Domenica, 20 Aprile 2025
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Terminata da pochi giorni la rappresentazione a Roma al Teatro Marconi de Il berretto a sonagli, di Luigi Pirandello, l’attore e regista Antonello Avallone sarà presente il 27 Luglio al Festival della Versiliana, con il medesimo spettacolo. Avallone ci racconta il suo Pirandello parlandoci anche della sua visione, senza compromessi, di teatro dove la ricerca della qualità e la comunicabilità di emozioni sono due perni insostituibili. 

 

Iniziamo con un’affermazione. È stato importante ricominciare ed esserci

Si, e aggiungo: ricominciare nel modo più giusto possibile, perchè il rientro è stato voluto e ho cercato di fare del mio meglio. Nonostante i limiti della situazione, abbiamo mirato comunque alla qualità anche come tipologia di progetto, ovvero portare in scena Il berretto a sonagli connotandolo con la mia visione di teatro, costituita da rigore e ritmo.

 

Infatti ciò che è emerso è l’attenzione riservata alla ritmica 

È una costante dei miei spettacoli: da Scarpetta a Woody Allen. Dare ritmo non vuol dire correre ma impartire un certo movimento sia alle parti più drammatiche che a quelle comiche. Nello specifico, Pirandello viene spesso considerato noioso, ma la verità è che lo   si rappresenta noiosamente. Io cerco di cogliere l’ironia di personaggi che, pur essendo nati più di cento anni fa, sono attuali e fanno ancora sorridere. 

 

La scelta di trasporre la partitura originale, ambientata in Sicilia, in territorio campano è dettata dalla sua volontà di rifarsi alla versione di Eduardo De Filippo?

Esiste una versione di Eduardo completamente in napoletano, abbastanza “stretta”. Io ho voluto colorare la rappresentazione originale con certe espressioni napoletane per una maggiore fruibilità. Non è la versione di Eduardo ma ho comunque voluto richiamarla e omaggiarla in alcuni passaggi.

 

E a proposito di ritmo, l’inflessione napoletana ha reso più fluida e melodica la trama narrativa..

Sicuramente, anche per strappare un sorriso. Pirandello infatti è estremamente ironico però sembra sempre che il pubblico si senta in errore, quasi in colpa nel sorridere con lui. Ho provato quindi a restituire un colore diverso, “rubandolo” a Eduardo, per mettere a proprio agio lo spettatore autorizzandolo anche alla risata.

 

Lei ha riservato, in qualità anche di regista, una particolate attezione alla corporeità dei personaggi che riuscivano a comunicare anche senza necessariamente parlare.

Amo molto l’armonia dei movimenti: nella vita, tutti noi ci muoviamo a tempo con quello che diciamo. Quando ci si trova a riprodurre parole che non appartengono all’interprete, ma solo al personaggio, non è facilissimo farlo con spontaneità. Quello che mi interessava era sincronizzare quei movimenti, costituiti da diagonali e semicerchi, e lasciare fossero questi a contribuire allo sviluppo della scenografia. Ovviamente il movimento deve essere coerente con la narrazione. Nel monologo finale di Ciampa, per esempio, troviamo una certa fissità, in linea con il tenore emotivo di quella situazione. Due elementi mi hanmo aiutato nel mio ruolo di regista: l’essere stato un batterista e l’essere un matematico, per cui l’equilibrio è fondamentale sulla scena, perchè deve essere tutto a tempo e armonico. Lo spettacolo è un piccolo concerto dove cerco di restituire al pubblico l’emozione che ha suscitato in me una certa lettura. È semplicemente il nostro mestiere. 

 

Le false partenze dovute al Covid come hanno inciso sul fattore artistico e umano?

