Recensione di ‘Niente come sembra’ all’Auditorium La Fratta di San Daniele del Friuli il 16 gennaio 2025
Ad Udine da tanti anni opera con successo l’Accademia d’Arte drammatica Nico Pepe.
Istituzione gloriosa, dalla quale sono usciti tanti talenti che si sono fatti strada brillantemente nel mondo dello spettacolo.
Molto positivo che l’Ert abbia inserito nella sua programmazione 2024-25 un lavoro realizzato dagli allievi-attori, che consente ai giovani talenti di toccare con mano i tempi e le caratteristiche di una tournée; il contatto con un pubblico vero, senza filtri e con molte aspettative; conoscere la tensione di un debutto ogni sera davanti a persone diverse.
Insomma un qualcosa che risulti molto diverso dagli spettacoli-saggio di fine anno della scuola.
Diciamo subito che gli attori sono tutti molto bravi.
Reggono una messa in scena di quasi due ore senza troppo sforzo, dimostrano già una personalità apprezzabile e sanno ritagliarsi uno spazio individuale adeguato.
Brilla nel ruolo di Pantalone/ Messer Cromazio De’ Bisognosi/l’insegnante di inglese Federica Garbarini, dotata anche di un interessante vocalità, che emerge per bellezza e controllo nel brano iniziale.
Le si contrappone Alvise Colledan, efficace Dottor Grimaldo, capace di caratterizzare la parte del medico dall’accento emiliano, senza cadere negli stereotipi di Balanzone.
Accanto a Grimaldo ruotano due figure femminili tipiche della commedia dell’arte: la giovane amorosa e la serva.
La prima, Eleuteria, è interpretata con garbo e misura da una avvenente Erika Maria Cordisco, mentre la parte di Olivetta, la sua serva, è appannaggio di Sara Volpi, decisamente divertente, dotata di ritmi comici infallibili, una gestualità sicura ed una capacità di trovare una bella tavolozza di colori nell’espressione.
Rispettivi partner sulla scena sono Giacinto, il figlio di Messer Cromazio, interpretato da Andrea Monteverdi ed Arlecchino, servo del dottor Grimaldo, che ha le fattezze di Massimo Filoso .
Il primo ha figura elegante, un modo misurato ed appropriato di porgere le frasi ed una tendenza a cantare in scena che mette in risalto un’ottava superiore pura ed interessante.
Massimo Filoso, che come molti degli altri indossa una maschera realizzata con sapienza da Stefano Perocco di Meduna, ha il compito oneroso di dare vita ad uno dei personaggi più iconici del teatro fra Cinquecento e Settecento e porta a termine la prova in mod assolutamente positivo. Evita i lazzi esagerati, i gramelot pirotecnici, le acrobazie circensi in scena, regalando un servitore piacevole, che gioca un po’ con gli accenti, agile, appropriato, presente senza essere prevaricante. Prova riuscita a pieni voti, quindi.
Santi Maccarrone era il Capitan Pirata Severino, cinico, arguto, capace di tempi appropriati ed uso sicuro della voce.
Divertente, gradevole ed ironico il Capitan Juan Pedro Paco Rabanito di Giulio Bianchi, che riesce ad imitare la cadenza iberica senza mai perdere il controllo, dimostrando una immedesimazione da professionista consumato.
Iacopo Cesaria , Lavinio Conte di Rubano è capace di mantenere la caratterizzazione sempre nel limite del buon gusto, impresa in verità non scontata dalla figura slanciata. Può contare su una capacità notevole di utilizzare il gesto per tratteggiare il ruolo ed un sicuro uso dello strumento vocale, che punta al registro alto nella recitazione ed a quello più basso nei momenti cantati.
Godibilissima Silvia Cerchier, Siora Marietta Barovier, in arte Massenzia, garbata e divertente. Capace di giocare con le forme imponenti fittizie senza diventare grottesca, sa evitare ogni sottolineatura esagerata e riesce a mantenere ogni grossolanità lontana dalla tenutaria del Casino Excelsior.
