Domenica, 24 Novembre 2024
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Recensione dello spettacolo Nessuno dopo di te in scena a Teatrosophia dal 22 al 27 febbraio 2022

 

 

“When I am laid, am laid in earth, May my wrongs create
No trouble, no trouble in thy breast;
Remember me, remember me, but ah! forget my fate.
Remember me, but ah! forget my fate”. 

 

Henry Purcell - When I am laid in earth (Dido’s Lament) dall’opera Dido and Aeneas

 

Il pubblico è accolto da uno scrosciare d’acqua: una presenza dominante, evocata e riassunta dalla semplice eppure efficace scenografia che caratterizza il palcoscenico, elemento in cui iniziano idealmente a muoversi Mirko (Tommaso Sartori) e Diego (Gabriele Giusti). Che abbiano caratteri molto diversi lo si intuisce subito: tanto uno vi sguazza, ne gode, vi si immerge senza ritegno quanto uno ne è spaventato eppure attratto. La prima volta che i due si “incontrano” è, appunto, al mare: Diego spia e fissa nella sua mente la figura di Mirko, senza da questi essere visto. O, almeno, così crede. Si incrociano nuovamente in un locale gay, poi in una chat. Il loro è un appuntamento mercenario: Mirko fa l’escort. Il loro rapporto sin da subito non è equo: non c’è denaro che, pare, possa trattenere Mirko; non c’è denaro che basti a Diego per ottenere ciò che, in verità, desidera. Eppure continuano a frequentarsi, in una stanza che è gabbia e rifugio: per e da loro stessi. Mirko si inabissa nel piacere, con un passato da cui si fa ancorare al fondo. Diego, dopo aver galleggiato per anni, imparerà a nuotare? La risposta, ancora una volta, sarà nell’acqua.

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Recensione dello spettacolo Con il naso in su in scena al Teatro Trastevere dal 17 al 20 febbraio 2022

 

Quante volte camminando per strada posiamo distrattamente lo sguardo su qualche clochard, scansandolo accuratamente come qualcosa di completamente altro da noi…Dimentichiamo troppo spesso che dietro quell’aspetto sudicio, malandato, maleodorante, si celano esseri umani le cui vite, un tempo, non erano così dissimili dalle nostre tranquille esistenze. Così ci accade nell’incontro col protagonista del nostro spettacolo, Nino, ricoperto di stracci, impregnato di odore di alcool, rintanato nel suo rifugio costruito con materiali rimediati, divenuti tutte le sue certezze. Nell’immediato Nino è fastidioso, ripugna, poi però inizia a ripercorrere i momenti salienti della sua esistenza, partendo dall’infanzia. Con stupore, ci accorgiamo che il vissuto di Nino può combaciare col nostro: parla con marcato accento meridionale, desunto dalla madre, la tipica matrona del Sud che controlla le giornate dei figli, con la nevrosi della congestione e dei pericoli insiti nelle sudate. Attraverso la sua narrazione sviscerata a Marco, un ragazzo che supera i pregiudizi e diventa suo amico, riviviamo uno spaccato di storia contemporanea che inanella eventi salienti degli ultimi 40 anni: l’incidente alla centrale nucleare di Cernobyl, la stagione degli attentati conclusasi nel 1992, il rigore fuori rete di Roberto Baggio del 1994, l’Italia del karaoke di Fiorello che per una sera regalava celebrità a persone comuni, l’attentato alle Torri gemelle del 2001. Ma il tempo si interrompe bruscamente nel 2009 agli alloggi universitari della città de L’Aquila, dove Nino risiedeva per studiare; la notte in cui crollarono per il terremoto che da mesi condizionava le loro giornate, suo fratello Luca si trovava con lui.

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Recensione dello spettacolo Benji Adult Child-Dead Child di Claire Dowie, in scena all’Argot Studio dal 17 al 20 febbraio 2022

 

 “Non puoi dire di aver bisogno dell'amore come un bambino. Non puoi dirlo perché sei un adulto”

 

Una sedia pieghevole e un’attrice. La luce accesa che acceca il pubblico, volutamente non spenta, come scelta registica. In una sola stanza un personaggio, tanti personaggi, una storia da raccontare, all’interno di una scatola asfissiante, nera come le pareti dell’Argot Studio. Il testo originale si chiama Adult Child-Dead Child di Claire Dowie, una scrittrice-attrice, una delle figure più anticonformiste del teatro contemporaneo e fra le più acclamate della scena londinese, esponente dello Stand-up theatre che opera nel circuito dei teatri alternativi di Londra, come pub e piccole sale. Benji, con la traduzione di Anna Parnanzini e Maggie Rose, è l’alter ego di una bambina strana della quale non sappiamo il nome, privata dell’affetto dei genitori perché diversa: “Niente è fuori posto, tranne me”, dirà la protagonista. Il nome è quello di una amica immaginaria che lei stessa ha creato compensando la solitudine, aggrappandosi all’osservazione quasi paranoica di particolari e piccole cose, alla ricerca di altri “da soli”, come la vicina di casa, Lady, l’unica a darle attenzione insieme al cane e della quale non sappiamo nemmeno il nome reale. 

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Recensione dello spettacolo Ma che colpa abbiamo noi di e con Chiara Casarico e Giuseppe De Trizio. In scena all'Altrove Teatro Studio dal 18 al 20 Febbraio 2022

 

Ci sono molti modi di descrivere un'epoca e nel farlo ci si sorprendere nel raccontare, di fatto, se stessi. Perchè quelle vecchie istantanee apparetemente in bianco e nero restituiscono, negli occhi di chi c'era, emozioni a colori la cui vibrazione interiore non accenna a sfumare: impossibile descriverle senza descriversi. Sono le stesse storie la cui narrazione è composta da silenzi e pause, unica forma espressiva per chi sente ancora sulla propria pelle il bruciore di certe estati.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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