Recensione dello spettacolo “La fabbrica degli stronzi”, in scena al Teatro Quarticciolo il 13 ed il 14 Gennaio 2024.
Tre giovani personaggi vestiti del colore del lutto; un quarto si mostra come un corpo disteso su una barella. La comune colorazione dei capelli lascia intendere un vincolo, ma la tinta è malamente impiastrata. Le prime scene, in cui i giovani si affannano goffamente a comporre la salma, strizzano l'occhio ad un umorismo nerissimo e scorretto. La drammaturgia procede invece su altri territori, evolvendo verso un flusso della memoria che ha un gusto più amaro che acido.
Tre figli davanti al corpo della madre da seppellire. Lucy (Luciana Maniaci) Tom (Tommaso Bianco) e Fra (Francesco d’Amore) enumerano ricordi che non riescono a far collimare, così come nella loro vita non hanno collimato mai aspettative e risultati. Il loro dialogo è una enumerazione di fallimenti: amori persi per futili motivi, velleità artistiche lasciate andare, frustrazione e malattie psicosomatiche. Tutto davanti ad un cadavere che però non è inerte e ad una madre che, sollevandosi dalla posizione supina, ribatte alle accuse colpo su colpo.
La fabbrica degli stronzi inverte il punto di vista del classico processo all’istituzione genitoriale. Lo spunto proviene dichiaratamente dal saggio di Daniele Giglioli “Critica della vittima. Un esperimento con l’etica”, in cui l’autore identifica nella vittima la nuova protagonista della società attuale. Il vittimismo come alibi sempre valido, come passepartout per ogni inadeguatezza. “Ho fatto quello che potevo” è il leit motiv con cui i protagonisti giustificano l’incompiutezza del loro agire.
Agli occhi di chi vi scrive però, al termine dello spettacolo, turbato dalla incombente presenza della madre, ben resa dalla spigolosa fisicità di Maurizio Sguotti, straniato dall’evanescenza della figura di un padre inconsistente, non rimane un’idea di univocità di colpa, ma, forse per solidarietà, permane verso i giovani irrisolti un incrollabile senso di tenerezza. Il Moloch materno rimane inevitabilmente ingombrante e incompatibile con la dimensione del feretro in cui i figli lo vorrebbero rinchiudere.
Lo spettacolo nasce da una collaborazione tra le compagnie Maniaci d'amore (Luciana Maniaci e Francesco d’Amore) e la ligure Kronoteatro. È l'approccio psicologico a prevalere nel copione, direttamente derivante dal campo di interessi degli autori, la cui formazione è ben visibile nella proprietà e nell’approfondimento con cui vengono narrate le dinamiche. L’originalità di quest’ultime inoltre induce a una doverosa riflessione, innanzitutto su sé stessi.
Allo spessore del testo però non corrisponde con pari forza la costruzione drammaturgica. La scansione ritmica è cadenzata; prolungate pause rallentano il flusso emotivo, lasciando cadere il pathos. Analisi che stordisce il ragionamento, ma smuove assai meno l’emozione. La potenza dei concetti c’è tutta. Forse ci vuole più teatro.
Valter Chiappa
16 Gennaio 2024
INFORMAZIONI
dal 13 al 14 Gennaio 2024
Teatro Biblioteca Quarticciolo
LA FABBRICA DEGLI STRONZI
Drammaturgia: Francesco d’Amore e Luciana Maniaci
con: Tommaso Bianco, Francesco d’Amore, Luciana Maniaci, Maurizio Sguotti
Regia di Maniaci d'Amore e Kronoteatro
Scene e costumi: Francesca Marsella
Luci: Alex Nesti