La storia si chiude con due personaggi mitici: la Strega Heget e Martoreo-Jürg Jenatsch .
La prima è interpretata da Sara Wegher, che utilizza con bravura la sua pronuncia, che le regala ulteriore magia, si muove con sicurezza e flessuosità e gestisce con abilità i cambi in scena.
Siro Pedrozzi è un Martoreo all’inizio stupito di quel che gli appare e sempre più sicuro di voler conoscere gli umani. Oltre al gradevole aspetto, dalla sua anche un uso corretto della voce e, soprattutto, una vasta tavolozza espressiva che danno peso al personaggio.
Verrebbe da dire: quindi una serata riuscita?
Difficile rispondere, in effetti.
Claudio de Maglio, poliedrico talento di innegabile spessore , ha costruito un testo, presentato come ‘Canovaccio originale di Commedia dell’Arte’, che più che una coinvolgente pagina drammaturgica è risultato un pastiche teatrale che sfiora tanti temi senza approfondirne particolarmente nessuno; una vicenda flebile, poco coinvolgente ed una struttura narrativa che ricorda proprio quella del saggio di fine corso. Ed in effetti se lo guardiamo in questo modo, non possiamo non complimentarci con de Maglio, in questo caso nella veste di direttore artistico della ‘Nico Pepe’, per come gli allievi dell’Accademia siano stati ben formati, sappiano recitare, cantare, siano abili con la spada, con le giravolte e le capriole.
L’autore firma anche la regia e le risate più rumorose, peraltro spesso anche solitarie, che hanno accompagnato il dipanarsi di una vicenda che si distingueva più per lentezza che per originalità. Battute del tipo ‘Grazie al cozzo’, dette ammiccando; doppisensi sui meloni; equivoci sul gender , francamente possono indurre al massimo un sorriso di cortesia per lo sforzo degli interpreti, non certo la franca risata che ti travolge.
Il canto iniziale, di Marco Toller, era delizioso, ben eseguito, con un gioco di voci di grandissima suggestione, ma leggere ‘canti di Commedia’ induceva sia a pensare a più brani, sia ad un loro senso nella narrazione. Invece questa pagina musicale appariva di fatto come una magnifica sigla di apertura svincolata dal resto, purtroppo.
Senza dilungarci troppo sulla trama e sul testo, sui tanti riferimenti e le molte citazioni, che facevano pensare ad una specie di catalogo delle situazioni teatrali inanellate per dimostrare l’eclettismo degli interpreti , la sensazione è che si sia perso di vista il pubblico, che ha assistito ma non si è immedesimato, che ha guardato ma non si è emozionato.
In effetti ’Niente come sembra’: uno spettacolo che sembrava un saggio, oppure un saggio che sembrava troppo poco ad uno spettacolo riuscito.
Cortesi e ripetuti applausi ai bravi interpreti cui alla fine si è unito l’autore/regista.
Gianluca Macovez
18 gennaio 2025
informazioni
San Daniele del Friuli, Auditorium alla Fratta, 16 gennaio 2025
NIENTE COME SEMBRA
Accademia d'arte drammatica Nico Pepe
canovaccio originale di Commedia dell’Arte
Personaggi e interpreti
Pantalone Messer Cromazio De’ Bisognosi Federica Garbarini
Giacinto, suo figlio Andrea Monteverdi
Arlecchino, suo servo Massimo Filoso
Dottor Grimaldo Alvise Colledan
Eleuteria, sua figlia Erika Maria Cordisco
Olivetta, sua serva Sara Volpi
Strega Heget Sara Wegher
Siora Marietta Barovier, in arte Massenzia Silvia Cerchier
Lavinio Conte di Rubano Iacopo Cesaria
Capitan Juan Pedro Paco Rabanito Giulio Bianchi
Martoreo-Jürg Jenatsch Siro Pedrozzi
Capitan Pirata Severino Santi Maccarrone
regia e drammaturgia di Claudio de Maglio
canti di Commedia a cura di Marco Toller
maschere di Stefano Perocco di Meduna
produzione: Vettori Ultramondo