Al momento stiamo cercando di ripartire per vedere cosa succede: sarò ospitato tra breve al Festival della Versiliana con il medesimo spettacolo e sono molto contento. La mia intenzione è di suscitare interesse e divertimento. Pirandello, infatti, se fatto bene, oltre ad essere molto attuale è altrettanto godibile. Io credo ancora nella proposta di qualità. Ci sono troppi spettacoli, infatti, che sono vendibili solo se nel cast c’è un personaggio noto, non importa poi se non sappia recitare, purchè sia immediatamente riconoscibile. Personalmente non ci tengo a rovinare i miei spettacoli con qualcuno che appare senza essere. Non sono interessato a riempire le piazze con i personaggi del momento che magari hanno due giorni di teatro alle spalle: preferisco vendere di meno ma essere coerente con il mio credo artistico orientato alla professionalità ed esperienza dei miei attori. Con il teatro non puoi mentire. A differenza dello sceneggiato o del film dove provi la stessa scena finchè non viene bene, a teatro emerge subito se sei un professionista o no.  Io ancora studio i grandi del teatro, come Romolo Valli, “prendendo” le loro peculiarità in termini di intonazioni, movimenti e sguardi, per poi sintetizzare tali segmenti all’interno uno stile personale. 

 

 

Simone Marcari

8 luglio 2021

Max Mazzotta ha scritto, dirige e interpreta Vite di Genius: uno spettacolo teatrale al suo debutto. È l’occasione per parlare in maniera più approfondita di questa opera ma anche della sua visione del teatro, della differenza con il cinema o la televisione e del suo legame con Cosenza dove ha fondato una compagnia. 

 

 

Lo spettacolo Vite di Ginius, debuttato all’interno del Campania Teatro Festival a Napoli, è stato scritto, diretto e interpretato da te. Tratta di azioni che non si ha avuto il coraggio di compiere o la volontà di arrestare, karma e possibilità di riscatto. Da dove è venuta l’ispirazione?

L’ispirazione nasce dalla domanda sul come viviamo la nostra esistenza, più che sul perché esistiamo. Lo spettacolo non vuole dare risposte ma porre il pubblico nella condizione di formulare esso stesso questa domanda. Il fil rouge che lega tutte le storie in cui Vite di Ginius si dipana è la consapevolezza che l’esistenza è una scuola e che a volte serve più di un ciclo di vita e morte per capirne il valore. Ginius deve ripercorrere le sue vite e gli impedimenti che le hanno macchiate per arrivare alla consapevolezza finale che gli permetterà finalmente di sciogliere il suo nodo karmico.

 

“Noi fondamentalmente siamo artigiani dello spettacolo. Di solito gli artigiani lavorano con le mani, noi lavoriamo con la voce. La cosa difficile è annullare completamente se stessi per rendere giustizia al lavoro che è già stato svolto, visto che dobbiamo tradurre nella nostra lingua la caratterizzazione, l’interpretazione di un personaggio già realizzata da un altro attore in un’altra lingua. Pertanto il livello della qualità del doppiaggio dev’essere al pari del film o della serie in originale. Non deve assolutamente perdere di qualità in questa operazione ma anzi guadagnarne, cosicché il pubblico che ascolta neppure si accorga del cambio di voce. Il nostro lavoro è una magia, e come nei trucchi compiuti dai prestigiatori, funziona quando il pubblico non si accorge che la magia c’è”.

A dare questa interessantissima lettura del mestiere del doppiatore è Davide Perino. Nato a Roma nel 1981, figlio e nipote d’arte, attore e doppiatore fin dalla più tenera età, ha prestato la sua voce a grandi professionisti del cinema, dei cartoni animati e della tv. Giusto per fare qualche esempio, Davide è la voce di Chicco, la tazzina da tè nel lungometraggio Disney La bella e la Bestia; di Elijah Wood nel Signore degli anelli; di Eddie Redmayne in Animali fantastici e dove trovarli e La teoria del tutto, per il quale Redmayne vinse il premio Oscar come miglior attore.

 

Lucia Calamaro, drammaturga, regista e attrice, ci parla della nascita della scuola di drammaturgia “Scritture” da lei diretta e sostenuta dall’associazione Riccione Teatro, affiancata dal Teatro Stabile di Bolzano, dal Teatro della Toscana, dal Teatro Bellini di Napoli e da Sardegna Teatro. Un progetto ambizioso che unisce l’Italia in un momento di grande incertezza per il teatro con lo scopo di poter dare in futuro nuova linfa al settore. 

