Domenica, 24 Novembre 2024
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Recensione dello spettacolo Il malato immaginario, di Molière con Emilio Solfrizzi, adattamento e regia: Guglielmo Ferro. In scena al Teatro Quirino dal 21 dicembre 2021 al 9 gennaio 2022

 

Tremendamente solo, eternamente disperato. Impaurito dalla vita e da se stesso, si rifugia in ciò che lo deresponsabilizza dall'esistere, garantendogli visibilità e importanza senza sforzo: la malattia. Così Argante (Emilio Solfrizzi), malato immaginario, non ne vuol proprio sapere di stare benone, come d'altronde la schiera di medici e speziali che orbita intorno a lui non ha alcun interesse a guarirlo. Siamo dentro ad un gioco delle parti dove ognuno offre quello di cui necessita l'altro. Ma essere vivo senza poter esistere crea ansia e senso d' inutilità. Meglio, quindi, dimenticarsi di se stessi diluendosi in una recidiva somministrazione di gocce, clisteri e purghe. Il vitale bisogno di rassicurazione di Argante lo conduce ad imporre alla figlia maggiore Angelica (Viviana Altieri) il matrimonio con Tommasino Diaforetico, personaggio goffo, ridicolo, nipote del farmacista dottor Purgone ma, soprattutto, anche lui... medico! L'occasione irripetibile di garantirsi un costante e ravvicinato accudimento "clinico" è troppo ghiotta per non perseguirla fino all'ossessione! Poco importa se Angelica è innamorata di Cleante (Cristiano Dessì) e non ne vuol proprio sapere di sposare quel personaggio improbabile: la necessità paterna è prioritaria rispetto ai voleri della figlia. E poi non è il caso di discuterne: non lo vedete come sta male il povero signor Argante? A nulla valgono gli espedienti dei due innamorati per distogliere dal suo egoismo il nostro malato, sempre in guerra con il mondo e dal mondo soggiogato, come la sua seconda moglie Bellania (Antonella Piccolo), apparentemente dedita a lui ma bramante solo dei suoi denari e per questo già in accordo con il notaio Bonafede per ottenere vantaggi per entrambi. Per Argante è difficile accettare il vero volto della realtà ed ammettere l'inefficacia della sua infermità come strumento per attirare attenzioni e dimenticarsi la sua solitudine. Non c'è compatimento verso di lui.

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Recensione dello spettacolo I GIGANTI DELLA MONTAGNA - VOCE SOLA, di e con Valentina Banci, in scena al Teatro Basilica il 14 e 15 dicembre 2021 

 

Nella splendida Piazza di Porta San Giovanni, varcando la soglia del Teatro Basilica, ci  si addentra in un luogo magico, antico, evocativo...Una breve passeggiata tra le antiche mura  anticipa l'ingresso allo spazio scenico,  l'edera rampicante incornicia l'atmosfera del percorso esterno e lo sguardo degli spettatori che si apprestano a vedere "I giganti della montagna" si perde in quest'atmosfera suggestiva e fiabesca.

Lavorare sul segno, sia esso parola, gesto, luce, suono o elemento scenico, è l'obiettivo dichiarato di Frammenti, il progetto di ripartenza del Teatro Basilica. Si tratta di una nuova stagione teatrale che intende portare in scena le esigenze dell'uomo contemporaneo, sofferente, ferito, privato anche dell'arte, di quell'infinito di cui ha bisogno, stanco delle dinamiche corrotte della società attuale. 

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Recensione della lectio magistralis "Dante - Giotto" di Vittorio Sgarbi nata da un’idea di Sabrina Colle, al Teatro Olimpico in scena dal giorno 8 al 12 dicembre 2021

 

Dante Alighieri e Giotto di Bondone: due artisti contemporanei nel loro tempo, due maestri indiscussi di stile che hanno cambiato la storia della letteratura e dell’arte, questa sera dialogano nella lectio magistralis di Vittorio Sgarbi. L’accostamento non è immediatamente chiaro al pubblico in sala. In apertura, il noto critico d’arte, i versi del canto del Purgatorio in cui Dante incontra il miniatore Oderisi da Gubbio, ma le dettagliate digressioni sull’abilità miniaturistica di Oderisi da Gubbio superata da Bolognese e sulla geografia dell’arte di quel periodo disorientano, per qualche momento, lo spettatore non esperto del campo. Si ritorna però sul tema principale, presentando Giotto come il primo pittore della modernità, intesa non nel significato diacronico del termine, ma come raffigurazione legata esclusivamente alla sfera umana, alle sue emozioni, ai suoi sentimenti, autonomamente da quella divina. L’operato di Dante, grazie al contributo dato dai suoi versi alla creazione della lingua italiana, e quello di Giotto attraverso il linguaggio della pittura, hanno collaborato alla formazione del concetto d’identità nazionale: veri padri dell’Italia non sarebbero, secondo Sgarbi, Vittorio Emanuele II, Cavour e Garibaldi, ma i letterati come Dante, Petrarca e Boccaccio e gli artisti da Giotto al Rinascimento. Il vero Risorgimento, continua Sgarbi, sarebbe il Rinascimento che ha dato un’impronta unica all’arte italiana nota in tutto il mondo come segno identificativo del nostro Paese. Da qui alle pale eoliche come elemento che danneggia la bellezza dei paesaggi italiani, è stato un attimo: il fotovoltaico, le pale eoliche, le energie rinnovabili sono messe sotto accusa per l’effetto visivo che procurano sul volto delle aree urbane e rurali italiane. Non si risparmiano a riguardo, battute sarcastiche sulle problematiche inerenti il riscaldamento globale, l’uso delle energie pulite, la figura di Greta Tunberg. Ma dopo questa breve parentesi più o meno condivisibile, che risulta gradita ad una parte del pubblico in sala che applaude, l’attenzione viene riposta sulla Cappella degli Scrovegni di Padova, dove assistiamo a particolari dell’affresco di sublime e ineguagliabile bellezza: le vicende di Gioacchino e Anna, i genitori della Vergine Maria.

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Recensione dello spettacolo Il marito invisibile scritto e diretto da Edoardo Erba, con Maria Amelia Monti e Marina Massironi, in scena al Teatro Ambra Jovinelli dal 30 novembre al 12 dicembre 2021

 

Sul palco, ai lati, due scrivanie con pc in modalità videochiamata, dietro uno sfondo interamente blu, davanti in alto, due grandi schermi che riproducono lo screen delle videochiamate delle due protagoniste: Fiamma alla scrivania a sinistra dello spettatore, Lorella a destra. Le due donne sono amiche storiche dai tempi del liceo ma non si sono sentite recentemente per cui, grazie alle nuove tecnologie, è possibile ritrovarsi in call. Da subito appaiono ben caratterizzati i due personaggi: Fiamma è l’amica lucida, razionale, realista fino alla disillusione. Anche l’abbigliamento e la mimica contribuiscono a delineare la sua personalità: tute anonime e viso serioso, mai propenso al sorriso e alla leggerezza, magrezza pronunciata dell’attrice, ben si prestano a creare un temperamento caratteriale che non prevede fantasia, imprevisti e deviazioni da schemi predefiniti. Ma come spesso accade anche nel caso di relazioni tra amiche, si cerca la compensazione alle proprie mancanze, pertanto Lorella non potrà che essere l’opposto di Fiamma: frizzante, vivace, solare, sensuale.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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