Lunedì, 25 Novembre 2024
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Recensione de Una camicia al contrario, in scena il 12 e 13 febbraio alle Carrozzerie n.o.t.

Un amore che, come un fungo, nel breve arco di un temporale nasce, cresce, muore e imputridisce nel sottobosco urbano.

 

                                                        "Non posso esistere senza di te.
                                                        Mi dimentico di tutto tranne che di rivederti:
                                                        la mia vita sembra che si arresti lì,
                                                        non vedo più avanti.
                                                        Mi hai assorbito.
                                                        In questo momento ho la sensazione
                                                        come di dissolvermi:
                                                        sarei estremamente triste
                                                        senza la speranza di rivederti presto.
                                                        Avrei paura a staccarmi da te.
                                                        Mi hai rapito via l'anima con un potere
                                                        cui non posso resistere;
                                                        eppure potei resistere finché non ti vidi;
                                                        e anche dopo averti veduta
                                                        mi sforzai spesso di ragionare
                                                        contro le ragioni del mio amore.
                                                        Ora non ne sono più capace.
                                                        Sarebbe una pena troppo grande.
                                                        Il mio amore è egoista."

 

                                                  (Senza di te, John Keats, 1819)

 


 

Notte, un apparente eterna notte.

Pioggia e ancora pioggia, quella pioggia che rende di cattivo umore e innervosisce.

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Recensione de I Giocatori, in scena al teatro Vascello dal 12 al 15 e dal 19 al 22 febbraio 2015

Come si può sopravvivere alla miserabilità della vita?

Quattro uomini napoletani, uniti da un affetto nato intorno a un tavolo da gioco, hanno trovato delle singolari soluzioni.

Un becchino balbuziente, frequenta a cadenza settimanale una prostituta, innamorato dei suoi macabri racconti post-rapporto; un attore alla ricerca di emozioni forti, nell'attesa del provino vincente si diverte a rubare nei supermercati; un barbiere si arrende a una grigia vita matrimoniale purché la moglie non lo abbandoni e un insospettabile vecchio professore, come una cellula impazzita esce bruscamente dagli schemi e colpisce col suo bastone uno studente irriverente.

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Recensione di Donna non rieducabile in scena la teatro Brancaccino il 13 - 14 - 15 febbraio 2015

 

Un ripostiglio dimenticato dal mondo. Non si potrebbe trovare espressione più calzante per esprimere la realtà di una nazione come la Cecenia. Ad un mese di distanza da Evita y yo, storia di due argentine, in cui Sonia Marina Belforte ha portato in scena a Roma la storia di Evita Peron, un’altra interprete, Elena Arvigo, porta sul palco le vicende di una donna che con le sue azioni ha, e può ancora, condizionare il modo di pensare di intere popolazioni: Anna Politkovskaja.

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Recensione de Scintille in scena al teatro Due Roma dal 10 al 15 febbraio 2015                                                                  

 

    "Alle cinque della sera.

                                                                                               le cinque in punto della sera.

                                                                                               Un bambino portò il lenzuolo bianco

                                                                                               alle cinque della sera.

                                                                                               Una sporta di calce già pronta

                                                                                               alle cinque della sera.

                                                                                               Il resto era morte e solo morte

                                                                                               alle cinque della sera."          

 

                                                               (Llanto por Ignacio Sanchez Mejia, Federico Garcia Lorca,1935)                    

 

 

L'America degli anni '10 del 1900, l'America del grande sogno...l'America dove si andava per sfuggire alla fame che si faceva in Europa, per iniziare una nuova vita e per ritrovarsi il più delle volte con lo stomaco più vuoto che altrove, perché dai due lati della barricata la situazione era comunque la stessa, solo che chi partiva non lo sapeva .

 

New York, era il 25 marzo 1911, erano stati settimane di fermento, il sindacato preparava lo strike che avrebbe fatto incrociare le braccia a tutte le operaie della T.W.C, fabbrica produttrice di camicette dove, tra italiane e donne dell'allora Mitteleuropa, erano al lavoro ben 600 persone in quel fatidico giorno.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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