Domenica, 24 Novembre 2024
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Intensa edizione del capolavoro belliniano al Verdi

Recensione de I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini in scena al Teatro Verdi di Trieste dal 24 febbraio al 5 marzo 2023

 

‘I Capuleti e i Montecchi’ era un titolo popolarissimo a Trieste a metà dell’Ottocento : venne allestito ben sette volte  in poco più di venti anni, dal 1831 al 1853. Poi un lungo oblio, interrotto da una ripresa nel 1974 con un cast che vedeva una luminosissima Ricciarelli nel ruolo di Giulietta ed il troppo poco ricordato tenore Veriano Luchetti come Romeo, secondo un costume oggi abbandonato di affidare la parte ad una voce maschile invece che al registro mezzosopranile.

A quasi cinquanta’anni  il titolo finalmente ritorna al Verdi, in un  allestimento noto, che vede il coinvolgimento della fondazione Arena di Verona, il Teatro La Fenice e la Greek National Opera.

La regia di Arnaud Bernard presenta una lettura  che potremmo definire metateatrale, piuttosto originale, anche se non del tutto inedita:l’opera viene ambientata in un Museo in ristrutturazione. I personaggi escono dai quadri, si muovono con movimenti  forzati, plateali, che ripropongono i gesti delle  figure che popolano i dipinti di Hayez, vere icone pittoriche ai tempi di Bellini.

Recensione dello spettacolo “Partenza in salite” in scena a teatro dell’Auditorium alla fratta a San Daniele del Friuli il 17 febbraio 2023

 

Corrado e Camilla Tedeschi in un piacevole testo, fra paure e battibecchi

 

Corrado Tedeschi  è un nome di grande popolarità, tanto che la sua entrata in scena viene accompagnata da un applauso dal pubblico dell’Auditorium alla Fratta a San Daniele del Friuli, più televisiva che teatrale, nonostante gli oltre venti anni di frequentazione assidua dei principali palcoscenici italiani.

Conscio dell’affetto del pubblico, mette in scena sé stesso, come spiega alla fine della serata: il protagonista è un attore di successo, un po’avanti con gli anni ma non ancora vecchio, con una figlia trascurata e rancorosa che ritrova per delle lezioni di guida, una moglie  presto abbandonata, tante fidanzate, l’ultima una ballerina brasiliana, un bugiardo seriale, eterno peter pan. Ma anche un uomo chiamato a fare i conti con una malattia, una operazione, ansie, preoccupazioni.

Poteva venirne fuori un polpettone melenso, una specie di telenovela stucchevole per offrire al genitore famoso  una riabilitazione morale, invece è un lavoro grazioso, delicato, che non assolve e non condanna nessuno, piacevolmente onesto e cinico,  con un buon testo che cerca di mettere a confronto l’educazione di facciata, formale e stucchevole del padre con  la ruvida comunicazione non sempre verbale della figlia. Un viaggio  insieme che solidifica un rapporto che non si era mai rotto, ma che  accanto a delle gustose, ma mai scontate, risate, offre momenti di melanconia ed un finale che guarda al futuro.

Recensione di ‘Magazzino 18’ di  Cristicchi  in scena al Teatro Rossetti di Trieste dal 9 al 12 febbraio 2023

 

Intensa edizione del lavoro sull’esodo forzato dei Giuliani Dalmati 

 

Esistono messe in scena che in un dato momento ed in uno specifico luogo assumono un significato particolare. ‘Magazzino 18’ è uno di questi.

 Lo spettacolo è nato dopo una visita che Simone Cristicchi fece all’omonimo spazio all’interno del Porto Vecchio di Trieste che conservava le testimonianze di una quotidianità rapita agli esuli italiani, strappati dalla loro casa, da una vita spesso umile e sempre di grande fatica, costretti ad una diaspora su cui si taceva vergognosamente, sicuramente dolorosa e violenta, anche se meno allucinante del destino degli infoibati, lasciati rantolare nel fondo di una buca carsica, condannati per la colpa grave di esistere, spesso avvolti nel filo spinato ruggine ed aguzzo e, quel che forse è peggio, seppelliti da un velo di ignobile silenzio delle istituzioni e degli intellettuali che per decenni seppero girarsi dall’altra parte con una indifferenza che ha dilaniato la nostra fiducia nella volontà di verità.

Il debutto, all’apertura della stagione 2013-14, fu preceduto da polemiche, contestazioni, dichiarazioni stampa e prese di posizione. Nessuno aveva ancora visto nulla, ma tutti avevano da ridire.

A fine spettacolo il pubblico, tutto concorde, esplose in una autentica ovazione, un grido liberatorio che pareva celebrare, oltre alla bravura dell’interprete, il coraggio di riprendersi la propria storia, senza schieramenti partitici, ma con la consapevolezza del valore politico della Cultura.

Recensione dello spettacolo La storia, in scena al Teatro Vascello dall’8 al 19 Febbraio 2023

 

Ci sono opere che si rivolgono all’intelletto ed altre che parlano direttamente al cuore.

Quando, nel 1974, “La storia” divenne un caso letterario con le sue 800.000 copie vendute in un anno, il romanzo ricevette critiche da più fronti, compreso quella particolarmente sferzante - ed amara per l’autrice -dell’amico Pier Paolo Pasolini. Quello che principalmente si imputò ad Elsa Morante fu appunto un’eccessiva pateticità, peraltro esplicitamente indirizzata non alla comunità intellettuale, ma al grande pubblico (per volontà della scrittrice il romanzo uscì direttamente in edizione economica). Qualcuno parlò di “retorica della disperazione”. In una lettera pubblicata da “Il manifesto” si parla addirittura di “scrittori reazionari” e “bamboleggianti nipotini di De Amicis”. Fra coloro che sostennero la Morante, ci sembra opportuno ricordare Anna Maria Ortese, che in una lettera privata le scrisse “Non so di strutture e di altro. So di emozioni. Queste sole dicono che in un racconto, o in una letteratura, è passata la vita. E solo la vita - a umiliazione dei critici - è forma”.

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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