Recensione dello spettacolo Rifiuti andato in scena al Teatro Lo Spazio dal 20 al 24 novembre 2018
Ad accoglierci al centro della sala e non sul palco cumuli di immondizia depositata e una sorta di scala. Le sedie degli spettatori sono posizionate ai lati. Dopo alcuni minuti di attesa una donna con un velo nero e un ombrello colorato si siede vicino all’immondizia e un uomo che ricorda Pulcinella dai costumi, si siede sulla scala che rappresenta un punto al di sopra dell’immondizia.
Da qui questo personaggio misterioso e simbolico, Jacco, intreccia un serrato dialogo con la donna seduta di nome Loise che racconta con disinvoltura del marito, dei figli, delle faccende domestiche e appare in tutta la normalità della vita quotidiana. A intermittenza compaiono due figure vestite completamente di nero che sembrano ombre, anime che alludono ad un presagio di distruzione e di morte. Tranne la donna, tutti parlano in un dialetto napoletano serrato, ricorrendo anche ad un tipo di ironia spiccatamente partenopea. L’alterco tra i due personaggi principali vede da una parte le provocazioni di Jacco, disilluso e realista, dall’altra Loise che sembra vivere in un delicato mondo tutto suo, simile a quello di Amelie, lasciando la comunicazione ad un livello poco chiaro per il pubblico che fa fatica a seguire il filo della narrazione. Solo alla fine si inizierà a dipanare la matassa: il misterioso Pulcinella ci dice che questo luogo indefinito è in realtà Napoli e l’area della Terra dei fuochi che si estende tra Napoli e Caserta. Ormai non c’è più nessuno, tutti sono morti a causa dell’inquinamento, dei rifiuti tossici, dell’amianto che è penetrato nelle falde acquifere. I due in scena sono i due sopravvissuti a questo disastro ambientale e la donna che inizialmente continua a negare la realtà, si rende conto che per pensare solo al proprio orticello senza preoccuparsi dei cambiamenti climatici e dei danni ambientali, ora sul pianeta Terra non è rimasto più nessuno.
La scenografia in sala appare ben curata, senza trascurare alcun dettaglio in un paesaggio che renda l’idea di una catastrofe globale. I due personaggi in sala sono vestiti in modo eccentrico, allontanandosi, però, così dalla tematica. Nonostante lo spessore e l’ambizione del testo di Roberto Russo, che vuole sensibilizzare il pubblico sui reati ambientali e mette in allarme sui rischi reali che corre il pianeta, non risulta facile seguire i dialoghi tra Jacco e Loise, surreali e poco convincenti. Sembrano non arrivare mai ad un punto preciso, girando su se stessi, facendo calare a tratti l’attenzione del pubblico. La recitazione forte, intensa, passionale, in alcuni passaggi, può apparire decontestualizzata, benché siano indiscusse le doti attoriali di Sergio Di Paola e Imma Pagano. La regia di Gianni De Feo ha creato un carosello di immagini e colori vivaci che però, in alcuni momenti appaiono scollegate tra di loro e con il contesto di partenza.
Infine la scelta del dialetto napoletano più verace permette la comprensione di tutte le sfumature del testo solo agli abitanti della Campania: la rimanente parte d’Italia, se non guidata da un autoctono, si perde l’ironia di alcune battute e non comprende i dialoghi fino in fondo. Apprezzabile il tentativo di teatro civile che emerge soprattutto nella parte conclusiva, dove il senso dell’opera appare più evidente.
Mena Zarrelli
27 novembre 2018
Informazioni
Rifiuti
di Roberto Russo
con Sergio Di Paola e Imma Pagano
regia Gianni De Feo