 

Perchè in questo momento, di grande difficoltà per il settore teatrale, avete deciso di puntare sulla "scrittura" istituendo una scuola di drammaturgia?

I motivi sono due.Uno storico: non c'è. Non dichiarata come tale, non cosi trasversale, non sostenuta da cosi tante e importanti istituzioni teatrali. È un’occasione unica per dimostrare il vecchio adagio che l "unione fa la forza" e  per marcare anche una rottura con il teatro del ‘900 che nel suo discorso si è voluto e distinto soprattutto come teatro di regia. Si tratta di rimettere di nuovo la parola al centro del discorso.

Il secondo è simbolico: è nell'assenza, nella mancanza, nell'impossibilità, che si nutre e cresce la funzione simbolica della parola. Perchè questo presente sospeso, fermo, in un certo senso in attesa di esistere , va comunque analizzato e raccontato e se c'è una pratica del teatro  che non ha bisogno di apertura e di pubblico, è la scrittura di un’opera, , che ha vari momenti di solitudine, prima di passare alla condivisione massima con attori e pubblico

 

Credete che, quando questo periodo di emergenza sarà passato, una maggior qualità delle sceneggiature, potrà dare nuova linfa al teatro?

Come tutto quello che ci è stato proibito fare in questo lunghissimo anno, credo che anche il teatro beneficerà naturalmente di un aumento del desiderio e la nostra responsabilità è accogliere il nuovo pubblico, quello del teatro che verrà, con nuove storie, che gli parlino, che lo avvolgano, che lo facciano sentire incluso.

 

Viviamo ancora in un momento di incertezza, abbiamo letto che il bando  per le iscrizioni alla scuola di drammaturgia scadrà il 10 aprile, e poi? Come sarà strutturato il percorso formativo?

In teatro non c'è formazione senza pratica. Il nostro è un corso per professionisti che avranno l’occasione, durante 8 settimane , 1 al mese, di avere un feedback immediato e costruttivo sui loro lavori di scrittura. Di vedere, settimana per settimana, come le scene che hanno prodotto da un mese all’altro, funzionano o meno, aiutano o no, convergono o divergono. È un’esperienza individuale ma in gruppo che crea altissima livelli di collaborazione. In squadra, si lavora meglio. 

La squadra di Scritture, mi fa pensare alla nazionale italiana di drammaturgia. Il progetto è ambizioso, ma se non si punta lontano, inutile partire.

 

Qual è l'obiettivo che vi ponete nei confronti dei futuri studenti,  quali traguardi vorreste raggiungere con loro entro la fine del corso?

Sono vari.  Aver creato un testo che riunisca l'autore a un suo pubblico potenziale. Dargli la possibilità di incontrare di nuovo un applauso.  Fargli capire che scrivere e dirigere sono molto spesso la stessa materia, solo che una si fa su un computer, l’altra nello spazio scenico. Soprattutto, creare degli artisti autonomi.

 

 

Enrico Ferdinandi

25 marzo 2021

 

 

informazioni

 

BANDO UFFICIALE

Bando ufficiale

Art. 1 – Premessa

La scuola di drammaturgia Scritture nasce da un’iniziativa congiunta di cinque istituzioni teatrali impegnate a sostegno della drammaturgia italiana contemporanea: Riccione Teatro (soggetto proponente e attuatore), Sardegna Teatro, Teatro Bellini di Napoli, Teatro Stabile di Bolzano e Teatro della Toscana (soggetti promotori). Di comune accordo le cinque istituzioni hanno affidato a Lucia Calamaro, autrice tra le più apprezzate del teatro italiano, la direzione di una scuola itinerante destinata a formare autrici e autori teatrali e nuove professionalità legate alla drammaturgia.

