Sabato, 23 Novembre 2024
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Recensione dello spettacolo Spettri, in scena al Teatro Quirino dal 13 al 18 Dicembre 2022

 

Cosa succede quando il teatro diventa maniera? Quando ogni elemento della rappresentazione appare fino a se stesso, giustificato nel suo esistere solo dell'appartenenza ad un insieme codificato? Se ne ha un ottimo esempio in Spettri in scena al Teatro Quirino dal 13 al 18 Dicembre.

È noto come il dramma di Ibsen sia una spietata denuncia del marciume che la società borghese nasconde dietro il velo ipocrita dell'irreprensibilità e la cortina invalicabile del complice silenzio. Le turpi azioni del Capitano Alving, che si disvelano solo dopo la sua morte, al momento della consacrazione come personalità emerita, ricadono tragicamente sui destini delle anime pure di Osvald (Gianluca Merolli) e Regina (Eleonora Panizzo). Ma se di marcio si parla, si vorrebbe poterci affondare le mani, sentirne tutto il fetore, inorridire e struggersi di fronte al dolore innocente che ne consegue. Tutto ciò non accade.

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Recensione del musical Rapunzel in scena al Teatro Brancaccio dal 2 dicembre 2022 al 8 gennaio 2023

Ritorna anche nell’odierna stagione al Teatro Brancaccio l’acclamatissimo musical Rapunzel. L’opera prende spunto dal cartone della Disney che a sua volta trae ispirazione dalla fiaba dei fratelli Grimm datata 1812. La trama rispecchia tutti i topos letterari della fiaba tradizionale: è presente una famiglia reale, una principessa, anche se privata del suo status, una strega cattiva e un giovane uomo che salverà la protagonista. Ai reali viene sottratta la tanto attesa e desiderata nascitura da Gothel, sorella malvagia e invidiosa della regina. Gothel si occupa di lei tenendola lontana dal mondo rinchiusa in una torre, ma presto Rapunzel, diventata ormai un’adolescente, vuole sperimentare la realtà fuori dalla torre e grazie all’aiuto del giovane Phil si libererà lottando contro la matrigna Gothel.

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Recensione della prima compagnia di La Boheme al Verdi di Trieste in scena dal 9 al 18 dicembre 2022

 

A Trieste ritorna ‘La Boheme’. Titolo amatissimo, apparso per ben 21 stagioni  al Teatro Verdi, ha visto alternarsi, nei vari anni, alcuni fra i più importanti interpreti di quest’opera. A partire da Rosina Storchio,  per passare a Rosetta Pampanini,  alla Melis,  a Mafalda Favero, Alda Noni, la Somigli, Rosanna Carteri,  la Freni,  la Ricciarelli, fino a Fiorenza Cedolins, acclamata protagonista di due edizioni, solo per ricordare alcune delle Mimi. Non fu da meno con Musetta, di cui citiamo, solo per fare degli esempi recenti, la grande Rosetta Pizzo, Elena Zilio, la Scarabelli, l’amatissima Daniela Mazzucato, Eteri Lamoris, Ainhoa Arteta .

Analogo discorso su Rodolfo, interpretato, fra gli altri da: Gigli, Poggi, Infantino, Tagliavini,Filippeschi, Carreras, Ventre, Sabbatini, Hong, Cupido, Borras.

In questa occasione il Verdi ha puntato su un cast di voci emergenti, tutte interessanti, credibili scenicamente e vocalmente, inserite in uno spettacolo di gusto tradizionale . Carlo  Antonio De Lucia, regista esperto, coadiuvato nelle scene essenziali da Alessandra Polimero e con i costumi  di Giulia Rivetti, sostiene gli interpreti  con gradevoli dinamiche  sceniche ed una recitazione agile che il pubblico dimostra di apprezzare.

Certamente questo allestimento non aggiunge nulla alla visione consueta della storia, ma ha il pregio di non stravolgere nulla. Il direttore Christopher Franklin è una presenza frequente del Verdi. In questa occasione il direttore americano offre una lettura personale, caratterizzata da tempi dilatati che si alternano ad atmosfere concitate, volumi orchestrali prevaricanti ed una certa disomogeneità degli equilibri vocali, che. Almeno per chi scrive, sono di difficile comprensione.

Buona la prova del coro, diretto da Paolo Longo, cui si affiancano, bravi vocalmente e frizzanti scenicamente,  i brillanti ragazzi di I Piccoli Cantori della Città di Trieste diretti da Cristina SemeraroLavinia Bini , al debutto nel ruolo,  è stata una intensa Mimì, che ha entusiasmato il pubblico. Il soprano, che delinea una fanciulla che  sembra da subito perfettamente conscia della tragedia che l’aspetta, può contare su una tecnica solida, una voce ampia  ed omogenea nell’estensione, suggestiva nelle note gravi, piena in quelle centrali e con acuti sicuri.

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Recensione dello spettacolo Furore in scena al Teatro Argentina dal 6 al 18 dicembre 2022

È con la polvere della terra sparsa sul palco del teatro che un immenso Massimo Popolizio accoglie il suo pubblico del Teatro Argentina. Un pubblico decisamente molto vario e formato per lo più da ragazzi delle superiori venuti a immergersi nel più famoso dei romanzi di John Steinbeck: perché quella proposta e ideata dall’artista genovese è una vera e propria immersione in tutti i sensi e con tutti i sensi in una realtà che, seppur appaia temporalmente lontana, non è mai stata così vicina. 

Una delle più furiose migrazioni di contadini della storia americana moderna viene narrata in uno spettacolo di 75 minuti che esamina tutti i particolari di quel viaggio di sfinimento che i braccianti statunitensi hanno dovuto subire per arrivare in California a causa della siccità delle loro terre e della crisi della Grande Depressione. Dalla polvere, che si alza per posarsi su di loro, alla fame e alla povertà subite fino ai cataclismi climatici affrontati: è durante questo cammino, per il quale hanno dovuto lasciare tutto, vendere tutti i propri averi e coltivare a fatica la speranza di una vita migliore, che cresce il furore di un popolo con cui il pubblico si immedesima e per cui non può che provare empatia. 

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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