Lunedì, 21 Aprile 2025
$ £

Recensione dello spettacolo Diario di un inadeguato ovvero Mumble Mumble atto II. Di Emanuele Salce con la collaborazione di Andrea Pergolari. Regia di Giuseppe Marini. In scena all'OFF/OFF theatre dal 23 al 27 Febbraio 2022

 

Atmosfera particolare quella che avvolge l' OFF/ OFF theatre in una sera apparentemente ordinaria di fine Febbraio, quando ci si aspetta il freddo e invece si soffre il caldo. Il pubblico fa il proprio ingresso in sala  con il sorriso di chi sa, forse per chimica o elettricità,  che in quella serata accadrà qualcosa. Emanuele Salce sembra recepire gli umori del pubblico e catalizzarne gli elettroni,  dando vita ad una pièce di cristallo, per  cura ed eleganza. 

I cerchi rimasti aperti reclamano chiusura e dettano a Salce la necessità  di continuare a raccontarsi con una seconda versione di un suo spettacolo precedente, mentre il suo collaboratore ( Paolo Giommarelli) non ne vuol sapere di essere coinvolto una seconda volta. Introdotto dal suddetto prologo, in una sottilissima alchimia tra equilibri e dosaggi,  prende e restituisce vita un racconto dove la precisione dell'intelaiatura drammaturgica  e la sua incarnazione interpretativa si sostengono vicendevolmente. Queste garantiscono  quella sobrietà e cristallinità espositiva la cui potenza è già integrata nella natura del testo.  Tale scelta stilistica, respirabile fin dalle prime battute, si sostanzia nel racconto di alcuni passaggi salienti della vita di Emanuele Salce costantemente insapiditi di comicità, dove  l'auto ironia si fonde con il paradosso. Il tema biografico conduttore, contestualizzato nel 1999, ruota intorno alla descrizione da parte di Salce del suo secondo incontro con Amanda, una ragazza australiana conosciuta tempo prima all'aeroporto di Sidney in circostanze "imbarazzanti". Dopo diversi scambi di mail la ragazza, in occasione di un suo viaggio per l'Europa, decide di passare anche a Roma e cogliere così l'occasione di riabbracciare Emanuele e trascorrere due giorni in casa sua. Questi è abituato da tempo ad una vita solitaria che lo ha condotto ossessivamente ad una programmazione della stessa dove l'altro non è contemplato. Si ritrova così a gestire goffamente l'esuberanza di una presenza sensuale ma ingombrante, nel vano tentativo di sottrarla ai curiosi tentacoli dell'ambiente familiare.  Esilarante l'intero racconto della cena di Natale che raggiunge il culmine quando  Amanda chiede a Vittorio Gassman che lavoro facesse. 

Recensione dello spettacolo Nessuno dopo di te in scena a Teatrosophia dal 22 al 27 febbraio 2022

 

 

“When I am laid, am laid in earth, May my wrongs create
No trouble, no trouble in thy breast;
Remember me, remember me, but ah! forget my fate.
Remember me, but ah! forget my fate”. 

 

Henry Purcell - When I am laid in earth (Dido’s Lament) dall’opera Dido and Aeneas

 

Il pubblico è accolto da uno scrosciare d’acqua: una presenza dominante, evocata e riassunta dalla semplice eppure efficace scenografia che caratterizza il palcoscenico, elemento in cui iniziano idealmente a muoversi Mirko (Tommaso Sartori) e Diego (Gabriele Giusti). Che abbiano caratteri molto diversi lo si intuisce subito: tanto uno vi sguazza, ne gode, vi si immerge senza ritegno quanto uno ne è spaventato eppure attratto. La prima volta che i due si “incontrano” è, appunto, al mare: Diego spia e fissa nella sua mente la figura di Mirko, senza da questi essere visto. O, almeno, così crede. Si incrociano nuovamente in un locale gay, poi in una chat. Il loro è un appuntamento mercenario: Mirko fa l’escort. Il loro rapporto sin da subito non è equo: non c’è denaro che, pare, possa trattenere Mirko; non c’è denaro che basti a Diego per ottenere ciò che, in verità, desidera. Eppure continuano a frequentarsi, in una stanza che è gabbia e rifugio: per e da loro stessi. Mirko si inabissa nel piacere, con un passato da cui si fa ancorare al fondo. Diego, dopo aver galleggiato per anni, imparerà a nuotare? La risposta, ancora una volta, sarà nell’acqua.

