Lunedì, 25 Novembre 2024
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produzione: TSI La fabbrica dell'attore

assistente alla regia: Luca Signore

disegno luci: Valerio Geroldi

musiche: a cura di Dario Arcidiacono

costumi: Avdul Caya e Inna Danila

 

Ildegarda. La sibilla renana è una squisita rappresentazione teatrale di e con Cristina Borgogni; affiancata da Paolo Lorimer, la coppia da luogo ad un'interessantissima ed emozionante recita su questa Santa in cui si può riconoscere un faro di emancipazione culturale: scienziata, musicista e innanzitutto donna straordinaria, fu monaca e badessa benedettina del XII secolo.

"Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra.

  • Ma qual è la pietra che sostiene il ponte? - chiede Kiblai Kan

  • Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra, - risponde Marco, - ma dalla linea dell'arco che esse formano.

Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge: - Perchè mi parli delle pietre? È solo dell'arco che m'importa.
Polo risponde: - Senza pietre non c'è arco."

(Le città invisibili, Italo Calvino, 1972)

Corruzione, ignoranza, egoismo e menefreghismo del popolo nei confronti del bene comune. Questi sono i valori, negativi, che emergono dall'eccellente riadattamento italiano della pièce teatrale 'Nemico del popolo' del drammaturgo norvegese Henrik Ibsen.

Come sempre le opere di Ibsen rimangono attuali in quanto i temi trattati mettono in mostra quei vizi e quelle virtù dell'animo umano che, a dispetto del tempo, sembrano rimanere immutati. Possono cambiare modi, obiettivi e protagonisti ma le finalità rimangono sempre le stesse e sono quelle derivanti dall'eterno scontro fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato; o almeno fra ciò che taluno crede giusto e ciò che talaltro crede sbagliato.

Se fosse possibile tradurre in drammaturgia l'intima finezza de Le bolle di sapone, di Chardin, o della commovente perfezione “calligrafica” della miniatura medievale, lo spettacolo Due passi sono sarebbe sicuramente tra le possibili metamorfosi.

Ivi si svolge il compiersi quasi maieutico di uno spazio intriso di onirica surrealtà, ove un ambiente domestico apparentemente convenzionale si rivela diffuso di strane presenze immateriali: una bottiglia di plastica smisuratamente lunga, un fiore con tanto di stelo grande e colorato quanto fatto all'uncinetto, di cui però non disorienta il suo ruolo di pianta decorativa, perché perfettamente parte di questo luogo di innocente fantasia; e proprio il fascino infantile del microcosmo d'un carillon “tintinnante” nel suo meccanico svolgersi appare evocato in alcuni passaggi, quasi transizioni da una fase ad un'altra della struttura drammaturgica.

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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