Recensione del film “Biancaneve” al cinema dal 20 marzo 2025
Un film senza personalità. Che cerca di trovare un punto d’incontro tra il politically correct e la tradizione senza riuscire nell’impresa. Questo il sunto della stragrande maggioranza delle recensioni che in questi giorni stanno popolando il web sul film Biancaneve. Le stroncature sul live action della Disney ha spento l’entusiasmo fra il pubblico e al botteghino si prospettano incassi da record, ma in negativo. Anche se i dati aggiornati ad oggi vedono il film dominare il box office, dopo tre giorni di programmazione, il film ha raggiunto un totale di 2.227.579 euro.
Il cartone di Biancaneve, uscito per volere di Walt Disney nel 1937 rappresentò una vera e propria rivoluzione per gli standard dell’epoca, tanto che inizialmente in molti furono scettici sul buon risultato dell’opera. Con un budget di 1,5 milioni di dollari, tutti i personaggi, tranne i sette nani, furono stilizzati e animati con la tecnica del rotoscopio che prevedeva il ricalco fotogramma per fotogramma su una pellicola su cui erano stati filmati degli attori veri, in carne e ossa. Insomma un film animato rivoluzionario, che ha dato il via a una nuova era. Un classico con il quale risulta difficile il confronto. Le vie da prendere per un possibile remake in live action sono due, una replica fedele dell’originale o il tentativo di attualizzare la storia.
Biancaneve, chiamata così perchè nata bianca come la neve, è interpretata dalla colombiana Rachel Zegler che si guadagna il soprannome di Biancaneve woke. Colore della pelle a parte, la giustificazione del nome regge, nata in una notte in cui la neve cadde come non mai. L’attrice, accusata ingiustamente di aver messo in scena un personaggio insipido, incarna invece bene i panni - non solo per fisionomia - della principessa made in 1937. Anche se si piega al volere della matrigna, crescendo trova consapevolezza della sua personalità e degli insegnamenti lasciati dai genitori, tanto da combattere contro il suo destino. Non scappa, rifugiandosi semplicemente nella casa dei sette nani aspettando che un principe azzurro vada a salvarla. La seconda donna più bella del reame, la regina Grimilde, è interpretata da una convincente Gal Gadot che veste i panni di una cattiva tanto carismatica quanto affascinante. E poi c’è proprio lui il grande assente, il principe azzurro. Al suo posto un ribelle, in stile Robin Hood, Jonathan (Andrew Burnap). Questo personaggio assente nella fiaba, ma creato appositamente per il film è uno dei più criticati. A nostro avviso invece è azzeccato, aiuta a uscire dallo stereotipo patriarcale del principe azzurro che deve salvare la ragazza indifesa. Al centro delle polemiche anche i sette nani creati in computer grafica. Da Hollywood sono piovute lamentele per non aver usato attori in carne ed ossa. Per fortuna diciamo noi, avrebbero dato un tono più da film di Natale. I nani creati virtualmente aiutano a rendere più credibile la storia.
Arrivano i titoli di coda. Dimentichiamo il classico del 1937, i confronti sono inutili. Quello che abbiamo visto è un film con una sua personalità ben marcata, apprezzato da grandi e piccoli nella sala gremita. La protagonista si fa portavoce di valori importanti, molto di più di quella “originale”. Più che apprezzata la vittoria finale contro Grimilde. Le musiche sono azzeccate, la formula del musical è avvincente e la regia è fluida e gradevole. Insomma Biancaneve in live action ci convince, sia negli intenti che nel risultato complessivo finale. “Specchio specchio delle mie brame, chi è il più idealista del reame?”.
Enrico Ferdinandi
23 marzo 2025
Informazioni
Rachel Zegler interpreta Biancaneve
Gal Gadot è la Regina Cattiva.
Andrew Burnap interpreta Jonathan
I sette nani sono realizzati con CGI e doppiati da:
Jeremy Swift (Dotto)
Martin Klebba (Brontolo)
George Salazar (Gongolo)
Andy Grotelueschen (Pisolo)
Tituss Burgess (Mammolo)
Jason Kravits (Eolo)
Andrew Barth Feldman (Cucciolo)