Recensione dello spettacolo Wasted, in scena al Teatro India dal 14 al 26 gennaio 2020
Tre ragazzi, non più ragazzi, si incontrano in una sala prove, attorno ad una batteria vuota. Lo strumento di Tony, l’amico che li ha lasciati. Sono lì per commemorare, ma finiscono per tirare le somme delle loro esistenze. A partire dalla adolescenza, fatta di musica, droghe e senso di onnipotenza, fino alla condizione attuale, grave di perenne insoddisfazione e della insostenibile sensazione di aver sprecato (Wasted) la vita.
Partiti insieme dalla fine del loro mondo (all’inizio, in un video, interpretano The end of the world di Skeeter Davis, interrotta da un pianto irrefrenabile), i tre hanno seguito percorsi contrapposti. Ted (Gabriele Portoghese) ha scelto una vita comune: un lavoro stabile e una moglie. Danny (Xhulio Petushi) continua, senza talento e senza successo, a coltivare i suoi sogni di rock and roll. Charlie (Sylvia De Fanti) è un’insegnante insoddisfatta e ha deciso di partire, cambiare vita. Un’ultima notte da trascorrere insieme, fra birra, fumo e canzoni. Una notte per confidarsi. Una notte per vincere il rimpianto per le decisioni che non si ha avuto il coraggio di prendere: se salire su un aereo o dar vita a un amore che non si è stati capaci di coltivare.