Recensione dello spettacolo Con il naso in su in scena al Teatro Trastevere dal 17 al 20 febbraio 2022

 

Quante volte camminando per strada posiamo distrattamente lo sguardo su qualche clochard, scansandolo accuratamente come qualcosa di completamente altro da noi…Dimentichiamo troppo spesso che dietro quell’aspetto sudicio, malandato, maleodorante, si celano esseri umani le cui vite, un tempo, non erano così dissimili dalle nostre tranquille esistenze. Così ci accade nell’incontro col protagonista del nostro spettacolo, Nino, ricoperto di stracci, impregnato di odore di alcool, rintanato nel suo rifugio costruito con materiali rimediati, divenuti tutte le sue certezze. Nell’immediato Nino è fastidioso, ripugna, poi però inizia a ripercorrere i momenti salienti della sua esistenza, partendo dall’infanzia. Con stupore, ci accorgiamo che il vissuto di Nino può combaciare col nostro: parla con marcato accento meridionale, desunto dalla madre, la tipica matrona del Sud che controlla le giornate dei figli, con la nevrosi della congestione e dei pericoli insiti nelle sudate. Attraverso la sua narrazione sviscerata a Marco, un ragazzo che supera i pregiudizi e diventa suo amico, riviviamo uno spaccato di storia contemporanea che inanella eventi salienti degli ultimi 40 anni: l’incidente alla centrale nucleare di Cernobyl, la stagione degli attentati conclusasi nel 1992, il rigore fuori rete di Roberto Baggio del 1994, l’Italia del karaoke di Fiorello che per una sera regalava celebrità a persone comuni, l’attentato alle Torri gemelle del 2001. Ma il tempo si interrompe bruscamente nel 2009 agli alloggi universitari della città de L’Aquila, dove Nino risiedeva per studiare; la notte in cui crollarono per il terremoto che da mesi condizionava le loro giornate, suo fratello Luca si trovava con lui.

Recensione dello spettacolo Benji Adult Child-Dead Child di Claire Dowie, in scena all’Argot Studio dal 17 al 20 febbraio 2022

 

 “Non puoi dire di aver bisogno dell'amore come un bambino. Non puoi dirlo perché sei un adulto”

 

Una sedia pieghevole e un’attrice. La luce accesa che acceca il pubblico, volutamente non spenta, come scelta registica. In una sola stanza un personaggio, tanti personaggi, una storia da raccontare, all’interno di una scatola asfissiante, nera come le pareti dell’Argot Studio. Il testo originale si chiama Adult Child-Dead Child di Claire Dowie, una scrittrice-attrice, una delle figure più anticonformiste del teatro contemporaneo e fra le più acclamate della scena londinese, esponente dello Stand-up theatre che opera nel circuito dei teatri alternativi di Londra, come pub e piccole sale. Benji, con la traduzione di Anna Parnanzini e Maggie Rose, è l’alter ego di una bambina strana della quale non sappiamo il nome, privata dell’affetto dei genitori perché diversa: “Niente è fuori posto, tranne me”, dirà la protagonista. Il nome è quello di una amica immaginaria che lei stessa ha creato compensando la solitudine, aggrappandosi all’osservazione quasi paranoica di particolari e piccole cose, alla ricerca di altri “da soli”, come la vicina di casa, Lady, l’unica a darle attenzione insieme al cane e della quale non sappiamo nemmeno il nome reale. 

Logoteatroterapia

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

Newsletter

Iscriviti alla nostra newsletter per scoprire gli sconti sugli spettacoli teatrali riservati ai nostri lettori

Search