Domenica, 08 Settembre 2024
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L’omaggio ai 70 anni del compositore Giorgio Battistelli con “L’Imbalsamatore” di Renzo Rosso, recitato da Massimo Popolizio e diretto da Tonino Battista

Recensione dello spettacolo “L’imbalsamatore”, in scena presso l’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, 11 - 12 ottobre 2023

 

Nel 1997 Renzo Rosso, prendendo spunto dagli eventi accaduti in quel periodo, scrisse un monologo sarcastico e surreale musicato in seguito da Giorgio Battistelli, che prese in mano questa travolgente scrittura sagomandola intorno alla musica (o viceversa), rendendola così un monodramma giocoso da camera, in cui la voce dell’attore e la melodia sono entrambe personaggi che si intersecano tra loro per riprodurre la trama di questo racconto. Il Romaeuropa Festival, regala agli spettatori una riedizione de “L’imbalsamatore”, dove la voce narrante prende corpo nel bravissimo Massimo Popolizio, mentre la direzione dell’orchestra Parco della Musica Contemporanea Ensemble è affidata a Tonino Battista. Popolizio calca il proscenio della “Sala Petrassi” nell’Auditorium di Roma, davanti a un velo, sul quale sono proiettate immagini simboliche che si rifanno al racconto, soddisfacendo in questo modo anche il senso visivo di uno spettatore curioso dell’ ascolto della storia, il resoconto della folle solitudine del dottor Aleksej Miscin, di professione imbalsamatore, che viene incaricato di curare la “salute” della mummia di Lenin.

Battistelli all’epoca disse: “Fra i testi teatrali che Renzo Rosso mi aveva sottoposto, rimasi immediatamente colpito dalla forza dell’immagine contenuta ne “L’Imbalsamatore”, da tutto quel che significava sia dal punto di vista politico, sia dal punto di vista di una domanda sull’umano: la ritualità della conservazione di un corpo, la monumentalizzazione religiosa del Capo, la convinzione che le idee possano sopravvivere alla morte e la constatazione che sono mortali anch’esse, anzi che si disfano proprio come la salma di Lenin che cade a pezzi sotto lo sguardo incredulo di Miscin… Il corpo morto è un corpo privo di identità. Se si tenta di restituirgliela inserendola in un contesto cerimoniale non si fa che esporre, in realtà, l’uomo qualsiasi, privato di tutto ciò che dentro al corpo contribuiva a dar forma all’esteriorità”.

Le spoglie di Lenin, ancora oggi, sono esposte, seppure quando Lenin morì, la maggior parte dei leader sovietici si oppose all’idea di preservare il suo corpo al di là di un periodo temporaneo di esposizione al pubblico. Invece si costituì un vero e proprio laboratorio che al massimo della sua attività (dal 1950 al 1980) impiegò fino a 200 persone che hanno fatto ricerche in vari campi.

Sulla scena, il bravo Popolizio racconta di Aleksej, conversa col morto in ferenti considerazioni sugli ideali ormai falliti del comunismo, la “nuova Russia”, del potere sfuggito di mano a Lenin e Stalin, ma anche della sua vita privata, del suo amore per Irina, donna bellissima e traditrice, di cui le immagini scorrono sul velo che funge da schermo.

Le parole, spesso forti e sprezzanti, offrono l’opportunità all’orchestra di intervenire a tono creando in risposta derisioni sonore, come se fosse la stessa salma a parlare. Battista conduce, sulla scorta di un testo aspro ma sincero, il vecchio burocrate dentro un clima grottesco. L’orchestra sussulta, impreca, ride su Aleksej.  Popolizio fiancheggia la musica, seppure questa a volte assume toni di fanfara e si fa violenta, non la doma, ma la asseconda; il suo tono di voce si fa roca e il suo stesso corpo assume l’ipotetica struttura di Miscin, seppure rimanga sempre sul proscenio.  Al culmine della storia la salma di Lenin si disfa divenendo sabbia, così Miscin decide di sostituirsi al politico auto imbalsamandosi, chiamando, mentre gli arti gli si irrigidiscono, per l’ultima volta la moglie al telefono. I musicisti del PMCE, Parco della Musica Contemporanea Ensemble, capitanati da Tonino Battista si fanno crudeli, gli ottoni squillano,  le percussioni tuonano, gli archi si estendono. Il decadimento di Miscin è segnato, bottiglie di vodka scorrono sul telo, la sua fine è arrivata e con lui la fine del regime e dell’intera popolazione russa.

Il Romaeuropa Festival insieme al Parco della Musica Contemporanea Ensemble, diretto da Tonino Battista, omaggia così i 70 anni del compositore Giorgio Battistelli, un regalo che pare assai gradito al pubblico, sicuramente lo è a chi vi scrive.

 

Barbara Chiappa

16 ottobre 2023

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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