Art. 2 – Finalità

La scuola ha una doppia finalità. Da un punto di visto generale, affianca i partecipanti nella ricerca di un loro specifico linguaggio teatrale, aiutandoli a sviluppare una forma artistica con cui presentarsi al mondo; parafrasando Voltaire, la scuola chiede a ciascuno studente di “coltivare il proprio giardino” e lo asseconda in quest’attività senza imposizioni dogmatiche ma con un approccio concreto. Da un punto di vista pratico, questo approccio prevede per ogni partecipante la stesura di un nuovo testo teatrale pronto per la messa in scena.

Art. 3 – Destinatari

La scuola è pensata per persone già attive in ambito teatrale: uscite da una scuola teatrale da almeno due anni, o impegnate in modo professionale nel settore da un minimo di cinque anni. Non c’è nessun limite di età e non è escluso nessun mestiere teatrale. Oltre che a drammaturghe e drammaturghi tout court, la scuola è aperta a chiunque pratichi in qualche forma la scrittura teatrale con un background attoriale, registico, coreutico o performativo. 

 

Art. 4 – Sedi e durata

La scuola ha la sua base operativa a Riccione ma è itinerante e mette in rete cinque isole di creatività disseminate sul territorio italiano. Sono quindi in programma lezioni, seminari e restituzioni pubbliche in tutte le sedi delle istituzioni che promuovono la scuola: oltre alla città di Riccione, l’area metropolitana di Napoli, la provincia autonoma di Bolzano, le regioni Sardegna e Toscana.

Il percorso formativo prevede otto settimane piene per gli incontri di gruppo (di norma da lunedì a domenica), intervallate da alcune pause per il lavoro individuale. La durata complessiva del corso va dal 24 maggio al 21 novembre 2021. Il calendario didattico prevede le seguenti tappe di lavoro:

24-30 maggio: Teatro Stabile di Bolzano

14-20 giugno: Teatro Bellini di Napoli

12-18 luglio: Sardegna Teatro

20-26 settembre: Teatro della Toscana

28 settembre – 3 ottobre: Riccione Teatro

25-31 ottobre: Teatro Bellini di Napoli 8-21 novembre: Teatro Stabile di Bolzano.

Art. 5 – Percorso formativo 

La scuola avrà in primo luogo una funzione maieutica, aiutando ogni partecipante a far emergere materiali e potenzialità su cui poi lavorare. In una seconda fase, quando il lavoro dello studente avrà raggiunto un livello di maturità adeguato, saranno fornite regole e competenze utili ad affinare ulteriormente la scrittura. Il percorso formativo sarà indicativamente articolato secondo il seguente calendario, che prevede sei settimane di lavoro sul testo e almeno due settimane di lavoro per la restituzione pubblica.

1a settimana: individuazione del tema, dell’argomento e del problema su cui focalizzare la ricerca individuale.

2a settimana: produzione delle prime scene e stratificazione dei personaggi.

3a settimana: incontro con un poeta, per aggiungere forza simbolica e valore ritmico alla lingua. 4a e 5a settimana: completamento della struttura del testo.

6a settimana: perfezionamento del testo in vista della restituzione pubblica.

7a settimana: primo ciclo di mise en espace; passaggio dall’autorialità alla regia, intesa come concezione spaziale dell’opera e direzione degli attori; verifica pubblica della tenuta del testo.

8a settimana: secondo ciclo di mise en espace dopo un lavoro di rifinitura/riscrittura del testo. 

Eventuali altre mise en espace verranno concordate successivamente.

Art. 6 – Docenti e modalità di lavoro

Il percorso verrà condotto da Lucia Calamaro; i weekend delle settimane di lavoro saranno invece masterclass affidate a specialisti della parola teatrale o letteraria. 

Le settimane di pausa sono immaginate come momenti di scrittura individuale; è per  insieme che si capisce se il testo scritto regge la scena, cioè la prova dell’oralità, e saranno quindi fondamentali anche il lavoro di gruppo con gli altri partecipanti e il confronto con interpreti e pubblico. 

Art. 7 – Numero di partecipanti

La classe sarà composta da quindici persone che verranno individuate dopo una selezione in due fasi: la prima via email e la seconda in presenza (o in videoconferenza), secondo le modalità e i tempi indicati nei due articoli seguenti.

