Domenica, 24 Novembre 2024
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Recensione dello spettacolo Il Dio bambino in scena al Teatro Ambra Jovinelli dal 26 al 30 aprile 2023

 

Siamo di fronte a uno dei testi drammaturgici meno noti del felice sodalizio artistico di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, che in realtà ci lascia subito sorpresi: non ritroviamo la consueta sagace satira sociale e politica dei due geni fustigatori del conformismo e del banale qualunquismo di massa, ma un tema inedito per la loro produzione. Si tratta di una storia di un amore che sopravvive alle intemperie dell’esistenza, una storia reale fatta di egoismo, di tradimenti, di ripicche, d’immaturità, ma che alla fine porta ad una riscoperta dell’uno verso l’altro e ad una crescita di entrambi. La cifra stilistica dei due autori rimane però inalterata: sarcasmo e ironia pungente conditi da una spruzzata di cinismo, minimo, ma immancabile. È narrata dal punto di vista di lui a cui fa da contraltare una lei, spesso speculare nei comportamenti, per cui non esiste una vittima o un carnefice, esiste un incontro tra un uomo e una donna declinato in tutte le sue implicazioni e complicazioni. Nel monologo è Fabio Troiano a dare voce a tutti i protagonisti presenti in scena, interpretando svariati personaggi senza allentare mai l’attenzione del pubblico presente in sala. Il tono di voce è perfettamente modulato sull’emotività del momento e sulle riflessioni estemporanee.

Recensione di ‘Orfeo ed Euridice’ di Christoph Willibald Gluck in scena al Teatro Verdi di Trieste dal 14 al 23 aprile 2023

 

Il teatro Verdi di Trieste ha messo in campo due compagnie per  ‘Orfeo ed Euridice’ di Gluck. La seconda compagnia allinea, accanto ad Olga Dyadiv, Amore in tutte le repliche, Michela Guarrera come Orfeo e Chiara Notarnicola come Euridice. Con due interpreti giovani e sicuramente meno carismatiche di Barcellona ed Iniesta , la regia di Igor Pison, che trasporta la vicenda ai nostri giorni trasformando il poeta in una  rockstar ha evidenziato ancor di più i  suoi marcati limiti .

La vicenda risulta sconclusionata,  l’azione statica e la narrazione vive momenti discontinui, nei quali la sensazione  è di un palcoscenico vuoto senza ragione .  Il giudizio sulle scene di Nicola Reichert rimane incerto, mentre è ampiamente negativo quello sui costumi di Manuela Paladin esageratamente grotteschi e caricaturali.

Le  coreografie di Lukas Zuschlag, eseguite dai solisti del corpo di ballo della Sng Opera in Balet Ljubljana, risultano avulse dalla vicenda e prive di coinvolgimento. Dal  punto visivo  l’allestimento, in assenza di  grosse personalità in palcoscenico, manca quindi gli obiettivi.

Recensione dello spettacolo Il mago di Oz in scena al teatro Brancaccio dal 7 al 30 aprile 2023

 

Conteporary Circus & musical, ovvero quando la potenza del circo contemporaneo si lascia avvolgere dalla fluidità del musical: il pubblico apprezza e si lascia coinvolgere. Stiamo parlando de “Il mago di Oz” in scena la teatro Brancaccio di Roma. Riproposizione del celebre romanzo del 1900 scritto da L. Frank Baum, per la regia di Maxim Romanov che vede in scena 25 fra attori, cantanti, acrobati, equilibristi, danzatori e illusionisti.

Completamente recitato in inglese, sottotitolato nei dialoghi ma non nel cantato, lo spettacolo comincia subito con un ritmo incalzante. La giovanissima Anastasia Dyatlova veste bene i panni di Dorothy con un’interpretazione sicura e puntuale, superando a pieni voti l’esame della celebre “Over the Rainbow”. Da sottolineare la prorompente interpretazione di Vladimir Dybskiy nel ruolo di Goodwin. Tirando le somme la compagnia russa della Romanov Arena appare ben coesa sul palco, ma un po’ timida nel rompere la quarta parete. Le incursioni in platea sono apprezzabili ma solo nel finale riescono ad andare veramente a segno. Il recitato e il cantato vengono ben trasportati dalle musiche originali di Andrei Zubets. 

Recensione dello spettacolo Le relazioni pericolose in scena al Teatro Vascello dal 18 al 23 aprile 2023

 

Le luci si accendono nella sala del teatro. Gli attori, inguainati in tute elettriche da schermidore, si inchinano con gesti misurati; l’obiettivo è quello di colpire l’avversario con la punta dell’arma prima che l’avversario colpisca per primo. Quindi, è necessario avere una buona agilità nella manipolazione dello strumento per raggiungere l’obiettivo prima dell’altro e segnare più punti di quest’ultimo. Il palco è un’arena, i corpi degli attori – nei costumi che fanno corrispondere all’universo militare quello nobiliare – sono le pedine di un gioco pericoloso, che si mostra nella metafora di un duello di scherma. L’eco ripetuto 4 volte delle parole di René Girard «l’Uomo diventa veramente Uomo solo nella Guerra» sono il preludio funesto di un conflitto senza vincitore alcuno. Ora, due giovani dal volto mascherato si fronteggiano nell’inevitabilità dello scontro, i fioretti entrano in collisione, gli slanci del corpo ne assestano i violenti colpi, creando una risonanza materica agli elementi testuali recitati. Nessuna emozione, solo la razionalità algida di chi ha raggiunto il suo scopo, attraverso una strategia calcolata nei minimi dettagli, gettano il guanto di sfida prima di ritenere la partita conclusa, la guerra vinta.

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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