Mercoledì, 30 Ottobre 2024
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Ogni giorni testate e giornali, tramite web, tv o radio, ci bombardano di notizie, senza un'analisi o una comprensione vera e propria. Questa settimana per esempio l'argomento principale è stato lo sciopero generale di venerdì 17 novembre.
Tanti film affrontano il tema dello sciopero, anche se, a mio avviso, uno dei più poetici è “La classe operaia va in paradiso” del 1971, diretto dal romano Elio Petri.
Ludovico Massa, o Lulù (Gian Maria Volontè) è un operaio presso una fabbrica, due famiglie da mantenere e fervido sostenitore dello stacanovismo e del lavoro a cottimo.
Odiato dai colleghi e adorato dai capi, vive la sua vita in completa alienazione. Tutto cambia quando, per estrarre a mano un pezzo di un macchinario in movimento, Lulù perde un dito. Da “ultra-cottimista”, diviene un “ultra-contestatore”, appoggiando i movimenti di sciopero di lotta sociale più estremi.
L'inutile confronto sia con il sindacato più moderato che con i poteri, porta al conseguente – e scontato- scontro con la polizia e il licenziamento di Lulù.
Durante questo periodo, l'incontro con l'ex collega – ora in manicomio – Militina (Salvo Randone) fa capire Ludovico molte cose. La sua vita cambierà o resterà tutto così?

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Roma, 1946. La guerra è finita e la capitale, come altre città, patisce con il fiatone di chi è stanco e deve ricominciare a risollevarsi. Gli americani sono ancora nelle strade e danno cioccolata e sigarette, ma nelle botteghe c’è ancora il razionamento. In questa realtà Delia vive la sua esistenza come nuora, moglie e madre, con la stessa passività con cui riceve lo schiaffo del buongiorno dal marito Ivano. Unico obiettivo della donna è vedere sposare sua figlia maggiore, Marcella. Tutto è sempre uguale, tutto si ripete, senza ambizione, senza pretese, se non quella di evitare di ricevere un’altra brutalità da parte di Ivano. Unici momenti di leggerezza si hanno con l’amica Marisa, che la capisce e la sostiene in tutto. Un’esistenza dove basta poco, un dettaglio, come una misteriosa lettera, a dare la giusta forza e a donare quella speranza che fa dire “c’è ancora domani”.

Dalle prime immagini del film, Cortellesi (che, oltre a interpretare la protagonista, è sceneggiatrice e alla sua prima regia) ci mostra una pellicola dal gusto per il cinema e di chi conosce il Cinema. La scelta tecnica (il bianco e nero), il buongiorno con lo schiaffo e l’ambientazione in un sottoscala della Roma del dopoguerra ci portano in un’atmosfera neorealistica. Il tocco ironico e satirico ci dona anche un tocco da commedia all’italiana: si pensi alla scena “romantica” del cioccolato o ai bisogni del cane mentre Franca Raimondi canta, nel celebre brano vincitore di Sanremo, “Lasciate entrare un poco d'aria pura/ con il profumo dei giardini e i prati in fior”. I costumi di Alberto Moretti, la scenografia di Paola Comencini e la fotografia di Davide Leone, ci donano un abbraccio ben riuscito, dove tutto suona bene, tutto è ben distinto e tutto è al suo posto, come una tavola ben apparecchiata.

C’è altro però nella pellicola.

La delicatezza con cui si parla della violenza, dell’oppressione e della completa sottomissione è, probabilmente, la prima volta che viene affrontata dal Cinema Italiano in questa maniera.  Gli schiaffi e la violenza sono volutamente mascherati e nascosti e questo ha un nocciolo molto importante, di una pianta che va coltivata. Cortellesi capisce che la violenza invita alla violenza: per comprenderne la devastante conseguenza, si devono vedere gli effetti, non i gesti. Il pianto, le gote rosse, la paura, il labbro scheggiato sono e saranno sempre (purtroppo) dei degni simboli. In questo non c’è Rossellini o Visconti. C’è Alba de Céspedes; c’è “Pane nero” di Miriam Mafai; c’è “Una donna” di Sibilla Aleramo. Ci sono racconti di verità, di nonne e zie che hanno spiegato e ammesso ciò che si viveva in quegli anni. C’è quell’attualità che non si riesce a capire come possa essere tornata così forte e maledettamente quotidiana.  Non si parla solo di violenza, ma di ruoli, di vera e autentica parità sociale. È un richiamo ufficiale al senso civico.  Il finale ne è una corona (senza dire assolutamente niente), poiché fa compiere al pubblico un’analisi doverosa a sé stesso che guarda e crede di sapere, ma in realtà è tutto diverso.

