Lunedì, 16 Settembre 2024
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Central Park West di Woody Allen, secondo Antonello Avallone al Teatro Tordinona: il tratto maniaco depressivo della vita

Recensione dello spettacolo “Central Park West” di Woody Allen. Regia di Antonello Avallone. In scena al Teatro Tordinona dal 3 al 7 Gennaio 2024

 

A suonare insistentemente alla porta dell'appartamento/studio a Central Park West della barcollante, delusa e alticcia psicoanalista Phyllis (Elettra Zeppi) è la sua amica Carol ( Flaminia Fegarotti) convocata con grande urgenza dalla dottoressa stessa. Questa ha scoperto che suo marito Sam (Claudio Morici) la tradisce e accusa l'amica di esserne l'amante. Dopo qualche blando tentativo di negazione, Carol confessa l'evidenza. All'interno dell’inevitabile rimpallo di accuse reciproche tra le due donne, dove il profilo di Sam ne esce moralmente discutibile, si inserisce la figura di Howard (Antonello Avallone), l’ignaro marito di Carol arrivato in casa dei coniugi Sam e Phyllis per riaccompagnare la moglie a casa. Egli, affetto da sindrome maniaco depressiva, alterna momenti di grande ribasso umorale, caratterizzati da goffi e immancabili tentativi di suicidio, ad altri di decontestualizzata euforia. Saranno proprio i tratti della patologia a proteggerlo dalla cruenza della realtà, permettendogli di vivere in modo del tutto originale e derealizzata la confessione del ripetuto tradimento della moglie con il suo amico Sam e la decisione di convivere con lui. Nel frattempo sopraggiunge in casa anche Sam che conferma la volontà di lasciare Phyllis e, incalzato dalla stessa, confessa una serie ben nutrita di tradimenti. Tuttavia, contrariamente a Carol che già immagina e delira una nuova vita insieme a Sam, questi non ha alcuna intenzione di iniziare una storia con lei perchè innamorato di Juliet, una ragazza di 21 anni (Maria Angelica Duccilli), ex paziente della moglie, con la quale intende stabilizzare, alla soglia dei cinquant'anni, la sua esistenza. Ma nella commedia della vita e del suo mistero, il crollo delle certezze e la solidità del precario creano sempre drammaturgie dal finale originale.

Avallone porta in scena il testo del libro di Woody Allen datato 2006 in cui emergono i temi che hanno caratterizzato e tormentato la vita e il pensiero dell'artista americano. In particolare la finitezza dell'essere umano e la sua banalità spesso risolti in comportamenti tremendamente elementari in un continuo gioco di delicatissimi equilibri tra l’oggettività della realtà e ciò che di questa vogliamo vedere. La storia personale di ognuno di noi e i suoi cerchi non chiusi, infatti, riecheggiano nel presente e la necessità di dare una chiusura a ciò che ancora vibra dentro a volte crea l'illusione che ciò che ci appare effettivamente “è”. Anche le proverbiali freddure custodiscono molto spesso un sottotesto che rimanda alla difficoltà del viver quotidiano ponendo l'accento sul rispettivo risvolto comico del dramma della vita. Non a caso la “battuta” arriva immediatamente dopo il raggiungimento del climax narrativo, quasi a volerne smontare la drammaticità,  scoperchiando con appropriata irriverenza la facciata più nascosta della vicenda, molto più connessa con la banalità dell'essere umano.

La studio approfondito effettuato nel corso degli anni da Antonello Avallone su Woody Allen si sostanzia già nella scelta iniziale di rispettare la partitura originale, ricreando le atmosfere e ambientazioni che si respirano nel testo, riuscendo al contempo a personalizzare e rendere inedita la pièce. 

L'attenzione registica alla ritmica dei dialoghi, efficacemente sostenuta dagli attori, ha contribuito a restituire vita e tridimensionalità ai loro personaggi, esaltati in particolare da Elettra Zeppi e Flaminia Fegarotti, mentre il lavoro sulla corporeità ha permesso una recitazione dinamica dove il corpo e la parola si rincorrono e si sostengono vicendevolmente. Decisamente brillante e coinvolgente l'interpretazione del personaggio di Howard, vero e proprio alter ego di Woody Allen attore, che Avallone arricchisce con gestualità e soluzioni che sembrano rimandare alla pellicola “Provaci Ancora Sam”, pur schivando in tempo utile la grande insidia della mera imitazione. A ben guardare, lo stesso tratto maniaco depressivo di Howard non è altro che la metafora della vita, che integra oscurità e luce, e l'invito a cogliere l'esistenza umana attraverso diverse lenti e angolazioni.

All'interno di una recitazione complessiva apprezzabile, la credibilità di alcuni protagonisti  è risultata intermittente in termini di espressività e definizione caratteriale, risentendo a tratti del difficile processo di trasposizione teatrale dei personaggi del testo. 

L'allestimento scenico e i costumi di Red Bobò hanno restituito credibilità e tangibilità alla messa in scena. Pertinente la trovata del mobile bar, sulla facciata del quale è raffigurato un ritratto iconico di Groucho Marx, attore comico molto stimato da Woody Allen e spesso citato nelle sue prime pellicole. 

Lo spettacolo, per fattura, qualità complessiva e godibilità si annovera tra quella ristretta cerchia di lavori teatrali che lasciano in bocca il desiderio di essere visti una seconda volta,come dimostrato dalla corposa partecipazione di pubblico.

 

Simone Marcari

7 gennaio 2024

 

Informazioni

Central Park West, di Woody Allen

Con: 

Antonello Avallone, Elettra Zeppi, 

Flaminia Fegarotti, Claudio Morici,

Maria Angelica Duccilli.

Regia: Antonello Avallone

Assistente alla regia: Francesca Cati

Luci: Luca Staiano

Scene e costumi: Red Bobò

In scena al Teatro Tordinona dal 3 al 7 Gennaio 2024

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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