Recensione di Un Flauto magico, in scena al Teatro Verdi di Trieste il 9 e 10 dicembre 2023
Il secondo titolo della stagione lirica e di balletto 2023 24 del Verdi di Trieste è un grande titolo del repertorio mozartiano: ‘Die Zauberflote’, con i dialoghi in italiano.
Una edizione interessante, con diversi punti di forza, alcune criticità e tanti imprevisti.
La parte visiva dello spettacolo è firmata ad Ivan Stefanutti, autore di regia scene e costumi, ben valorizzati dalle luci di Emanuele Agliati.
Gli interpreti sono stati mossi con garbo, pur senza particolari invenzioni, dentro una struttura fissa di sapore orientaleggiante.
Si sprecano simbolismi e riferimenti, alcuni immediati, altri meno comprensibili.
Ci sono piramidi egizie, dragoni cinesi, figure indiane, sagome arabeggianti, figure stile avatar e geni dalla foggia birmana, che trascinano lo spettatore in una dimensione fantastica ed onirica, sicuramente piacevole, anche se non particolarmente effervescente e neanche coinvolgente.
L’orchestra del teatro suona bene, così come il coro riesce a reggere la sfida di una partitura così articolata nonostante un organico certo non abbondante.
Beatrice Venezi sale sul podio proponendo una lettura personale del titolo mozartiano. I ritmi sono serrati, al punto tale che le parti recitate appaiono come delle pause fin troppo dilatate, che frammentano ed allentano la narrazione musicale. Forse cercare un ritmo sonoro anche nella parola e nel ritmo delle frasi sarebbe stato necessario. Senza pretendere veri recitativi, ma cercando di non far perdere l’attenzione su quelle parti che erano state inserite proprio per rendere più scorrevole la vicenda.
Ma quello che soprattutto connota la direzione è la visione drammatica, quasi notturna, del titolo, che già dalle prime note pare rinunciare alla componente giocosa, avventurosa, preferendo mettere in evidenza gli aspetti melanconici, la morale finale che profuma da subito gli accordi, l’inevitabilità degli eventi e la certezza della punizione dei cattivi.
Senza avere il tempo di domandarsi se in tutto questo ci sia lo spazio per un ripensamento, per una domanda su chi sia realmente in errore, soprattutto se le persone si dividano realmente in tutti buoni e tutti cattivi.
In ogni caso, condivisibile o meno che sia la chiave di lettura, il lavoro fatto dalla direttrice ha una sua organicità, viene apprezzato dal pubblico e comunque stimola il dibattito.
Doti importanti e non così comuni.
Passando alle voci, dobbiamo ricordare che su questa produzione si sono abbattuti imprevisti a raffica.
Attorno a Pamina c’è stato un gran traffico. Era prevista Caterina Sala, che doveva essere la punta di diamante della compagnia, ma non ha potuto raggiungere la produzione. La sua sostituta, che proviene da una versione in un’ora dell’opera, prodotta soprattutto per le scuole, all’ultimo è stata inserita nella seconda compagnia . La cantante della seconda compagine, che sostanzialmente con quella aveva fatto le prove, si è trovata all’ultimo a condividere il palcoscenico con i colleghi della prima compagnia.
La Regina della Notte avrebbe dovuto essere Olga Dyadiv, ma anche in questo caso è stata sostituita ed è arrivato un altro soprano.
Infine Papagena non è quella originariamente annunciata.
Un autentico salto ad ostacoli per un’ opera che regge su duetti, pezzi di insieme e pezzi solistici che raramente sono solitari.
