Sabato, 21 Dicembre 2024
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La società, i film, l’ADHD. Cosa possiamo fare con la logoteatroterapia?

Avverto sempre più quanto ormai viviamo in una società che esprime chiari sintomi del Disturbo da Deficit di Attenzione e/o Iperattività, chiamato comunemente ADHD. Quanti adulti sostengono una conversazione guardando in continuazione lo smartphone; oppure distraendosi e smettendo di ascoltare l’interlocutore a ogni minima afferenza esterna che giunga ai loro sensi. Quante conversazioni in cui si salta da un tema all’altro senza approfondirne nessuno, senza ascoltarsi veramente, nelle quali si delinea evidente solo l’estremo bisogno di parlare, parlare e ancora parlare, giammai comunicare. E quante volte il parlatore seriale non decodifica affatto le informazioni non verbali del malcapitato di turno, che dopo svariati minuti di questa insalata di parole vorrebbe giustamente riuscire a sganciarsi e andarsene per la propria strada.

Non sono nuove le scoperte di eminenti neuroscienziati sulla neuroplasticità del nostro cervello, che continua a modificarsi anche in età adulta. Pertanto, non è difficile intuire quanto lo smodato uso dei dispositivi elettronici, traboccanti di stimoli visivi e uditivi che bombardano l’attenzione di tutti noi, abbia in qualche modo modificato i tempi attentivi, il comportamento verbale, le modalità di entrare in relazione. E tanto altro ancora.

Non a caso troviamo tra le mura dei nostri istituti scolastici un numero sempre più alto di bambini e ragazzi che esprimono tale disagio attentivo e incapacità motoria a fermare o quantomeno ridurre il perenne movimento, del quale spesso non hanno neppure consapevolezza.

La pellicola nostrana del 1976 Il padre di famiglia diretta da Nanni Loy e interpretata da Nino Manfredi e Leslie Caron, notevole tratteggio delle difficoltà di conciliare gli ideali con la speculazione edilizia e una famiglia di quattro bambini con l’impossibilità per la madre di proseguire la propria carriera, è però anche fortemente dimostrativa di una evidente iperattività della protagonista, per la quale tutti gli stimoli rivestono la stessa importanza. Ella infatti è dappertutto ma mai profondamente con niente e nessuno, e se da una parte è vittima di una società maschilista e retrograda, dall’altra non riesce a pianificare o organizzare alcunché, lasciando vivere figli e marito nel caos più totale.

Allargando la visuale, vi sono innumerevoli studi anche internazionali sempre su ADHD e la pressoché totale mancanza di empatia, unita a una forte componente narcisistica, in alcuni casi. Ne è un esempio il protagonista del film … e ora parliamo di Kevin del 2011. La pellicola vede attori del calibro di Tilda Swinton, John C. Reilly e un giovanissimo Ezra Miller, nei panni dell’adolescente narcisista, dispotico, oppositivo e violento che addirittura arriva a fare una strage nella propria scuola. Il personaggio di Kevin da bambino non smette di piangere, non riesce a organizzare un gioco strutturato o a stare fermo, manipola i genitori affinché facciano tutto quel che vuole. Da adolescente mostra una totale mancanza di empatia e di capacità di costruire seppur minime relazioni con i familiari e il gruppo dei pari, fino al tragico evento che cambierà per sempre la sua esistenza e quella della comunità.

Ecco perché il laboratorio teatrale è così importante. Ed ecco perché, soprattutto nella logoteatroterapia, viene dedicata una larga porzione di tempo alle attività con gli occhi chiusi. Per rientrare dentro se stessi, almeno per qualche minuto. Per sentire il respiro, ascoltare il cuore che batte, percepire la tensione dei propri muscoli e permettere a questi ultimi di rilassarsi. Per accogliere un contatto tattile dell’operatore  o degli amici, che sia delicato e al tempo stesso piacevole. Per ascoltare il silenzio, percepire l’ampiezza di uno spazio vuoto e finalmente provare il desiderio di riempirlo. Non subire, come sempre, l’invadenza di stimoli uditivi e visivi decisi da altri, nei quali a ben guardare nessuno di noi sceglie alcunché.

Le attività da fare a occhi chiusi, sia in forma statica che dinamica, sono molteplici e ciascun operatore o terapeuta può scegliere quelle che ritiene più adatte al proprio uditorio. Ma il miracolo che avviene subito dopo è che ciascun partecipante al laboratorio al momento di riaprire gli occhi, è come se avesse voltato pagina e stesse per iniziare una nuova storia. Vedo sorrisi, occhi accesi di reale interesse, gambe finalmente a riposo, schiene un poco più dritte. L’armoniosa relazione con l’altro può iniziare e le conversazioni che fuoriescono spontanee sono più chiare e maggiormente organizzate anche grazie al reale, profondo ascolto che finalmente si inizia a creare.

“Ecco” dico sempre a questo punto ai miei ragazzi. “Adesso possiamo iniziare”.

Quel che abbiamo fatto è stato solo preparare il terreno, cancellare gli scarabocchi dal foglio, affinché sia possibile iniziare a creare qualcosa di bello, di armonioso e rispettoso di tutti e di ciascuno. Iniziamo a osservarci, dunque. A decodificare la postura dell’altro, il linguaggio non verbale. A scoprire che il corpo parla in ogni momento della giornata e se poniamo un poco di attenzione gli uni agli altri, saremo in grado di capire meglio noi stessi e chi ci vive accanto, senza cadere in quegli antipatici fraintendimenti dovuti al mancato ascolto e alla mancata comprensione, che però sono spesso forieri di battibecchi, scontri, divisioni. Ecco, ora facciamo diventare scena tale o talaltra postura. Cosa può esser accaduto prima? E soprattutto come possiamo rispondere?

IL teatro, specchio della vita, si offre ai nostri giovanissimi eroi come banco di prova, come opportunità di sperimentare l’incontro tra due o più individui e aggiustare il tiro, laddove sia necessario.

Che meraviglia, il teatro. L’unico spazio-tempo nel quale possiamo renderci conto delle imperfezioni dialettiche o comportamentali. Dove possiamo cancellarle.

E ricominciare.

 

Cecilia Moreschi

10 dicembre 2024

Logoteatroterapia

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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