Venerdì, 22 Novembre 2024
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Jim Dine vive a Roma con House of Words – The Muse and Seven Black Paintings

Recensione della mostra House of Words – The Muse and Seven Black Paintings ospitata presso l’Accademia Nazionale di San Luca dal 27 ottobre 2017 al 3 febbraio 2018

 

Jim Dine può essere considerato autentico patriarca di tutta una generazione di artisti che va dal secolo scorso all’attuale: basti pensare che, insieme ad Allen Kaprow e Bob Whitman, inventò di fatto il concetto di happening e quello di performance artistica.

Esponente di spicco della Pop Art e del Neo-Dada, entra oggi a far parte dell’Accademia Nazionale di San Luca – la celeberrima associazione fondata da Federico Zuccari nel lontano 1593 – quasi a ribadire l’assoluta necessità di collegare il passato con il presente per permettere all’Arte di avere un futuro. Ed è in questo senso che va letta la mostra che, dal 27 ottobre 2017 al 3 febbraio 2018 – con ingresso gratuito – viene ospitata in questo nobile spazio: House of Words – The Muse and Seven Black Paintings, infatti, unisce in maniera stupefacente e molto suggestiva l’archetipo universale del mito alla contemporaneità dell’artista, proiettando i suoi versi in una fruizione ancora a venire. Lo fa tramite la riproduzione fuori scala delle delicatissime “Tanagrine”, piccole statuette di terracotta dai movimenti eleganti e mirabilmente velati, scolpite in un legno incredibilmente materico: la fragilità della terracotta viene tradotta in un materiale infinitamente più robusto ma la cui superficie irregolare, spesso solcata da spazi, suggerisce struggente caducità. Le figure così realizzate paiono danzare, circondando un vero e proprio colosso bianco: un autoritratto dell’artista presso cui queste immagini di donna si riuniscono, quasi a perpetuare il loro enigma. Tutto intorno le pareti sono diventate pagina murale sulla quale è stato scritto: ecco l’House of Words, un’invasione di poesie autografe – dal titolo The Flowering Sheets (Poet Singing), come l’installazione del resto - pennellate con il carboncino, qualche parola incisa altre cancellate, che incantano lo sguardo e sembra vogliano spingere lo spettatore a creare egli stesso. Basta, infatti, lasciarsi catturare da una delle opere d’arte e scegliere quale frase o passaggio farà da sfondo alla propria visione per rielaborarne il senso globale.

Altre due stanze ospitano, invece, il ciclo pittorico inedito Black Paintings: sette tele di grande formato concepite nel 2015 e contraddistinte da un uso particolarmente plastico della natura pittorica. Si tratta di A Sign of its Pale Color, Tenderness – Eunice is Gone – Happy. Anew. A parrot at Sunrise – Mad Dog Swimming – The Blood Moon – The History of Screems-Bernini, Damage by a Crack – The Joseph Poem.

L’ingresso di Jim Dine nell’Accademia Nazionale di San Luca sarà ulteriormente sottolineato da una serata-concerto il 7 novembre presso la Chiesa dei Santi Luca e Martina al Foro Romano a partire dalle 18:30. Un’occasione per l’artista di liberare The Flowering Sheets (Poet Singing) dalle pareti, attraverso la sua voce: la stessa che, in maniera ancor più ufficiale, potrà correre tra i vicoli di una Capitale che ha davvero bisogno di contemporaneità.

 

Cristian Pandolfino

27 ottobre 2017

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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