Ancora una considerazione sul cast, probabilmente antipopolare ma non trascurabile: se si prepara un nuovo testo in italiano, veramente un teatro non riesce a trovare un interprete madrelingua, per i ruoli minori, che sono meno impegnative vocalmente? Ovvio che se c’è una fuoriclasse come Regina della notte, poco importa se a fronte di acuti e sovracuti inattaccabili non si capisce bene cosa dica. Ma se si tratta di ruoli principalmente declamati il discorso cade. In questo caso i cantanti si sono impegnati in maniera superlativa, hanno cercato di rendere comprensibile ogni frase. Che però ci siano riusciti è tutt’altro discorso. Quindi forse la riflessione era da fare al momento della scelta degli interpreti. Soprattutto perché probabilmente è la prima volta che a Trieste sulle pagine cantate in tedesco viene inserito un testo in italiano e questo andava valorizzato.
Nel cast brillano anche alcuni artisti del coro, affidabili e coinvolgenti anche come solisti nella parte degli schiavi: Gianluca Di Canito, Luigi Silvestre, Massimo Marsi e Francesco Paccorini.
Caterina Trevisan, Francesca Clemente, Marina Lombardi sono i tre geni, affidabili vocalmente e sicuri scenicamente.
L’ Oratore di Liu Ytian risolve la parte meglio vocalmente che scenicamente, ma certo non per mancanza di impegno o determinazione.
Funzionali nelle parti di Sacerdote ed armigero Viktor Shevchenko e Gianluca Moro.
Marcello Nardis e’ un Monostatos che dovrebbe lavorare sui volumi vocali, ma che si muove con perizia.
Di grande efficacia, sia vocalmente che scenicamente, le tre dame, trasformate in una specie di avatar: la bravaFrancesca Bruni , Eleonora Filipponi, che mette in risalto una vocalità brunita e ricca di personalità ed Antonella Colaianni, che già il pubblico triestino aveva apprezzato.
Molto piacevole, soprattutto nella caratterizzazione della vecchia, la Papagena di Chiara Maria Fiorani, la cui voce garbata non sempre, però, ha il giusto peso.
Presente in entrambe le compagnie e sostanzialmente sempre in scena il Papageno di Vincenzo Nizzardo, la cui voce in questi anni è in continua crescita. Un colore appropriato, una estensione ampia e sostenuta da fiati ampi, una brillante capacità scenica, acuti sicuri, una figura elegante, gli permettono di plasmare un personaggio decisamente riuscito, divertente, ma anche capace di momenti di profonda autenticità .
Il ruolo di Sarastro trova due validi interpreti in Alessio Cacciamani ed Alessandro Ravasio, che hanno dato alla figura un tratto di compostezza formale ed una vocalità non troppo scura, caratterizzata da acuti sicuri e buon fraseggio .
Il Flauto magico deve molto del suo fascino alla figura della Regina della notte: Astrifiamante appare un paio di volte nell’opera, infila due arie difficilissime vocalmente, che non richiedono solo di raggiungere con sicurezza delle note altissime, ma anche un suono purissimo, lunare, che non abbia cedimenti e che permetta alla musica di consegnare il personaggio ad una dimensione metafisica, diversa da quella degli altri che si muovono in scena. Mozart ha scelto di non approfondire il personaggio, ma al tempo stesso ha saputo raccontare il fascino del male, la tentazione dell’invidia e della rivalità attraverso la pirotecnia di quelle note.
Purtroppo a Trieste, dove peraltro alla povera regina veniva fatto indossare un costume che avrebbe entusiasmato Platinette ad inizio carriera, l’obiettivo è stato colto parzialmente. Se Nicole Wacker, inserita nella seconda compagnia, è corretta e godibile, pur senza essere stratosferica, Letizia Bertoldi, nella recita cui abbiamo assistito, è apparsa inadatta al ruolo, con note stridenti ed una vocalità insoddisfacente. Potrebbe essere stata una giornata meno fortunata, come capita a tutti, oppure un momento di tensione, comprensibile in una giovane interprete, che comunque ha la parte in repertorio da tempo.
Veniamo alla coppia dei protagonisti.
