Sabato, 23 Novembre 2024
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Recensione di Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck in scena al Teatro Verdi di Trieste dal 14 al 23 aprile 2023

 

Al Verdi  è arrivata la storia intensa di ‘Orfeo ed Euridice’ di Gluck. Si tratta di una nuova produzione per la quale il teatro triestino ha riunito un cast di fuoriclasse ed alcuni giovani talenti, per uno spettacolo dalle tante sfaccettature. Il regista giuliano Igor Pison ha firmato numerosi spettacoli in Italia ed all’estero. In questa occasione ha confezionato uno spettacolo decisamente strano, fra rockstar e droghe, visioni allucinate e citazioni pop.

Le scene di Nicola Reichert forniscono un supporto colorato a questa anomala ambientazione, mentre i costumi di Manuela Paladin forzano la mano, scegliendo di scivolare nella caricatura. Questa proposta ha pregi e difetti. Di grosso valore la scelta della direzione del teatro di valorizzare i talenti locali, di proporre un allestimento moderno, anticonvenzionale, che ammicchi al mondo dei più giovani e che sia foriero di un dibattito culturale vivace. A Pison il merito di aver portato in palcoscenico una idea chiara. Un’idea coerente, anche quando non la si condivide, è molto meglio di una scontata routine. Reso onore al merito di aver confezionato uno spettacolo dalla marcata  identità, confessiamo che il risultato  non ci ha convinto. Ci è sembrato sostanzialmente più provocatorio che coraggioso, volutamente esagerato, penalizzante per i  cantanti, costretti ad abiti e parrucche grotteschi, eccessivamente forzato nella recitazione di alcuni ruoli. Abbiamo trovato che le scene non abbiano tenuto conto nel  dovuto modo dell’acustica, sia a causa del grande oculo sul soffitto, che  vanifica la scatola acustica, sia concentrando alcune azioni in zone poco generose  per la resa sonora delle voci. Alla prima il pubblico ha decisamente dissentito dal lavoro di regista, mentre nelle recite successive sembra averlo meglio accettato, o forse solo subito con compostezza ed una certa rassegnazione.

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Recensione dello spettacolo I due Papi di Anthony McCarten in scena al Teatro Sala Umberto dall’11 al 30 aprile 2023

 

Dopo una lunga tournée in varie città italiane, approda al teatro Sala Umberto di Roma il testo teatrale di Anthony McCarten (traduzione di Edoardo Erba) sulla vicenda più unica che rara della coesistenza di due Papi nella Chiesa romana. I Due Papi, un co-produzione italiana, con la regia di Giancarlo Nicoletti, racconta i momenti romanzati, ma credibili che portarono Papa Benedetto XVI a dimettersi dal soglio pontificio lasciando libero campo all’allora Cardinale Bergoglio e oggi Papa Francesco. Era il 2012: ll cardinale Bergoglio si reca in visita a Roma da Papa Benedetto XVI, l’obiettivo è quello di dimettersi. Con sua grande sorpresa il Papa non solo gli nega le dimissioni, ma gli confessa di volersi dimettere dal suo incarico e di voler nominare lui come suo successore.  

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Recensione dello spettacolo Così è (se vi pare) in scena al Teatro Quirino dal giorno 11 al 23 aprile 2023

 

