Recensione dello spettacolo Tartufo di Molière, in scena al Teatro Quirino dal 16 al 21 novembre 2021
Una storia di impostori e creduloni, manipolatori e manipolati, ragione e religione, quella raccontata dalla commedia Tartufo che, oltre a essere un tubero di alta gastronomia, in Francia viene associato a una persona disonesta. Roberto Valerio, che firma adattamento e regia, interpreta Orgone, il capofamiglia, personaggio grottesco poiché la sua ragione è offuscata dalla follia che gli impedisce di capire la natura della personalità di Tartufo, e che ravvisa nella figura di questo factotum, abile a fingere ed a recitare la parte del sant’uomo, la presenza di tutte le virtù umane e religiose. Con lui, Giuseppe Cederna nel ruolo principale e Vanessa Gravina nei panni di Elmira, la moglie che smaschererà l’impostore. Uno degli aspetti più originali consiste nel fatto che il personaggio che dà il nome alla commedia entra in scena solo al terzo atto. Tartufo è un personaggio subdolo, portatore di una religiosità fatta di apparenza e di dogmi, che riesce a manipolare agevolmente Orgone, e sua madre, Madama Pernella ˗ interpretata con maestria da Elisabetta Piccolomini ˗ donna credulona e bigotta, e a far sì che essi si rivolgano contro la loro stessa famiglia e riservino, viceversa, a lui onori e rispetto.
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