Lunedì, 14 Aprile 2025
$ £

Recensione de Il mercante di Venezia  in scena al Teatro Olimpico dal 10 al 15 ottobre 2023

 

Ad accoglierci una scenografia scarna, essenziale disposta su due piani evocativa della struttura lignea del Globe Theatre: è così che il Teatro Olimpico ricrea le atmosfere shakesperiane in cui saranno calati gli eventi narrati ne Il mercante di Venezia. Subito però ci accorgiamo dell’inserimento di elementi originali rispetto all’opera conosciuta: i costumi e le musiche di Adriano Dragotta ci riportano ad un’epoca differente da quella immaginata da Shakespeare: gli eventi rappresentati sono stati posticipati tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, in un clima più vivace e colorato, quasi da Belle Epoque, anche se l’essenza delle vicende rimane inalterata.

Come è noto, due nuclei narrativi s’intrecciano tra loro: l’ambigua relazione d’amicizia tra Antonio e Bassanio e la conquista dell’amore di Porzia da parte di Bassanio. Shakespeare lascia volutamente nell’ambiguità la natura della relazione tra i primi due, anche se spesso tra i due intercorrono intense dichiarazioni d’amore per connotare il loro rapporto. Tuttavia Bassanio è interessato a sposare Porzia, figura femminile emancipata e fuori dai canoni: viene delineata come una donna bella, intelligente, determinata ad ottenere ciò che vuole, in grado anche di trovare soluzioni originali anche in una situazione apparentemente senza via d’uscita come quella del debito contratto da Antonio con l’usuraio ebreo Shylock per procurare a Bassanio il patrimonio necessario a sposare Porzia.

Add a comment

Recensione dello spettacolo “L’imbalsamatore”, in scena presso l’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, 11 - 12 ottobre 2023

 

Nel 1997 Renzo Rosso, prendendo spunto dagli eventi accaduti in quel periodo, scrisse un monologo sarcastico e surreale musicato in seguito da Giorgio Battistelli, che prese in mano questa travolgente scrittura sagomandola intorno alla musica (o viceversa), rendendola così un monodramma giocoso da camera, in cui la voce dell’attore e la melodia sono entrambe personaggi che si intersecano tra loro per riprodurre la trama di questo racconto. Il Romaeuropa Festival, regala agli spettatori una riedizione de “L’imbalsamatore”, dove la voce narrante prende corpo nel bravissimo Massimo Popolizio, mentre la direzione dell’orchestra Parco della Musica Contemporanea Ensemble è affidata a Tonino Battista. Popolizio calca il proscenio della “Sala Petrassi” nell’Auditorium di Roma, davanti a un velo, sul quale sono proiettate immagini simboliche che si rifanno al racconto, soddisfacendo in questo modo anche il senso visivo di uno spettatore curioso dell’ ascolto della storia, il resoconto della folle solitudine del dottor Aleksej Miscin, di professione imbalsamatore, che viene incaricato di curare la “salute” della mummia di Lenin.

Add a comment

Recensione dello spettacolo Le memorie di Ivàn Karamazov in scena al Teatro Vascello di Roma dal 10 al 22 ottobre 2023 

 

Settanta minuti di Teatro, ininterrotti. Un complesso monologo e un’incredibile prova di memoria che avanza senza interruzioni, se non nelle pause cadenzate con tecnica precisione. Una recitazione intensa, teatrale, immersiva, commovente, appagante. Al Teatro Vascello di Roma, dal 10 al 22 ottobre uno dei protagonisti più controversi e irrisolti della penna di Dostoevsckij rivive in “le Memorie di Ivan Karamazov”, con la drammaturgia di Luca Micheletti e di Umberto Orsini, unico attore protagonista. A lui, alla sua magistralità interpretativa il pubblico, addomesticato e annichilito, si prostra inerme e all’annuncio dell’inizio dello spettacolo, calato il buio, obbedisce rivelando un ossequioso silenzio.

Un occhio di bue si accende sulla figura ormai matura di Orsini che, quasi non fosse più riuscito a disfarsene dal loro primo incontro nel lontano 1969, avvolto in un caldo trench, un cilindro per cappello e lunghi stivali neri ai piedi, si ritrova, ancora una volta, a indossare i panni di Ivàn Karamazov. L’idea evidentemente ambiziosa del duo Orsini-Micheletti, nata e condivisa ormai dieci anni fa in occasione di una tournee, è quella di creare uno spin off dell’originale dostoevskijano “I fratelli Karamazov”, mostrando una volontà quasi pirandelliana di dare seguito alla storia di un personaggio che l’autore lascia nel suo romanzo senza un finale, trincerato in un’aula di tribunale in preda ai suoi deliri, apparentemente irrisolto. “Scomparso? Ma io sono convinto che la vera vita degli uomini e delle cose comincia soltanto dopo la loro scomparsa. Reclamo il mio finale. Si metta a verbale”.

Add a comment

#recensione Milano Off Fringe Festival, dal 25 settembre all’8 ottobre 2023

 

Nel 2009 esce il romanzo “Regno a venire” di James Graham Ballard, un  testo crudo e polemico su una classe borghese che alla fine non riesce a risolversi in ciò che ha creduto. L’analisi critica di Ballard trova come stratagemma narrativo, la critica dei “non luoghi” già teorizzati da Augè e che in questo caso vengono demoliti come precetti di luoghi in cui manifestarsi nella propria individualità e inevitabilmente nel senso comune. 

Citare Ballard per raccontare l’esperienza vissuta da chi vi scrive in un fine settimana lungo attraverso i luoghi del  Milano Off Fringe Festival, che si è tenuto dal 25 settembre all’8 ottobre 2023, è una piccola iperbole stilistica per manifestare quella che a nostro parere rimane l’idea principe che anima i Fringe, soprattutto negli ultimi anni; uscire dai “non luoghi”, utilizzando le arti performative e riappropriarsi di territori periferici e spesso lontani dal centro città in cui esibire esperimenti di teatro indipendente. 

Il Fringe Festival nasce a Edimburgo nel 1947, quando otto compagnie teatrali scartate dalla prima edizione del Festival Internazionale di Edimburgo decidono di avviare un festival indipendente, il nome del festival  Fringe (“ai margini” appunto) sospende questo tipo di kermesse su un filo di variabili che non possono necessariamente appartenere a quello che abitualmente dichiariamo il linguaggio del teatro. Ecco perché nei Fringe, a nostro parere, bisogna sempre attraversare i luoghi e ciò che vi si rappresenta non staccando mai lo sguardo dal perimetro sociale e storico che ne vede la messa in scena. 

Add a comment
Logoteatroterapia

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

Newsletter

Iscriviti alla nostra newsletter per scoprire gli sconti sugli spettacoli teatrali riservati ai nostri lettori

Search