Recensione dello spettacolo ‘Il pomo della discordia’ in scena al Teatro Sala Umbero dal 16 gennaio al 4 febbraio 2018
Diretto e interpretato dallo stesso Buccirosso, ‘Il pomo della discordia’ vede al centro dell’azione Nicola Tramontano, un padre che non ha più un buon rapporto con suo figlio da quando ne ha scoperto l’omosessualità senza saper bene come affrontarla, soprattutto perché suo figlio Achille non si è mai apertamente dichiarato gay al padre ma solo al resto della sua famiglia. Offeso e deluso per il comportamento del figlio, Nicola non sa più come relazionarsi con il figlio e finisce con l’inimicarsi tutta la famiglia, che presto lo etichetterà con l’appellativo di ‘omofobo’ schierandosi dalla parte di Achille, prima fra tutti mamma Angela, interpretata da Maria Nazionale, che difende a spada tratta il suo primogenito. Il rapporto burrascoso instauratosi ormai da anni tra padre e figlio, finirà con l’esplodere completamente in occasione della festa a sorpresa che la sorella di Achille organizzerà, invitando anche alcuni amici del fratello. Nel momento clou dei festeggiamenti, infatti, Nicola irromperà in scena, ubriaco, a causare ulteriore scompiglio e discordia tra i ‘commensali’ provocando la delusione del figlio e dei presenti. Sarà, però, proprio a partire da questo episodio che le cose inizieranno a rimettersi a posto in famiglia fino a giungere al naturale lieto fine.
Divertente e ben scritta, questa commedia vede quale fulcro del racconto proprio Buccirosso in veste di ‘padre della discordia’: attraverso la manifesta ostilità di questo personaggio, il tema dell’omosessualità viene affrontato non dal punto di vista generale dell’individuo gay ma dal punto di vista dei suoi familiari, e in particolar modo dei genitori che, a volte rispetto ai figli, sono quelli che hanno più bisogno di comprendere e capire i loro cambiamenti e la loro identità e agire per non farli sentire diversi dagli altri componenti familiari. Non a caso il personaggio di Nicola viene tacciato di omofobia non appena manifesta astio verso le tendenze sessuali del figlio. Al di là del tema dell’omosessualità, poi, Buccirosso affronta anche i problemi che scandiscono la vita quotidiana di una normale famiglia benestante e i rapporti tra i suoi componenti, visti quasi sotto la luce di un conflitto generazionale.
Seria ma anche molto divertente, la piéce sembra dare sfogo ai pensieri che ognuno di noi può avere sul tema, pensieri che si vorrebbero esprimere ad alta voce ma non si ha il coraggio, mentre a teatro è più facile proporli al pubblico toccando nel profondo anche corde molto sottili e delicate come la scrittura di Buccirosso riesce a fare. L’attore e regista fonde un’ironia tutta partenopea, che rende spesso omaggio a grandi personaggi della tradizione napoletana, a una buona dose di intelligenza unendole al talento dell’artista che riesce a trasmettere al pubblico un messaggio importante con relativa facilità e il sorriso sulle labbra. Altro suo grande pregio è quello di sapersi circondare sul palco di artisti validi e di alto livello, che sanno valorizzare un testo teatrale con la loro bravura, in particolar modo la scena della festa tra musiche e danze rappresenta la vera chicca dello spettacolo, insieme alla straordinaria perfomance canora di Maria Nazionale sulle musiche di Sal Da Vinci, cui nel finale si unisce lo stesso Buccirosso. Degne di nota le interpretazioni di Peppe Miale, davvero unico nei panni dell’architetto potenzialmente gay, e di Gino Monteleone, l’ambiguo padre di Sara, ex fidanzatina di Achille e sotto le cui vesti si nasconde la bravissima Elvira Zingone che fa sognare il pubblico con i suoi passi di danza quasi acrobatici. Ottima la scenografia che riproduce l’interno di un salotto di casa curato nei minimi particolari, e le luci, che sottolineano i momenti più importanti creando la giusta intimità.
Uno spettacolo davvero da non perdere per ridere dei pregiudizi e riflettere su noi stessi.
Diana Della Mura
20 gennaio 2018