Art. 8 – Prima fase di selezione

Per accedere alla prima fase di selezione è necessario inviare entro il 10 aprile 2021 un’email con oggetto “Scritture 2021” all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., allegando i seguenti materiali.

  1. Modulo d’iscrizione, scaricabile dal sito www.riccioneteatro.it, compilato in ogni punto.
  2. Curriculum vitae (in formato .pdf).
  3. Fotografia (in formato .jpg).
  4. Autobiografia discorsiva: una pagina per presentarsi, in modo personale, a Lucia Calamaro (lo stile pu  essere arguto, profondo o originale in altro modo; l’importante è che non risulti asettico e scolastico).
  5. Un breve dialogo sul “niente”, per mostrare il proprio stile. 
  6. Facoltativo: se si è già scritta una drammaturgia originale, è possibile inviarne un estratto di un paio di pagine. 

I testi presentati per la selezione dovranno essere originali, inediti, non ancora prodotti né rappresentati. I materiali inviati non saranno restituiti. 

Art. 9 – Seconda fase di selezione

Sulla base dei materiali ricevuti verrà ristretto il numero di candidati. Le persone selezionate per la seconda fase saranno ricontattate, entro il 20 aprile 2021, per un’audizione in presenza: una giornata di lavoro, in piccoli gruppi, programmata per il 28/29/30 aprile presso il Teatro della Pergola di Firenze. All’audizione parteciperanno Lucia Calamaro e un rappresentante dei soggetti partner.

Se le misure anti-Covid non rendessero possibile la selezione in presenza, a fronte di una tempestiva comunicazione l’audizione si svolgerà su una piattaforma online e a tutti i candidati sarà inviato l’accredito per accedere a tale piattaforma. 

L’esito della seconda fase di selezione verrà comunicata ai partecipanti entro sabato 8 maggio 2021.

Art. 10 – Iscrizione alla scuola

Entro sei giorni dalla comunicazione di ammissione, le autrici e gli autori selezionati saranno tenuti a sottoscrivere la loro partecipazione firmando il regolamento della scuola e versando la quota d’iscrizione, pari a € 250,00 (euro duecentocinquanta/00) non rimborsabili, e i diritti di segreteria, pari a  € 50,00 euro (euro cinquanta/00) non rimborsabili. 

Art. 11 – Ospitalità

L’ospitalità dei partecipanti nelle diverse sedi della scuola è a carico dell’organizzazione. Non sono invece coperti i costi di trasferimento e, qualora non espressamente indicato, le spese per il vitto.

Art. 12 – Assenze 

Eventuali assenze verranno valutate caso per caso. 

Art. 13 – Partecipazione al Premio Riccione per il Teatro

Le drammaturgie create all’interno della scuola non potranno essere presentate al Premio Riccione per il Teatro. L’autrice o l’autore si potrà per  candidare con un altro testo.

Art. 14 – Privacy

Con la sottoscrizione del modulo d’iscrizione, i candidati e le candidate dichiarano di accettare integralmente le condizioni del bando e autorizzano l’utilizzo dei dati personali ai sensi del Codice della privacy (d.lgs. n. 196/2003).

Le drammaturgie create all’interno della scuola saranno conservate presso gli archivi di Riccione Teatro. La loro conservazione è destinata esclusivamente a fini di conservazione, consultazione, conoscenza e studio, senza scopo di lucro. Ogni altro utilizzo dovrà essere concordato con le autrici e gli autori.

Art. 15 – Misure anti-Covid

Il programma delle selezioni e il calendario del corso potranno subire delle variazioni in ottemperanza alle normative anti-Covid. Le variazioni saranno tempestivamente comunicate.

A tutti i candidati e le candidate sarà inviata una copia del Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19. I candidati dovranno prenderne visione e impegnarsi a rispettarne rigorosamente le disposizioni. In occasione del primo incontro in presenza, verrà richiesta la dichiarazione sottoscritta di presa visione del suddetto protocollo. 

Art. 16 – Accettazione del regolamento

La partecipazione alle selezioni è considerata quale accettazione integrale del presente bando.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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