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Hybris: si riconferma la genialità e la follia di Antonio Rezza anche nel terzo episodio della trilogia
Recensione di Hybris di Antonio Rezza e Flavia Mastrella in scena al Teatro Vascello dal 3 al 14 gennaio 2024
Una porta: l’elemento cardine della drammaturgia di Hybris è questo oggetto onnipresente in scena, essenziale alla rappresentazione al pari di un attore aggiunto. Ha il ruolo di delimitare idealmente gli spazi sul palcoscenico, crea una separazione tra un fuori e un dentro, tra ciò che ci appartiene e non appartiene, suscitando una serie di interrogativi al nostro protagonista Rezza, ma indirettamente a noi pubblico: se non ci fosse stato il dentro, sarebbe esistito il fuori? Sembrano essere in discussione le categorie su cui si struttura la proprietà personale, la nostra economia, la nostra società, ma conoscendo lo stile dell’autore protagonista, non ci meravigliamo affatto vista la sua vocazione anarchica a distruggere tutto ciò che è conformista, banale, consueto, tradizionale e limitante della libertà umana. In un’atmosfera estraniante e delirante, la porta diventa il leit motiv della drammaturgia permettendo al nostro attore di entrare ed uscire da tante situazioni di vita quotidiana, familiare, sociale: con un tale espediente bussa e si introduce nelle vite degli altri personaggi (rigorosamente muti, veniamo a conoscenza di loro dalle battute di Rezza).
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