Domenica, 24 Novembre 2024
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Il buon modo di fare scuola di Lab on Stage

Recensione dello spettacolo Zombie Survival, andato in scena il 17 giugno presso il Teatro Duse di Roma

 

Zombie Survival è un prodotto di difficile definizione, che si staglia nell’esatto punto di fuga di un quadro dalla diverse tonalità. Sarebbe improprio presentarlo a priori come uno spettacolo ma, al contempo, risulterebbe terribilmente riduttivo considerarlo un semplice saggio. Ciò che indubbiamente connota l’oggetto di questa riflessione è il suo riconoscibile carattere sperimentale, in vitale fermento, che continua a crescere persino nel momento stesso in cui viene portato in scena, rendendo gli spettatori partecipi di un processo che normalmente riamane estraneo, confinato nell’iperbolico spazio del lavoro di ideazione e produzione. Contrariamente a molti spettacoli di improvvisazione teatrale, nei quali la scenografia è assente o minimamente accennata, Zombie Survival sorprende anzitutto il pubblico immergendolo in una realtà post-apocalittica dai colori intermittenti e l’acre odoro di fumo.

La scena, tagliata asimmetricamente da fasci di luce fioca, è pregna di un silenzio in piena collisione con gli spettatori. Si respira un’aria che, pur per forte suggestione, zittisce anche il più profondo sussulto con autentica apprensione e tanta è la veridicità dell’atmosfera che non solo ci si dimentica di trovarsi dentro ad un teatro, ma il fatto stesso che quanto accade davanti agli occhi sia del tutto impreparato, svincolato dai restrittivi tentacoli di un testo, diventa qualcosa di enormemente distante dalla logica comprensione. Eppure, come nel più ineccepibile gioco di prestigio, la magia dell’improvvisazione teatrale si realizza ancora una volta, incartando una performance in cui sei attori in buona forma regalano al pubblico un continuativo inabissamento in un immaginario animato da paure personificate.
Zombie Survival è uno spettacolo frutto del lavoro laboratoriale di allievi non professionisti. Lo sguardo del regista, che di fatto non esiste, data la natura improvvisata della performance, avverte comunque della sua imprescindibile presenza attraverso la valida preparazione degli attori, curata con zelo e accompagnata con rigore di stile e vigore di intensità da un maestro dell’improvvisazione teatrale di Roma, Emanuele Ceripa. Il laboratorio di improvvisazione teatrale “Lab on stage”, da lui curato, porta in scena con regolarità spettacoli che svelano un lavoro di compagnia estremamente meticoloso, dove i principi dell’improvvisazione trovano terreno fertile entro cui manifestarsi e in cui gli allievi, pur immersi in precise dinamiche laboratoriali, godono di un trattamento molto professionale, che senz’altro produce un più genuino accostamento a questa forma d’arte, alimentando la velocità di apprendimento e forgiando una partecipazione sempre più vera e sincera. Anche in virtù di questo, il laboratorio, che attualmente segue la crescita di tre classi, ciascuna composta da 12 attori, propone agli allievi con scandita regolarità (ogni tre mesi) format sempre nuovi che creano le condizioni per un assiduo confronto e conducono i neo-improvvisatori a mettersi alla prova con costanza e con lo sguardo puntato verso obiettivi di volta in volta più elevati. È certamente atipico scoprire che, alcune volte, si ottengono da un percorso didattico risultati simili, tanto accurati nella gestione quanto sorprendenti nell’esecuzione, eppure è proprio in questi esempi, sporadici ma rincuoranti, che l’improvvisazione, il teatro e l’arte tutta sopravvivono, quando l’insegnamento non è volgarmente un piedistallo per il narcisismo di chi cerca la rivincita al proprio mancato successo ma lo strumento, necessario ed indispensabile, per trasmettere e condividere qualcosa che può ancora salvare il mondo.

 

Giuditta Maselli
19 giugno 2018

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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