Recensione dello spettacolo La Bohème, in scena al teatro dell'Opera di Roma dal 12 al 24 giugno 2018
La Boeheme secondo Ollè: Scompare Parigi, rimane Mimì dalla gelida manina
Cancellate tutto ciò che ricordate a proposito de La Boheme. Cancellate Parigi, mettete da parte l’Ottocento e la Scapigliatura con tanto di soffitte, artisti, sospiri e quell’incanto un po’ d’antan della metropoli dai cieli bigi. Estraniati da tutto questo, catapultatevi in un non meglio identificato ammasso di palazzoni periferici in stile Manhattan anni ’80-’90, magari in quella Brooklyn tutta ferro, luci al neon, nebbia e fumi di spirito ben lontana dalla citta de la Tour; datele un tocco di lingua, cadenza e sfumatura francese qui e lì e fate recitare tutti i protagonisti, in abiti contemporanei tipici di una decadenza e di un logorio attuale, con l’originale testo che fu di Giacosa ed Illica, accompagnato dalle memorabili musiche del maestro Puccini: ed ecco La Boheme di Alex Ollè, al teatro Costanzi fino al 24 giugno.