Domenica, 24 Novembre 2024
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Recensione de Il malato immaginario in scena al Teatro Prati di Roma dal 14 aprile al 4 giugno 2023 

 

Nel 1673, Jean Baptiste Poquelin, meglio noto come Molière, mette in scena l'ultima delle sue più note  commedie, cioè Il malato immaginario: testo rimasto nella leggenda non solo per diventare la satira per eccellenza nei confronti di ipocondriaci e medici incapaci, ma anche perché il celebre autore morì in scena mentre interpretava il ruolo del protagonista. 

Nei secoli, molti registi e attori hanno omaggiato e ridato vita alla commedia di Molière. Solo per  citarne alcuni: André Ruth Shammah, Peppino de Filippo, Paolo Bonacelli, Alberto Sordi, Emilio  Solfrizzi, Aldo Giuffrè. Dal 14 aprile, al Teatro Prati di Roma, anche Fabio Gravina ha portato sulle  scene un suo adattamento dell'opera. La trama è fedele all'originale: vi consigliamo di leggerla, qualora non l'aveste fatto, poiché è un vero  classico del Teatro. 

Nell'adattamento di Gravina vediamo subito delle novità. In primis l'arredamento. La scenografia di Francesco De Summa ci porta non nel seicentesco passato francese, ma ad un liberty italiano, quasi  anni '30. Si capisce subito che non è una – perdonate il termine – “scenografia pigra”, cioè messa lì  perché la ricerca era complicata. C'è un'armonia da seguire. Anche i costumi, infatti, si adattano bene  allo stile delle scene. Esempio ci viene donato, oltre che alla divisa militare di Bernardo (Iannone), con  i suoi stivali quasi tipici di una prima milizia fascista; anche dalle gonne delle protagoniste e alle  ballerine della giovane Angelica (Religioso).

Recensione dello spettacolo L’attimo fuggente in scena al Teatro Sala Umberto dal 9 al 14 maggio 2023

 

Portare in scena un classico tra i più acclamati della storia della cinematografia mondiale come “L’attimo fuggente” non è una passeggiata: la sceneggiatura originale di Tom Schulman, infatti, è stata scritta appositamente per il lungometraggio e ha dato vita a un vero cult. Adattare un testo del genere per il teatro non solo è un’ardua impresa ma anche una grande responsabilità. È innegabile, infatti, come la transizione di un’opera cinematografica sul palcoscenico possa essere difficile da digerire per lo spettatore, soprattutto quando questa riguarda un evergreen. 

Di fronte a tale operazione, però, il regista Marco Iacomelli non si è tirato indietro e ha dimostrato che sono le sfide impossibili quelle da cui si può ottenere di più e con una maggiore soddisfazione. Partendo dalla sceneggiatura nuda e cruda, senza passare dal film diretto da Peter Weir, Iacomelli ha deciso di riportare in auge quel Carpe diem a tanti così caro: ha ridotto a sei sedie la scenografia, ha tagliato le scene poco funzionali alla trama principale, e così ha focalizzato l’attenzione sui sei ragazzi, sulla loro amicizia, la loro adolescenza e il loro rapporto con il professor Keating. 

Recensione dello Spettacolo Se tornassi indietro in scena al Teatro Golden dal 3 al 14 maggio 2023

 

“Questa vita, come tu ora la vivi e l'hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte.    L'eterna clessidra dell'esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!»

(Friedrich Wilhelm Nietzsche, La gaia scienza, aforisma 341.)

 

È possibile vivere una vita senza rimpianti né rimorsi? Forse sì, a patto di viverla due volte. 

"Se tornassi indietro", in scena al Teatro Golden di Roma dal 3 al 14 maggio, è una commedia esilarante, leggera e romantica, sugli intramontabili e universali concetti del Tempo, dell’Amore e (del senso) della Vita.

Il pretesto narrativo, né insolito né originale ma semplice ed efficace, è quello di un matrimonio sull’orlo di una crisi: una giovane coppia sposata e con un figlio piccolo, perfettamente calata in una scenografia che proietta lo spettatore nella loro abitazione moderna, ripercorre tutto il repertorio dei cliché di una convivenza matrimoniale. Alex, un emozionato Emanuele Propizio al suo primo esordio a teatro, è un marito distratto e con la testa tra le nuvole. Le doti canore e musicali dell’attore fanno subito gioco al contesto scenico che si trasforma in una sala prove dove l’artista, seduto di fronte alla tastiera di un pianoforte, cerca l’ispirazione per il suo singolo “Peli”. Il flusso creativo sarà presto interrotto da Silvia, una splendida e credibile Irene de Matteis nei panni della moglie che, appena rientrata, lo accusa di negligenza e lo addita di essere superficiale e assente. La prima scena scorre così come su un ring, con colpi e contraccolpi inferti a ritmo di iperboliche e tragicomiche discussioni familiari, rivendicazioni, recriminazioni, rimorsi e rimpianti: è il 7 maggio del 2019, il loro quinto anniversario di sposalizio – ma Alex, giunto a un punto di non ritorno, è convinto di volersi separare e all’indomani andrà certamente via di casa. Succederà davvero? 

Recensione spettacolo VERSO HYDE, di Alessandro Beghini e Beatrice Mencarini. Con Jonathan Lazzini. Regia di Alessandro Beghini. In scena al Teatro Spazio 18b dal 4 al 7 maggio 2023

 

Quanto dura un urlo straziato, una corsa disperata o un salto nel vuoto ? Pochi istanti, esattamente come il tempo che precede la morte. Mr Hyde riempie quell'ultimo sospiro di quella rabbia e fierezza di chi non ha ancora detto tutto, di chi per la prima volta, dopo aver aspettato una vita, afferma, anzi impone il proprio esserci. Il non detto di una intera esistenza trascorsa all'ombra di qualcuno ora diviene corporeità e parola espressi con quella rabbia di chi è stato vissuto come il fratello cattivo: quello da nascondere, da disconoscere e di cui vergognarsi. “ Sarebbe bastato poco, solo esistere, essere ascoltati" è quanto reclama Hyde accusando tutti noi, e non solo Jekyll, di essere stati affascinati solo dall’ immediatamente visibile, ovvero da ciò che fosse in linea con il nostro “ordinato ordine di idee” e non ci obbligasse a guardarci troppo nel profondo. Dr. Jeckyll non ci crea turbamento. Mr Hyde si. Egli ora ci obbliga a guardarlo: accettando lui accogliamo anche le nostre brutture, perchè solo grazie a queste è possibile godere poi con pienezza dei nostri aspetti migliori. Non c’ è tempo e forse nemmeno voglia di farsi conoscere. Quell'ultimo afflato non deve esser sprecato ma utilizzato per sbatterci in faccia tutto ciò che non siamo stati, in un istante prima di sbattere la porta, in un addio che non prevede repliche.  

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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