Lunedì, 25 Novembre 2024
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Recensione dello spettacolo Chef in scena il 16 e 17 novembre al Teatro Belli all’interno della rassegna Trend  

L’inconfondibile impronta della regia di Serena Sinigaglia è immediatamente riconoscibile già agli esordi dello spettacolo: all’interno di una struttura in plexiglass dalle fattezze di una scultura di arte contemporanea, si muove la protagonista, Chef, senza mai varcarne i bordi, intrappolata nel suo interno. L’acqua sarà l’altro elemento fisso in scena: acqua a terra, acqua versata da un secchio, acqua che scorre sul plexiglass irregolare, spezzato, rendendo la visione suggestiva, evocativa di una dimensione altra. Per tutto il tempo del monologo, la protagonista maneggerà un secchio e uno straccio per pulire il pavimento all’interno dei ristretti confini della scenografia. Chef (così viene chiamata per tutto il tempo dello spettacolo diventando il suo nome proprio) nel contempo racconta frammenti della sua storia che riemergono dal passato senza un ordine cronologico. Lo spettatore, infatti, in alcuni frangenti, è disorientato da una narrazione non organica e solo durante la seconda parte dello spettacolo riannoda le fila degli eventi. Quello di Chef non è un vissuto qualunque.

Recensione dello spettacolo Panenostro in scena al Teatro Biblioteca Quarticciolo il 16 novembre 2021

 

Giuseppe (Andrea Cappadona) fa il panettiere, come suo padre e suo nonno. Solo che lui, a differenza loro, non è nato in Calabria ma a Milano. Del Sud, però, conserva qualche cadenza dialettale, una certa infantile vanità e la dedizione viscerale a quel fare il pane che non considera una semplice attività ma una vera e propria opera d’arte: lo si intuisce dai movimenti con cui ne evoca le varie fasi. Eppure nel suo raccontare come la piccola attività sia diventata un punto di riferimento del quartiere - dove lo apostrofano terrone, ma affettuosamente - si insinuano note che rimandano al rimpianto, alla tristezza, all’irrecuperabile: perché la passione per il frutto nato dall’incontro tra acqua e farina non è la sola realtà che lo segue dalla Calabria. C’è anche la ‘ndrangheta, con le sue regole non scritte che tutti conoscono benissimo. Cosa succede se un uomo buono come il pane decide di vendicarsi di chi lo insozza?

Recensione dello spettacolo Shit, Il virus della verità, di Carlo Forti con la regia di Marco Mattolini, in scena al teatro Tordinona dal 2 al 12 novembre 2021

 

La scena si apre in una stazione radio americana: una frizzante coppia di giornalisti si diverte sul lavoro ma nel contempo è preoccupata per le notizie che arrivano in redazione. Un virus alquanto atipico si sta diffondendo velocemente attraverso le carte di credito e colpisce soprattutto i più ricchi. Gli effetti sono devastanti: gli affetti dal virus perdono i freni inibitori e si ammalano di una malattia simile a alla Sindrome de la Tourrette, per cui iniziano a riportare fedelmente agli altri tutti i loro pensieri più reconditi. Non è più possibile nascondere la verità dei propri pensieri e delle proprie azioni. Dirigenti d’azienda, politici, uomini di Chiesa, noti guru, s’infettano e nei loro discorsi pubblici squarciano il velo dell’ipocrisia rivelando le loro vere intenzioni. Solo per citare alcuni esempi, i politici dichiarano di essere mentitori seriali e di curare solo il proprio interesse raggirando il popolo; i dirigenti d’azienda svelano le falsità con cui tessono i loro inganni ai danni degli operai; gli uomini di Chiesa mostrano i loro comportamenti poco aderenti al loro ministero spirituale. La società finisce nella confusione totale, nulla si rivela come sembrava, tutte le verità vengono sovvertite: “si riempiono le carceri, si svuotano i parlamenti”. Anche l’apparente consolidata coppia di giornalisti scoppia in seguito alle rivelazioni di lei su inganni e tradimenti da parte sua. La condizione di pandemia colpisce il mondo e medici e ricercatori si mettono al servizio della salute pubblica, trovando un antidoto alquanto originale e ai limiti dell’improponibile proprio nelle classi sociali meno abbienti, a questo punto ricercate e utilizzate come rimedio, quindi per l’ennesima volta utili agli interessi di quelle più elevate.

Recensione dello spettacolo I soldi no, di Flavia Coste. Con Corinne Clery, Enzo Casertano, Maria Cristina Gionta e Roberto D'Alessandro. Regia di Silvio Giordani. In scena al Teatro Roma dal 9 al 21 Novembre 2021

 

Frammenti di vita quotidiana, ovvero ricerca di intimità, inframezzati da preoccupazioni di natura economica acuitesi dopo la nascita del loro figlio. Sono queste le istantanee in casa dell'architetto Riccardo ( Enzo Casertano) e della signora Clara ( Maria Cristina Gionta), insegnante di filosofia, che precedono l'arrivo degli invitati. Chissà che cosa dovrà dire di così importante il signor Riccardo da convocare sua madre Rosa ed Enrico, l'immancabile amico di famiglia e collega. I preamboli del padrone di casa eccitano e al contempo spazientiscono la platea, desiderosa di apprendere il nucleo della confessione. Centosessantadue. Proprio così: questi sono i milioni di euro vinti dal sign. Riccardo al superenalotto. Evviva! Siamo ricchi !! Non proprio...Anzi, forse più poveri e sicuramente più infelici di prima. Il nostro fortunato vincitore, infatti, ha deciso di non incassare la vincita. É felice già così, non gli manca niente e non vuole immolare i suoi valori al denaro. Ma come ? Con le difficoltà della coppia nel far quadrare i conti? E a sua moglie non ci pensa ? E sua madre? Ed Enrico ? Nemmeno il tempo di sognare!

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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