Paolo Nevi offre una prova ancora più convincente della recente ‘Manon Lescaut’, nella quale si era distinto per correttezza tecnica e bellezza del suono. La voce ha un colore luminoso, un centro solido, acuti potenti , fiati ampi nonostante una annunciata indisposizione che non ha assolutamente pregiudicato una prova ampiamente positiva , peraltro rafforzata da una notevole capacità di interpretazione.
Andrea Schifaudo ha vestito lo stesso ruolo nella seconda compagnia , ottenendo un meritato consenso. Nel corso dello spettacolo il suo personaggio ha acquisito sicurezza, ha mostrato una buona gamma di sfumature, non ha lesinato negli acuti, ha evitato forzature ed ha dimostrato ancora una volta che siamo davanti ad un cantante in continua crescita, che sa affrontare da professionista affidabile anche delle situazioni complesse come il cambio di Pamina, che nel suo caso era Patricia Daniela Fodor, giovane soprano che passava dagli spazi raccolti del ridotto a quelli ampi della sala principale . Il materiale vocale offre motivi di interesse, anche se, al di là dell’emozione del debutto che potrebbe aver condizionato la prova, è necessario un lavoro su volumi ed impostazione del personaggio, che appare da subito come una femme fatal, certamente accattivante scenicamente, ma priva di quel senso del viaggio iniziatico che motiva tutta l’opera.
Una scoperta interessantissima, invece, la Pamina di Darija Augustan: voce notevolissima innanzitutto per la bellezza del colore, centro solido, acuti brillanti e sicuri, fiati notevoli, sicura nelle agilità, una tavolozza amplissima di colori, che le permettono di tratteggiare tutte le sfumature di una ingenua fanciulla che pian piano cresce, si stacca dalla madre, scopre i sentimenti, acquisisce capacità critiche, sceglie l’amore, diviene adulta.
Alla fine applausi per tutti, con numerosissime chiamate al proscenio, e particolari consensi per la Venezi e, nella prima compagnia , per Augustan e Nevi e per la Wacker nella seconda.
Gianluca Macovez
14 dicembre 2023
informazioni
DIE ZAUBERFLÖTE di Wolfgang Amadeus Mozart
Opera tedesca in due atti su libretto di Emanuel Schikaneder
Nuova versione dei dialoghi in italiano a cura di Stefano Simone Pintor
Maestro Concertatore e Direttore
BEATRICE VENEZI
Regia, scene e costumi
IVAN STEFANUTTI
Light Designer
EMANUELE AGLIATI
Maestro del Coro
PAOLO LONGO
Coproduzione Teatri di Opera Lombardia, Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, Opera Carolina
Personaggi e interpreti
Pamina
DARIJA AUGUŠTAN (7, 10, 15, 17/XII) /PATRICIA DANIELA FODOR (9, 16 /XII)
Tamino
PAOLO NEVI (7, 10, 15, 17/XII) /ANDREA SCHIFAUDO (9, 16 /XII)
Sarastro
ALESSIO CACCIAMANI (7, 10, 15, 17/XII) / ALESSANDRO RAVASIO(9, 16 /XII)
La regina della notte
LETIZIA BERTOLDI (7, 10, 15, 17/XII)/ NICOLE WACKER (9, 16 /XII)
Papageno
VINCENZO NIZZARDO
Papagena
CHIARA MARIA FIORANI
Monostatos
MARCELLO NARDIS
Oratore
LIU YTIAN
Primo sacerdote/secondo armigero
VIKTOR SHEVCHENKO
Secondo sacerdote/primo armigero
GIANLUCA MORO
Prima dama
FRANCESCA BRUNI
Seconda dama
ELEONORA FILIPPONI
Terza dama
ANTONELLA COLAIANNI
Tre geni
CATERINA TREVISAN, FRANCESCA CLEMENTE, MARINA LOMBARDI
Primo schiavo
GIANLUCA DI CANITO
Secondo schiavo
LUIGI SILVESTRE
Secondo schiavo
MASSIMO MARSI
Terzo schiavo
FRANCESCO PACCORINI
Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste