza mai varcarne i bordi, intrappolata nel suo interno. L’acqua sarà l’altro elemento fisso in scena: acqua a terra, acqua versata da un secchio, acqua che scorre sul plexiglass irregolare, spezzato, rendendo la visione suggestiva, evocativa di una dimensione altra. Per tutto il tempo del monologo, la protagonista maneggerà un secchio e uno straccio per pulire il pavimento all’interno dei ristretti confini della scenografia. Chef (così viene chiamata per tutto il tempo dello spettacolo diventando il suo nome proprio) nel contempo racconta frammenti della sua storia che riemergono dal passato senza un ordine cronologico. Lo spettatore, infatti, in alcuni frangenti, è disorientato da una narrazione non organica e solo durante la seconda parte dello spettacolo riannoda le fila degli eventi. Quello di Chef non è un vissuto qualunque.