Domenica, 08 Settembre 2024
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"Quando la lasciamo fare, la natura si tira fuori da sola pian piano dal disordine in cui è finita. È la nostra inquietudine, è la nostra impazienza che rovina tutto, e gli uomini muoiono tutti quanti per via dei farmaci e non per via delle malattie"

(Beraldo, ne "Il Malato immaginario", III,3,  Molière, 1673)

                                                                                                   

Una stanza, tre fratelli: due vivi l'altro non si sa...i vivi aspettano che l'altro risorga chiedendo consigli ai Santi personificati in improbabili oggetti e che purtroppo rispondono alla cura di qualsiasi male sempre allo stesso modo: con un'unica terapia, la preghiera.

Son passati 10 anni da questo forzato isolamento tra attese, preghiere e prove generali di morte in un limbo esistenziale che ha più l'aspetto di un brutto sogno, con i suoi repentini stacchi e freddanti intermezzi.

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Recensione de Il tracollo, in scena al teatro Lo Spazio dal 12 al 15 febbraio

Giusto il tempo di entrare in una dimensione, accomodarsi di fronte ad un tipo di realtà scenica, capirne le dinamiche e intuirne lo svolgimento che subito si è ribaltati in una verità completamente diversa, utile, in fondo, anch'essa, a creare l'ennesima differente situazione: questo è il "Tracollo", rappresentato presso il Teatro Lo Spazio. Un susseguirsi di paradossi, un vero e proprio teatro nel teatro, capace, con il suo snodarsi di eventi, di far disorientare lo spettatore per poi farlo raccapezzare improvvisamente, il tutto con un duplice scopo, la risata ma, anche, la riflessione.

Risata perché ogni battuta, studiata e perfettamente calata nell'originalità dell'opera, veste perfettamente ogni attore e segue, con brillantezza e dinamismo, l'eccellente espressività dei protagonisti, abili a cambiar continuamente ruolo, a confondere il vero con la messinscena e la celia con l'amara realtà.

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Recensione de Una camicia al contrario, in scena il 12 e 13 febbraio alle Carrozzerie n.o.t.

Un amore che, come un fungo, nel breve arco di un temporale nasce, cresce, muore e imputridisce nel sottobosco urbano.

 

                                                        "Non posso esistere senza di te.
                                                        Mi dimentico di tutto tranne che di rivederti:
                                                        la mia vita sembra che si arresti lì,
                                                        non vedo più avanti.
                                                        Mi hai assorbito.
                                                        In questo momento ho la sensazione
                                                        come di dissolvermi:
                                                        sarei estremamente triste
                                                        senza la speranza di rivederti presto.
                                                        Avrei paura a staccarmi da te.
                                                        Mi hai rapito via l'anima con un potere
                                                        cui non posso resistere;
                                                        eppure potei resistere finché non ti vidi;
                                                        e anche dopo averti veduta
                                                        mi sforzai spesso di ragionare
                                                        contro le ragioni del mio amore.
                                                        Ora non ne sono più capace.
                                                        Sarebbe una pena troppo grande.
                                                        Il mio amore è egoista."

 

                                                  (Senza di te, John Keats, 1819)

 


 

Notte, un apparente eterna notte.

Pioggia e ancora pioggia, quella pioggia che rende di cattivo umore e innervosisce.

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Recensione de I Giocatori, in scena al teatro Vascello dal 12 al 15 e dal 19 al 22 febbraio 2015

Come si può sopravvivere alla miserabilità della vita?

Quattro uomini napoletani, uniti da un affetto nato intorno a un tavolo da gioco, hanno trovato delle singolari soluzioni.

Un becchino balbuziente, frequenta a cadenza settimanale una prostituta, innamorato dei suoi macabri racconti post-rapporto; un attore alla ricerca di emozioni forti, nell'attesa del provino vincente si diverte a rubare nei supermercati; un barbiere si arrende a una grigia vita matrimoniale purché la moglie non lo abbandoni e un insospettabile vecchio professore, come una cellula impazzita esce bruscamente dagli schemi e colpisce col suo bastone uno studente irriverente.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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