Mercoledì, 02 Aprile 2025
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Dario Zampa ed Angelo Floramo raccontano il loro Friuli nella stagione dell’Ert FVG

 

‘La vie’,  è  uno spettacolo in friulano,  una delle lingue minoritarie riconosciute dallo stato italiano, che l’Ert ha inserito nella programmazione di diversi teatri della sua rete.

Va fatta una premessa importante: lo spettacolo nasce per celebrare i cinquanta anni dall’esordio discografico di  Dario Zampa, primo cantautore in lingua friulana.

La sua figura è decisamente rilevante per la storia della regione: nell’immediato dopoterremoto le sue canzoni divennero un manifesto del bisogno di difendere la propria identità culturale, di non perdere, fra i muri feriti e le strade devastate, anche il diritto  a tutelare una storia millenaria, a non vedere strappate le radici, oltre che le case.

Se dopo l’alluvione in Emilia si è cantata ‘Romagna Mia’ con commozione,  i muratori che cercavano di rattoppare gli edifici nell’estate friulana del 1976, mandavano a manetta le radio locali che trasmettevano i brani di questo cantante che parlavano di storie di una quotidianità interrotta, invitavano  a credere nelle proprie forze, raccontavano di tante difficoltà superate negli anni dal popolo friulano, soprattutto utilizzavano la lingua friulana per una comunicazione fino a quel momento inedita.

La potenza di quei brani era la narrazione immediata, la capacità di cogliere  il gusto popolare nel senso più alto del termine. Su una struttura musicale lineare, spesso dalla strumentazione ridotta, Zampa riusciva a dare voce, con una garbata vena poetica che alle volte toccava realmente il cuore, al sentimento più autentico della gente comune.

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Recensione dello Spettacolo Dioggene al Teatro Ambra Jovinelli di Roma dal 27 novembre all’ 08 dicembre 2024 

Dioggene, volutamente scritto con la g rafforzata del dialetto romano, è lo spettacolo di esordio in teatro di Giacomo Battiato, regista e sceneggiatore classe ’43 e una carriera televisiva e cinematografica pluripremiata.  Uno spettacolo che, nelle parole dell’autore, è allo stesso tempo epico e grottesco, dolce e feroce. Partendo  dal 1200 per arrivare ai nostri giorni, tre quadri che attraversano epoche e atmosfere diverse, Battiato  evidenzia come ogni tempo storico in fin dei conti si ripeta e le tematiche, ricorrenti e sempre uguali, assumano inevitabilmente un carattere tristemente attuale: la stupidità umana; la violenza, declinata in ogni  sua forma, dal conflitto genitore-figlio, alla violenza di genere, alla penosa e straziante brutalità della guerra; e, infine, il bisogno disperato e incessante di bellezza e amore (dal latino a-mors: senza morte), unica vera  possibilità di riscatto e accesso privilegiato e diretto a un livello di esplorazione e maturazione dell’io, per ritrovare un senso della coscienza, personale e sociale, morale ed etica. In scena sul palcoscenico dell’Ambra  Jovinelli, dal 27 novembre e fino all’8 dicembre e poi ancora in tournee in altre città italiane, Dioggene è, in  fine dei conti, una storia d’amore. Scritto e recitato in italiano del ‘200 nel primo atto e narrato nel terzo  quadro in romanesco, antico e moderno si mescolano per portare, oltre ogni bruttura e meschinità che la  vita presenta, un messaggio di speranza. Di questo messaggio si fa portavoce Stefano Fresi, volto noto e  amato del piccolo e del grande schermo, a cui Giacomo Battiato dedica e affida la sua opera, protagonista  assoluto di un monologo di novanta minuti, senza intervalli ad eccezione di una breve pausa per il cambio  scena. Nei panni di Nemesio Rea, il personaggio attorno al quale ruota tutta la messa in scena, Fresi si  confronta con un testo complesso, scritto in tre registri e lingue diversi e pregno di concetti e rimandi; una  prova di memoria e di coraggio, una sfida che accoglie con grinta e un’indiscutibile bravura e professionalità e che restituisce al pubblico con commovente generosità e passione. Calato il sipario, accompagnato in ogni  atto da una scenografia essenziale, capace di identificare in maniera chiara ognuno dei distinti momenti  descritti nei tre quadri, Fresi appare come un vero e proprio mattatore: dal primo atto, Historia de Oddi 

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Recensione dello spettacolo “L’erba del vicino è sempre più verde” in scena al Teatro Sala Umberto dal 3 al 22 dicembre 2024

 

Non è piacevole essere affetti dalla sindrome dell’erba del vicino e lo sa bene l’impiegato di banca Mario Martusciello (Carlo Buccirosso), in crisi con il lavoro e con la moglie. Da quando è diventato amico del suo vicino di casa, Marcello (Peppe Miale), un uomo elegante senza vincoli e libero di trascorre le giornate come gli aggrada, sembra che niente nella sua vita vada bene. Mario vorrebbe essere un uomo ideale proprio come il suo vicino: vuole essere il tipo che veste bene, che si tratta bene, che frequenta belle ragazze e si concede viaggi indimenticabili. È proprio questa nuova amicizia a farlo sentire sempre più insofferente e afflitto: prende così la decisione di scappare dal lavoro e dalla moglie e ritirarsi nel suo loft. Questo sentimento di insoddisfazione è l’incipit che dà il via a tutta la dark comedy che Buccirosso porta in scena al Teatro Sala Umberto e di cui è sia regista che attore protagonista. 

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L’ERT ha regalato ai suoi abbonati, in modo specifico a quelli di Spilimbergo, un vero gioiello: ‘Così è se vi pare’ di Pirandello, con la regia di Geppy Gleijeses per Gitiesse Artisti Riuniti, che dopo le repliche milanesi e romane della scorsa stagione - già recensite con ricchezza di dettagli ed interessanti considerazioni su laPlatea.it - ha intrapreso una lunga tourneè, con alcuni cambiamenti nel cast ed aggiustamenti, pensiamo, nell’allestimento.

 

Uno dei punti forti dello spettacolo, infatti,  avrebbe dovuto essere la partecipazione all’allestimento del video artist Michelangelo Bastiani, ma francamente, dopo aver visto i materiali che girano in rete relativi allo spettacolo, la sensazione è che, forse per ragioni tecniche o di spazi,  questa parte abbia preso solo parzialmente forma. Se così fosse, nulla di grave: la regia scorre benissimo, gli specchi in scena  sono  comunque di grande efficacia, la comparsa e la scomparsa degli artisti dentro le loro cornici è intensa.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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