Recensione dello spettacolo After the end, in scena al Teatro Brancaccino dal 12 al 22 dicembre 2019
Un’esplosione, forse un attentato. Ovunque distruzione e morte, macerie e cadaveri bruciati. Forse. È quello che Mark (Federico Rosati) racconta a Louise (Miriam Galanti). E di come le abbia salvato la vita, trasportandola nel bunker che ha nel giardino. La verità è lì in alto, al di fuori di una botola di ferro, che non si aprirà mai. Ma essa, terribile, si svelerà comunque alla ragazza, man mano che il rapporto fra i due evolve all’interno dello stretto recinto in cui è confinato. Un gioco crudele che, sottratta la libertà, si attua gradualmente. Prima la ritorsione psicologica con ogni mezzo: invocando la gratitudine, ricercando la pietà, dichiarando l’amore. Poi l’imposizione della volontà tramite la privazione del cibo e la violenza. Per arrivare al vero fine di tutto, il possesso, che è ovviamente anche carnale (esplicitamente dichiarato in scena), ma che in realtà ambisce ad essere totale.