Per concludere, “C’è ancora domani” un film che merita tutte le stelle che ci sono. Inoltre, va visto, in coppia e in famiglia, ma soprattutto al Cinema: la televisione, con le sue pubblicità e le sue interruzioni, toglierebbe tanto.

 

Francesco Fario

8 novembre 2023

 

 

Informazioni

 

REGIA                                                  PAOLA CORTELLESI

AIUTO REGIA                                       FRANCESCA ROMANA POLIC GRECO

CASTING                                             LAURA MUCCINO U.I.D.C. SARA CASANI U.I.D.C.

COSTUMI                                             ALBERTO MORETTI

ARREDAMENTO                                    FIORELLA CICOLINI

MONTAGGIO                                       VALENTINA MARIANI

ORGANIZZATORE GENERALE                ROBERTO LEONE

PRODUTTORI ESECUTIVI                     SAVERIO GUARASCIO, MANDELLA QUILICI,

                                                            GIANLUCA MIZZI

 

IN COLLABORAZIONE CON                   SKY

PRODOTTO DA                                    MARIO GIANANI E LORENZO GANGAROSSA

SOGGETTO E SCENEGGIATURA              FURIO ANDREOTTI, GIULIA CALENDA,

                                                               PAOLA CORTELLESI

 

SUONO IN PRESA DIRETTA                    FILIPPO PORCARI (A.I.T.S.) FEDERICA RIPANI

SCENOGRAFIA                                     PAOLA COMENCINI

MUSICHE                                             LELE MARCHITELLI EDIZIONI FLIPPER SRL

FOTOGRAFIA                                       DAVIDE LEONE

PRODUTTORE ESECUTIVO                    LUDOVICA RAPISARDA

UNA PRODUZIONE                              WILDSIDE, SOCIETÀ DEL GRUPPO FREMANTLE E VISION

                                                            DISTRIBUTION, SOCIETÀ DEL GRUPPO SKY

 

IN COLLABORAZIONE CON                    NETFLIX

INTERPRETI                                         PAOLA CORTELLESI, VALERIO MASTRANDREA,

                                                              EMANUELA FANELLI, VINICIO MARCHIONI,

                                                              GIORGIO COLANGELI, LELE VANNOLI,

                                                               ROMANA MAGGIORA VERGANO,

                                                               PAOLA TIZIANA CRUCIANI, ALESSIA BARELA                                           

 

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Storie di uomini e animali, rispetto per l’ambiente e il mondo che ci circonda.  Torna il Pet Carpet Film Festival, con i suoi racconti che commuovono, o hanno commosso, il mondo. Legami indissolubili, gesti del cuore e atti eroici per la sesta edizione della rassegna cinematografica internazionale, ideata dalla giornalista Federica Rinaudo che cura anche la direzione artistica, e che si terrà quest’anno il 6 e 7 ottobre alla Casa del Cinema di Roma, nella sala Cinecittà. Centinaia i corti arrivati alla kermesse, patrocinata da Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Croce Rossa Italiana, Fnovi, Anmvi e con  la collaborazione di Anas (Gruppo Fs Italiane), che ha selezionato i mini film finalisti. Add a comment

 

 

 

Dal 6 al 23 luglio l’area esterna del Teatro India accoglierà un’arena estiva di circa 400 posti, con una rassegna di cinema italiano dal titolo Luglio sotto un sipario di stelle al Teatro India, che si svolgerà per tre weekend consecutivi, dal giovedì alla domenica (alle ore 21), per un totale di dodici proiezioni a ingresso gratuito.

 

Il programma, curato dalla Fondazione Cinema per Roma, con la direzione artistica di Paola Malanga, e in corealizzazione con la Fondazione Teatro di Roma, renderà omaggio a tre grandi protagonisti del nostro cinema la cui carriera sul grande schermo è indissolubilmente legata a quella teatrale: Mario Martone, Toni Servillo e Anna Magnani. inoltre, i film saranno introdotti da alcuni registi e artisti in programma nella rassegna.

 

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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