Se si pensa a Pirandello, istintivamente associamo il suo nome alle opere più rinomate come Il fu Mattia Pascal o Sei personaggi in cerca d’autore. In realtà un altro gioiellino della sua produzione scritta troppo spesso sottovalutato e misconosciuto è la drammaturgia di Così è (se vi pare). Il nucleo originario dell’opera si sviluppa nella novella Il signor Frola e la signora Ponza, elaborato e trasformato nel testo teatrale andato in scena per la prima volta nel 1917 con grande successo di pubblico. Era la prima volta che sulle scene italiane era rappresentata una pièce con finale aperto, ossia Così è (se vi pare), come allude il titolo, non ha una conclusione, non dà risposte sui fatti narrati, non si giunge ad una verità univoca. Nei primi anni del secolo passato, quest’operazione rivoluzionaria disintegra i canoni del teatro tradizionale. Il pubblico in sala, oggi come allora, subisce sempre un effetto di disorientamento e smarrimento a causa dei quesiti che la trama pone, ma lascia insoluti. Pirandello infatti non rivela l’identità del misterioso personaggio chiave attorno a cui è sapientemente costruito l’impianto drammaturgico: la signora Frola, l’ipotetica madre asserisce che sia sua figlia Lina, nonchè la prima moglie del signor Ponza, mentre il marito ritiene che sia un’altra donna, Giulia, sua seconda moglie poiché la prima è morta. L’uno accusa l’altro di essere pazzo, ma dopo tutti i tentativi della gente del posto di sciogliere l’enigma, ella compare coperta da un velo e dichiara in chiusura: La verità? È solo questa: che io sono sì la figlia della signora Frola e la seconda moglie del signor Ponza. Ammette così di essere entrambe le persone, lasciando tutti gli astanti sconcertati. Dinanzi a tale stupore aggiunge: Sì e per me nessuna, nessuna! Per me sono colei che mi si crede! 

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Recensione di Romeo & Juliet,  balletto di Renato Zanella su Musiche di Sergej Sergeevič Prokof’ev, in scena al Teatro Verdi di Trieste dal 21 al 26 marzo 2023

Trieste, Teatro Giuseppe Verdi, stagione d’opera e balletto 2022-23

La stagione  del teatro Verdi di Trieste apre al balletto. Naturalmente non si tratta di una produzione interna: dal 2010 il capoluogo giuliano non ha più un Corpo di Ballo stabile, nonostante la gloriosa tradizione coreutica di quel teatro, a causa  delle leggi che hanno decimato le compagnie stabili, che ormai sopravvivono solo alla Scala, al San Carlo di Napoli, all’Opera di Roma ed al Massimo di Palermo. Trieste mantiene, comunque,  almeno un appuntamento all’anno con la danza, ma ricorre a compagnie esterne, il più delle volte  provenienti da teatri internazionali.

Questa volta la collaborazione è con la compagnia del teatro di Ljubljana, diretta dall’italiano Renato Zanella, nome importante della danza internazionale, forte di una esperienza prestigiosa prima come danzatore, poi come coreografo in importanti teatri, fino alla nomina, dal 1995 al 2005 di Direttore del Corpo di Ballo dell’Opera di Vienna. Dopo quell’esperienza,  non si contano le collaborazioni prestigiose, gli incarichi importanti, fino ad assumere, appunto, dal 2021, il ruolo di Direttore Artistico del Balletto Nazionale Sloveno a Lubiana. Una mossa saggia quella del Verdi di aprire una collaborazione con una personalità così interessante, che riesce a far uscire la danza dai cliché stantii senza operare fratture troppo  dolorose.

Quello allestito al Verdi è uno spettacolo moderno, che può contare sul  supporto drammaturgico di Tatjana Azman che trasporta l’azione in una Verona moderna, con alcuni riferimenti  persino contemporanei, una festa in discoteca e qualche stravolgimento, in certi passaggi un po’ complesso da seguire. Ma dal punto di vista tecnico, nulla era fuori luogo, niente era trascurato, ogni passaggio motivato. Alle volte persino ossequioso delle tradizione della grande scuola russa ottocentesca, nei ruoli principali, ma soprattutto in quelli secondari. Oltretutto gli irriducibili del tutù ad  oltranza, grazie al cielo pochi,  forse hanno confuso il lavoro di Prokof’ev, datato 1938, con lo spettacolo  della Compagnia di Milano visto al Verdi nel 2010,  che era un assemblaggio di musiche di Caikovskij e sicuramente hanno dimenticato, come ha fatto anche il programma di sala, della coraggiosa versione offerta dalla Compagnia Culberg  nel 1973, che era molto più dirompente del garbato e raffinato lavoro di coreografia di Zanella. 

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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