Venerdì, 22 Novembre 2024
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Femininum Maskulinum in scena al Teatro “La Comunità di Roma” dal 3 al 21 aprile e dal 23 al 28 aprile al Teatro “La Pergola” di Firenze

 

Lo storico Teatro della Comunità fondato da Giancarlo Sepe nel 1972, accoglie un operazione difficile che però il regista riesce a sviluppare tenendo fede agli elementi caratteristici delle sue produzioni, quali la centralità della musica, l’utilizzo dei corpi, l’intensità di alcuni tableau vivant che spesso, in una manciata di secondi,  narrano in modo esaustivo un determinato frame narrativo. Lo spettacolo è attraversato da una grande carnalità, nella cornice sanguigna delle scenografie realizzate dal Laboratorio di Scenografia del Teatro Della Pergola di Firenze, che lo ospiterà dal 23 al 28 aprile. “Femininum Maskulinum”, prodotto dal Teatro Nazionale della Toscana, racconta il periodo che vide l’ascesa al potere di Hitler, una zona convulsa di eventi ovviamente drammatici, ma non  priva di divertimenti e cruda carnalità.

Lo spettacolo adotta il punto di vista degli artisti, degli intellettuali, scrittori e musicisti che animavano i Kabaret berlinesi all’inizio degli anni Trenta e che assistono al sorgere dell’ideologia nazista e del suo orrore, che però si troveranno presto a perdere completamente la loro identità, fagocitati anch’essi dall’ orrore. E’ strano come la stessa ubicazione del teatro in un certo modo riporti in modo forse involontario a vivere un’esperienza immersiva enfatizzata  dai colori del palco. Per raggiungere i palco del Teatro della Comunità, istituzione cinquantennale nel cuore di Roma, bisogna scendere un paio di rampe di scale, sotto il livello della strada. La scenografia, assolutamente scarna ha però un impatto visivo forte sullo spettatore, un fondo di rosso e nero che colora tutte le pareti e che nel corso dello spettacolo enfatizzerà il senso di morte e di orrore di alcune scene. Ad accogliere lo spettatore uno scalino lungo la scena sul quale sono scritte le parole “Femininum Maskulinum” e i corpi nudi di un uomo e una donna che si vestono, si svestono e si travestono, quasi a indicare la confusione generale non solo storica e sociale, ma che trasforma anche le identità di genere. A fare da filo conduttore sono le vicende biografiche del premio Nobel Thomas Mann e dei suoi figli, stereotipi di quel tempo e della difficoltà di vivere la propria identità liberamente. Come in tutti i lavori di Giancarlo Sepe la musica si fa elemento centrale.

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Recensione dello spettacolo “Chi è IO?” in scena al Teatro Ambra Jovinelli di Roma dal 3 al 14 aprile 2024

 

È decisamente uno spettacolo particolare quello che il regista e autore Angelo Longoni ha messo in scena all’Ambra Jovinelli di Roma. Un palco decisamente adatto a quello che è stato il debutto romano della commedia che vede come protagonisti quattro tra i migliori attori dell’attuale panorama italiano. Francesco Pannofino, Emanuela Rossi, Andrea Pannofino ed Eleonora Ivone sul palco hanno brillato: hanno saputo regalare alla platea in sala la performance che ci si aspettava da parte di veri professionisti del teatro. La rara arte di saper rendere un personaggio simpatico, atipico e antipatico allo stesso tempo non è da tutti e Pannofino vi è riuscito perfettamente: il suo Leo Mayer è prima vittima delle situazioni, poi artefice e infine quasi un super partes che, dall’alto del suo lavoro di psicanalista, analizza e giudica i suoi pazienti. È vittima di un bizzarro show televisivo in cui viene psicanalizzato a sua volta da due inedite Anima e Psiche che si fanno beffa delle sue azioni e dei suoi impulsi; parallelamente, però, si evince che Leo è stato artefice di decisioni e impulsi sbagliati che lo hanno portato a un passo dalla morte.

L’idea di presentare la vita come un programma televisivo appare decisamente moderna e attuale; eppure, non è stata sfruttata appieno tanto che, man mano che lo spettacolo va avanti, l’aura di novità si perde e il testo inizia a diventare pesante e ad assumere un sapore “antico”. 

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Recensione dello spettacolo I Maneggi per maritare una figlia in scena al Teatro Quirino Vittorio Gassman dal 2 al 14 aprile 2024

 

Al centro della scena una vecchia radio, di quelle che funzionavano a valvola e dunque richiede il suo tempo per caricarsi e sintonizzarsi sull’onda giusta. Protagonista la vera voce di Gilberto Govi, quel suo amabile accento genovese, così ricco di musicalità, che delizia la platea del teatro Quirino con“Ma se ghe pensu”, e sembra quasi che gli attori, in silenzio sul palco, lo stiano evocando. Govi è per Genova (e la Liguria) ciò che Totò è per Napoli e Macario per Torino: una maschera, espressione diretta dell’identità peculiare della terra in cui è nata, che, proprio per questo, assurge a maschera nazionale, essendo, l’Italia, da sempre, un paese profondamente legato alle proprie culture locali, specie nel campo della comicità. Il suo non era un dialetto stretto, ma una lingua, almeno quando si rivolgeva alle platee “straniere”. 

Proprio per valorizzare il carattere nazionale della comicità di Govi, ad interpretare i due irresistibili protagonisti de I Maneggi per maritare una figlia di Nicolò Bacigalupo, Steva e la moglie Giggia, sono due attori nati a Genova, ma di carriera e fama nazionale: Tullio Solenghi (che cura anche la regia) ed Elisabetta Pozzi. 

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Recensione dello spettacolo “Il figlio”, in scena al teatro Il Parioli dal 3 al 7 aprile 2024

 

Nicola (Giulio Pranno), un bell'adolescente, da mesi non va più a scuola. Quando la madre Anna (Galatea Ranzi) lo scopre, condivide il problema con l'ex marito Piero (Cesare Bocci). I due genitori si attivano dialogando faticosamente con il ragazzo, che svela loro un imprecisato malessere esistenziale. Ogni sua richiesta viene assecondata: Nicola cambia scuola e lascia la madre trasferendosi da Piero, che ora vive con la sua nuova compagna Sofia (Marta Gastini), da cui ha appena avuto un figlio. Sebbene padre e madre si prodighino per lui, il primo mettendo anche in discussione la sua nuova vita, nulla cambia in Nicola. La sua sofferenza è costante e procede senza deviazioni verso la sua meta naturale.

L'autore della piéce, il francese Florian Zeller, ha scritto una trilogia sulla famiglia: “Il padre”, “La madre” e, appunto, “Il figlio”. Il primo di questi testi è asceso a grande notorietà dopo la trasposizione cinematografica, magnificamente interpretata da Anthony Hopkins ed Olivia Colman, che ha fruttato a Zeller l'Oscar per la migliore sceneggiatura non originale. Anche “Il figlio” è stato portato sul grande schermo, con i genitori interpretati da Hugh Jackman e Laura Dern.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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