Lunedì, 21 Aprile 2025
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Intervista ad un vocal coach italiano richiesto in tutto il mondo, per cercare  di conoscere una professione quasi sconosciuta ai non addetti ai lavori

 

Nel mondo dell’opera lirica esistono alcune figure  importantissime,  poco note per i non addetti ai lavori, dato che operano dietro le quinte, ma che sono determinanti per la formazione dei giovani interpreti: i vocal coach. 

Fra questi si sta distinguendo un tenore italiano: Massimo Iannone,  impegnatissimo  in audizioni e masterclass in mezzo mondo, dagli Stati Uniti al Giappone,  da Londra  a Parigi, da Barcellona a Berlino; in giuria di diversi premi, come per  esempio  il prossimo ‘Concorso lirico Davide Gaetano’; coinvolto da anni, nella cornice prestigiosa di Torre del Lago, alla Puccini Festival Accademy,; protagonista per ‘Fondazione Incanto’  di una interessante masterclass in Nicaragua.  

Pluripremiato,  fra gli altri ricordiamo il ‘Premio Caruso’ ed ’Una vita per la Musica’ dell’Associazione Mattia Battistini, che fra qualche mese lo vedrà in giuria all’omonimo concorso, ha un pubblico di fedelissimi giovani cantanti che, nell’impossibilità di incontrarlo di persona, lo segue via web, dove elargisce ascolti e consigli  a coloro  che lo contattano.

Un vero ‘vocal coach globe trotter’, come gli piace definirsi,  della musica, fra audizioni, giurie di concorsi e corsi di perfezionamento.

Di rientro da una masterclass ad Orlando, negli Stati Uniti ed in procinto di partire per la sua prima esperienza  in Giappone, con anche un appuntamento alla Suntary Hall Accademy a Tokjo, lo incontriamo e cerchiamo di conoscere meglio lui e la sua professione, mentre sta preparando un concerto dedicato a Stravinskij.

Veronica Pivetti è un talento poliedrico, che ama confrontarsi con generi diversi: dalla televisione al doppiaggio, dal cinema al teatro, dalla regia al canto.

Capace di essere credibile quando interpreta una commessa; coinvolgente ed emozionante quando conduce ‘Amore Criminale’; divertente quando regala la sua voce alla strega di ‘Kirikù’ ; intensa quando affronta grandi tematiche sociali come regista, sta per  ritornare, dal 9 all’11 marzo,  nei teatri della rete ERT del Friuli Venezia Giulia  con il suo spettacolo: ‘Stanno sparando sulla nostra canzone’ , portato in scena assieme a   Cristian Ruiz e Brian Boccuni .

 

Lei è artista eclettica: pittrice, attrice, conduttrice, cantante. Artista
multiforme o persona perennemente in viaggio nel mondo delle emozioni? In quale ambito si sente più a suo agio?
Artista è una parola impegnativa, diciamo che bazzico da un bel po’ di tempo un ambiente creativo. Mi piace recitare, scrivere, cantare a teatro e, in gioventù ho disegnato e dipinto, diplomandomi in pittura all’Accademia di Brera.

Amo ciascuna di queste attività. Mi danno grandi soddisfazioni e mi permettono di comunicare in modi differenti. Sono una  persona molto fortunata, lo so.

Incontriamo oggi un giovane baritono che sta riscuotendo significativi successi: Leon Kim, impegnato a preparare il complesso ruolo di Macbeth, che andrà a debuttare nei prossimi giorni a Trieste.

Kim, è nato a Seoul, dove ha  studiato canto sotto la guida del baritono Sunghyun Ko, laureandosi nel febbraio 2013. 

Nel 2015 si trasferisce in Italia per perfezionare la preparazione. Si mette in evidenza vincendo molti concorsi, fra i  quali il “Cappuccili, Patanè, Respighi” (2015); il primo premio assoluto ed il premio del pubblico al Concorso Internazionale “Giulio Neri” (2016); il primo premio al Concorso “Iris Adami Corraddetti” di Padova e al Concorso “Labò” di Piacenza.

