Recensione dello spettacolo I giganti della montagna, in scena al Teatro Marconi dal 02 Novembre al 10 Dicembre 2023
Si ravvisa un'urgenza nell'allestimento di I giganti della montagna, in scena ancora per una settimana al Teatro Marconi. Non solo la lodevole volontà, espressa in un preambolo del regista Claudio Boccaccini, di inserire nel cartellone testi impegnati e impegnativi a fianco a produzioni di più facile accesso. C’è un messaggio, o un urlo, che scaturisce dalla stessa vicenda storica legata alla scrittura del testo, che in questo adattamento diventa anch’essa teatro.
È noto come I giganti della montagna sia opera incompiuta; la narrazione vuole che il grande girgentino, sul letto di morte, abbia esposto lo svolgimento del quarto atto al figlio Stefano, che ne tentò una ricostruzione. Quella che, secondo questo racconto, dovrebbe essere stata l'ultima battuta scritta da Pirandello di suo pugno, alla fine del terzo atto, viene evidenziata in questo adattamento con una netta cesura. Perché quella battuta suona terribile, soprattutto se spostata dalle labbra di Diamante alla voce ultima di Luigi Pirandello. “Io ho paura! Ho paura!”, grida a gran voce l’attore della Compagnia della Contessa all’arrivo dei Giganti della montagna, mentre il sinistro frastuono dei loro cavalli sovrasta ogni cosa. Sappiamo bene chi fossero, in quegli anni, i Giganti cui Pirandello si riferiva. Ma sappiamo anche che, di qualunque colore siano vestiti, periodicamente altri uomini tornano, servendosi della forza, ad ergersi a loro volta a giganti. Quell’urlo di paura torna allora attuale, perché “chi non capisce può diventare pericoloso”. Quando ci sembra di sentire di nuovo il rimbombo di quel passo è il momento di intervenire.
E a questo si ricollega un'altra istanza emergente dallo spettacolo del Teatro Marconi, che personalmente abbiamo ricavato dalla veemente interpretazione di Silvia Brogi. Ilse, l’attrice protagonista del dramma, dopo aver dilapidato fama e fortuna per portare avanti ad ogni costo la verità del testo in cui crede (la “Favola del figlio cambiato”, la cui rappresentazione fu vietata dal regime), si allontana dal Mago Cotrone che l’ha ospitata e dal rifugio appartato di Villa Scalogna per “recitare tra gli uomini” e, a costo del rischio estremo, decide di voler rappresentare l’amata opera davanti ai temibili Giganti della montagna. Nel personaggio di Cotrone, il demiurgo che crea la realtà ma che, alfine, si è isolato in un contesto protetto, popolato solo da anime candide e prive di ragione, c'è tutta l’amara autocritica di Pirandello per aver sottomesso al desiderio di creare la necessità dell'impegno. Nello spettacolo cui abbiamo assistito è proprio il trasporto interpretativo di Silvia Brogi, contrapposto all’ostentato disincanto del Cutrone di Felice Della Corte, che fa emergere questo invito a scendere in campo, che personalmente leggiamo come sottotesto principale dell’adattamento.
Riguarda gli aspetti meramente tecnici c'è senz’altro da applaudire la regia di Claudio Boccaccini. È noto come I giganti della montagna sia un testo la cui messa in scena è particolarmente ostica, per il numero di personaggi impiegati, per il complesso svolgimento della vicenda, per la oniricità del testo in ampi passi criptico. Eppure il regista riesce nel difficile compito di restituire uno spettacolo coinvolgente e di immediata fruizione. Lo fa certamente avvalendosi con sapienza dei pur semplici strumenti tecnici – luci, sonoro, costumi - messi a sua disposizione. Ma, principalmente, nel suo lavoro si ravvede una organizzazione rigorosa, fatta di quadri scenici accuratamente composti, di caratterizzazioni ben definite, di modulazioni vocali calibrate, di movimenti scenici accuratamente organizzati.
Gli attori, tutti meritevoli della menzione che lasciamo in appendice, sono in possesso di solida tecnica e si adeguano diligenti all’impostazione registica. Quest’ultima però, nella pedissequa applicazione, limita le possibilità espressiva degli stessi interpreti e, soprattutto, finisce, in alcuni momenti, per gravare sullo spettacolo; ad esempio nel lungo monologo della Sgricia, recitato con la cantilenante cadenza imposta alla voce dell’attrice o nella ripetizione ossessiva delle movenze comandate ai Matti. Nel suo Cotrone inoltre, Felice Della Corte aggiunge all’atteggiamento indolente del personaggio una sua personale maniera, facendo risuonare nella cadenza del parlato gli echi di voci partenopee classiche. Si distingue, come già accennato, la Ilse di Silvia Brogi. Come nelle eccellenti interpretazioni, l’attrice insuffla nel suo personaggio, rendendolo non altro ma di più ed inserisce una connotazione assolutamente personale, creando le suggestioni e i messaggi, che precedentemente abbiamo provato a descrivere.
Unica nota negativa della serata lo scarso afflusso nella capiente sala del Teatro Marconi. Questo I giganti della montagna ha molto da mostrare, ma soprattutto da dire. Invitiamo quindi, la prossima settimana, a non perdere le rappresentazioni che rimangono.
Valter Chiappa
4 dicembre 2023
informazioni
Dal 02 Novembre al 10 Dicembre 2023
Teatro Marconi
I GIGANTI DELLA MONTAGNA
di Luigi Pirandello
Adattamento e regia: Claudio Boccaccini
Personaggi e interpreti:
Cotrone, detto il Mago Felice Della Corte
Ilse, detta la Contessa Silvia Brogi
La Sgricia Marina Vitolo
Il Conte Marco Lupi
Cromo Fabio Orlandi
Mara-Mara, Maddalena Titti Cerrone
Battaglia Marco Pratesi
Diamante Andrea Meloni
Quaqueo Anastasia Ulino
Milordino Michele Paccioni
Duccio Doccia Joele Attianese