Recensione de L’uomo più crudele del mondo in scena al Teatro Ambra Jovinelli di Roma dal 30 novembre all’11 dicembre 2022
Ogni cosa, come insegna un vecchio adagio, possiede due realtà, come le facce di una moneta: una visibile, nota a tutti, quasi lapalissiana, che evidenzia tutto, anche il più piccolo difetto; e una nascosta, sottostante, che nel buio potrebbe rivelare qualsiasi cosa, dalla preziosità di un materiale alla peggiore delle corrosioni. Per conoscerle entrambe, bisogna girarle e vedere: e se poi quella visibile, fosse la peggiore? Su questo concetto si basa L’uomo più crudele del mondo, scritto e diretto da Davide Sacco con due interpreti d’eccezione: Francesco Montanari e Lino Guanciale.
Quest’ultimo è Paolo Veres, proprietario della più importante fabbrica d’armi d’Europa, che, sulla sua scrivania d’ufficio, risponde alle domande di un giovane giornalista (Montanari). Già dalle prime battute, l’intervistato si trasforma in intervistatore, cambiando immediatamente atmosfera e facendo prendere alla chiacchierata una strana piega. Personalità e storie, si sovrappongono in un ritmo calzante, mostrando la vera faccia dell’uomo più crudele del mondo.
Spettacolo dal forte impatto emotivo, L'uomo più crudele del mondo è un'ora di perfetta sincronia tra attori e testo. La formazione accademica di Guanciale e Montanari si vede bene già dai primi minuti per una cosa da non sottovalutare: l'uso della voce senza microfoni. Il pubblico si distrae alle prime battute: sente poco. Aggiungiamo poi qualche cellulare non spento, qualche colpo di tosse, qualche rumore esterno... Poi i due interpreti mostrano i loro personaggi e tutto cambia. Non c'è distrazione, non c'è cosa che sposti l'attenzione del pubblico da due attori che sono su un palco non per fare qualcosa di diverso, ma per dare vita all'astratto.
Sono due mostri che ridono, urlano, sorridono e altro, mostrando una fluida rigidità di un momento di tensione che dura una notte. Le parole che animano le vicende dei due personaggi ci conducono in un universo dove la società pensa e non ha coraggio di fare, ma dove chi invece segue poco la morale prestabilita – che spesso è più rigida – viene giudicato, additato ma anche osservato con curiosa invidia.
L'atmosfera di questo testo, in cui lo spirito umano è visto come succube di se stesso ma anche incapace di sfuggirsi, è donata non solo dagli interpreti ma anche dalla gestione della scenografia e delle luci. Firmate rispettivamente da Luigi Sacco e Andrea Pistoia, ci introducono nell'unica scena dello spettacolo: l'ufficio di Paolo Veres, in un capannone accanto alla sua fabbrica. Un ambiente tetro, scuro, dalle pareti nere, con fioche luci arancioni. A lato una parete con celle di vetro, opache. Un ambiente quindi freddo, distaccato, diverso da un ufficio normale: un posto che più che a un luogo di lavoro, assomiglia quasi a un limbo. Un luogo dove morale, quotidiano e incognito possono confondersi, mischiarsi e mostrarsi, lasciando una gran confusione, domande e... verità, senza veli e senza riserve.
Spettacolo intrigante, ben diretto e interpretato, capace di mandare quel messaggio che vuole trasmettere. Da vedere. Da capire. Da applaudire.
Francesco Fario
2 dicembre 2022
Informazioni
Teatro Ambra Jovinelli
L'uomo più crudele del mondo
regia e testo di Davide Sacco
attori Lino Guanciale e Francesco Montanari
scene Luigi Sacco
luci Andrea Pistoia
organizzazione Ilaria Ceci
in scena dal 30 novembre all'11 dicembre