Nel è terzo al prestigioso concorso Operalia, diretto da Placido Domingo.

Da li parte una carriera di successo che lo porta a calcare i principali teatri italiani ed a sviluppare una interessante carriera all’estero.

Dotato di una voce di notevole volume e con un colore particolarmente suggestivo, gli vengono riconosciute, fatto non così comune, doti umane importanti: grande sensibilità nei rapporti personali, attenzione ai colleghi, disponibilità con il pubblico.

A riprova di questo, nonostante le prove di questo allestimento siano decisamente impegnative, è riuscito a trovare il tempo per rispondere alle nostre domande.

 

Lei è nato in Corea, dove si è laureato in canto nel 2013 e dove ha vinto numerosi importanti concorsi. Nel 2015 si è trasferito in Italia per continuare gli studi. Quali sono state le principali difficoltà incontrate all’arrivo in Italia, dove vive con sua moglie e la vostra bellissima bambina?

Non è stato facile stabilirsi in un paese da straniero. La comunicazione è stata difficile, ovviamente, ma è stato molto difficile  anche capire le situazioni che abbiamo dovuto affrontare per la prima volta:  portare a termine i vari procedimenti burocratici come , per esempio, la conversione del permesso di soggiorno….. Ma non è stato semplice neanche capire, all’inizio della carriera,  come funzionano i teatri e l’agenzia . Poi ci sono state tutte le fasi  della gravidanza e del parto di mia moglie, ….. Ma Dio ci ha  aiutato,  permesso di incontrare le persone giuste e  tutto è andato bene. 

La signora Dalla Benetta è sicuramente uno dei soprani più stimati dagli appassionati dell’opera. 

Premio Abbiati 2021 per la Lady del ‘Macbeth’, andato in scena nella edizione  francese del 1865 al  Festival Verdi 2020 a Parma diretta dal M° Roberto Abbado, la raggiungiamo a Trieste, dove si prepara per andare in scena con lo stesso titolo, nella più tradizionale versione italiana.

Una lunga carriera, con una impegnativa gavetta, che ha portato ad una maturazione della voce, cresciuta, grazie ad una  tecnica solidissima, arricchendosi in peso e colori, senza perdere una grande estensione, legati prodigiosi,  acuti infallibili. La nota distintiva è essere artista a tutto tondo, capace di costruire i personaggi con passione, verità, coraggio. Dotata di un grande carisma ma anche  pronta, con  umiltà e coraggio, a mettersi in gioco ogni volta che affronta un personaggio,  facendo arrivare in sala la sensazione di essere davanti ad una artista capace di vivere intensamente le tappe di un grande percorso musicale, senza sedersi mai sugli allori. Una carriera di grandissimo respiro, costruita con severità e passione, lavorando moltissimo su uno strumento prezioso che negli anni è passato da un repertorio di coloratura a quello drammatico ed un repertorio vastissimo, che la cantante intende continuare ad ampliare. Ma andiamo con ordine. Prima di tutto gli studi.

 

Dopo il diploma  al Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia, lei ha seguito moltissimi corsi di perfezionamento  con alcuni fra i più titolari artisti del secondo Novecento: Romano Gandolfi, Aldo Ceccato, Stella Silva, Mirella Parutto, Alida Ferrarini, Iris Adami Corradetti, Luciana Serra, Denia Mazzola, Sherman Lowe, Renata Scotto. A chi di loro si sente più legate e perché?

Sinceramente sono legata a tutti coloro con cui ho potuto lavorare e crescere, docenti di canto, direttori d’orchestra e registi… ogni consiglio è prezioso ancora oggi. 

 

Quello con Macbeth è un ritorno a Trieste, dove ha cantato in molte occasioni. Ha qualche ricordo particolare legato al Teatro Verdi?

la prima immagine che ho del teatro se chiudo gli occhi è la vista sul molo audace dal mio camerino… è stato emozionante dopo 11 anni potermi riaffacciare di nuovo a quella finestra.

Logoteatroterapia

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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