Domenica, 20 Aprile 2025
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Recensione delle mostre Altro Rinascimento. Il giovane Filippo Lippi e la Madonna di Tarquinia e Giovanni da Rimini. Passato e presente di un’opera, ospitate presso le Gallerie Nazionali d’Arte Antica Barberini Corsini dal 17 novembre 2017 al 18 febbraio 2018

 

Le Gallerie Nazionali d’Arte Antica Barberini Corsini inaugurano due mostre che permetteranno al visitatore di approfondire alcuni autori e capolavori sicuramente meno noti di Giuditta e Oloferne di Caravaggio, de La Fornarina di Raffaello o del presunto Ritratto di Beatrice Cenci attribuito a Guido Reni ma di grande interesse e sicuro fascino.

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Recensione delle mostra Treasures from the wreck of the unbelievable ospitata presso Palazzo Grassi – Punta delle Dogana, Venezia dal 9 aprile al 3 dicembre 2017

 

Da qualche parte tra menzogne ​​e verità sta la verità.

È questa la frase che accoglie i visitatori a Punta della Dogana, appena entrati nella nuova esposizione dell’artista inglese Damien Hirst. Estesa fino alla sede di Palazzo Grassi, la mostra è un evento senza precedenti che occupa 5.000 metri quadrati ed espone oltre 180 oggetti.

Un percorso di tale portata non si era mai visto: dieci anni di gestazione, quattro mesi di allestimento, costi di produzione milionari. Il tutto per narrare la storia dell’antico naufragio della grande nave ‘Unbelievable’ (Apistos il nome originale in greco antico) ed esibire il prezioso carico riscoperto nel 2008 sulle coste orientali dell’Africa: l’imponente collezione sembra sia appartenuta al liberto Aulus Calidius Amotan, conosciuto come Cif Amotan II. O, almeno, questo è ciò che ci racconta Hirst. E in effetti visitando le due sedi ci si trova di fronte a centinaia di oggetti chiaramente ritrovati in fondo al mare. A palazzo Grassi si è accolti dalla statua gigante di un demone senza testa alta quasi 4 metri e il viaggio continua tra presunti reperti, più o meno antichi: monete perfettamente catalogate, bronzi, teste di medusa, enormi statue che rappresentano miti greci, un’intera stanza con disegni “leonardeschi” che illustrano molti degli oggetti, ci sono tra gli altri anche Topolino, l’orso Balù, e i Tranformers. Sì, non avete letto male!

Perché la vera storia della mostra è un’altra: tutto è un enorme fake, dal ritrovamento al singolo oggetto, ogni cosa è stata pensata e inventata da quel geniaccio che è Damien Hirst. L’artista di Bristol ha ricreato il sogno di qualsiasi artista: ritrovare a 2000 anni di distanza un tesoro nascosto nel relitto di una nave.

L’idea sottolinea ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, come Hirst conosca a menadito le strategie della comunicazione che guidano adesso il mondo dell’arte. Così come postulato ormai da tempo da due grandi filosofi, Arthur Danto e George Dicky.

La mostra ha letteralmente diviso critica e stampa, innescando dibattiti e aspre critiche. L’unico ad averla  accolta in maniera entusiastica è il pubblico, che non è mai mancato anzi è sempre in crescita: anche in questo il buon Damien sembra aver imparato la lezione di Benjamin sull’aura. Il progetto è sicuramente innovativo e di impatto, divertente e pieno di spunti, ma alla lunga un po’ noioso: sembra quasi di essere in una piccola Gardaland, dove il visitatore vaga tra enormi giocattoli che puntano soprattutto a destare meraviglia per la loro mole. L’opulenza e il gigantismo però non sono necessariamente sinonimo di qualità, infatti molte opere sembrano poco curate nei dettagli. Questo fa cadere la base da cui parte la mostra: il falso ritrovamento viene facilmente scoperto. Un’esposizione, quindi, che sicuramente rimarrà nella storia: forse non per la sua vera genesi, quella di parlare della morte e della caducità dell’uomo, ma più per essere una sorta di parco giochi per adulti.

 

Marco Baldari

9 novembre 2017

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Reportage dalla 57 Esposizione Internazionale d’Arte, Venezia (Giardini e Arsenale)

13 Maggio – 26 Novembre 2017

 

La 57° edizione della Biennale d’Arte di Venezia, presieduta da Paolo Baratta e curata da Christine Macel è intitolata Viva arte viva: ospita 86 nazioni e 120 artisti, di cui 103 presenti per la prima volta e si pone come obiettivo quello di avere il dialogo e lo scambio al centro della propria indagine. Si ispira all’uomo ed è fatta per l’uomo, che ha nell’arte l’ultimo baluardo all’individualismo e all’indifferenza. Concetti non nuovissimi in realtà, ma che sono chiaramente la base per la lettura delle opere scelte, quasi tutte ispirate da questioni sollevate a partire dagli anni ’60 e che, pur non risultando innovative, provano a dare nuovo slancio a concetti che sono ormai consolidati nella nostra società.

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Recensione della mostra House of Words – The Muse and Seven Black Paintings ospitata presso l’Accademia Nazionale di San Luca dal 27 ottobre 2017 al 3 febbraio 2018

 

Jim Dine può essere considerato autentico patriarca di tutta una generazione di artisti che va dal secolo scorso all’attuale: basti pensare che, insieme ad Allen Kaprow e Bob Whitman, inventò di fatto il concetto di happening e quello di performance artistica.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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