Recensione di La festa della Repubblica, in scena il 9 ed il 10 maggio 2015 al Teatro Brancaccino
Lo spettacolo, scritto, diretto e interpretato da Giancarlo Nicoletti, rappresenta la difficile quanto comica realtà del mondo. Tutto gira intorno al famoso fascicolo con le prove della trattativa Stato-Mafia custodito da un lontano quanto sconosciuto nipote del Presidente, un giovane studente di filologia, solo al mondo e con una grande carenza di affetto e di amici. Si parte da un giornalista di successo, intellettuale integerrimo ad un primo sguardo, in realtà anche lui costretto a collaborare con i vertici del potere per poter rimanere a galla, e la sua compagna, creatrice di un programma in diretta streaming che affronta i misteri della cronaca nera ancora irrisolti.
A loro si aggiungono tutta una serie di personaggi grotteschi e divertenti, come la moglie di un imprenditore scomparso, accompagnata dal cugino del marito, concorrente presso un talent show per cantanti, suo cugino, un complottista illuminato, due giovani mafiosi poco pratici del mestiere, un’aspirante showgirl e sua madre. Si susseguono intrighi e sotterfugi di ogni tipo pur di arrivare al tanto agognato fascicolo.
Così come nella vita di tutti i giorni a trionfare sono i più potenti anche qui il documento finirà nelle mani dei vertici del potere, che metterà tutto a tacere con un’abile mossa. L’opera mostra come la nostra tanto decantata libertà di stampa, di parola, sia solo una facciata, una maschera che cela ben altre verità, assai più amare. Denuncia sia gli arrivisti, pronti a tutto pur di realizzare i propri sogni, ma anche tutte le persone che si sono sì fatte da sole, ma che si sono vendute successivamente, pur di mantenere il proprio successo. Vediamo anche la dura realtà del meridione, dove regnano le attività illecite, che promettono un futuro sicuro e più semplice alle giovani reclute, ragazzi in cerca di speranza, di un lavoro, di un modo per evadere dalla routine quotidiana. Non mancano nemmeno i programmi pieni di piccole stelle del canto o della danza, i cosiddetti talent show, pieni di belle parole, ma vuote la maggior parte delle volte. Il tutto viene espresso con battute divertenti, scene comiche e grottesche, per coprire tutta la rabbia e lo sconforto che impregna le nostre menti. Si ride fino alle lacrime e quando la verità esce a galla e straripa perfino nelle parole della giovane aspirante showgirl si capisce tutta la profondità e lo spessore di questo spettacolo.
Veronica Mancino
12 maggio 2015