Lunedì, 21 Aprile 2025
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Al Festival di Todi, in anteprima nazionale assoluta, è andato in scena, domenica 28 agosto, In Fedeltà, un esperimento scenico giocoso, frutto della creatività originale del drammaturgo scozzese Rob Drummond che mette sul palco il pubblico. Il testo, riadattato e tradotto dal regista milanese Roberto Rustioni, è alla prima uscita in questa XXXVI edizione del Festival umbro e girerà l’Italia nei mesi di ottobre e novembre (dal 4 al 9 ottobre a Cagliari, dal 18 al 20 novembre presso il Teatro Belli di Roma in occasione della rassegna TREND e infine dal 22 al 27 novembre al Teatro Filodrammatici di Milano). Uno spettacolo che rappresenta una performance collaborativa in cui l’attore Loris Fabiani guida due persone single del pubblico, scelte casualmente, nel percorso della conoscenza reciproca. A parlarcene è stato il regista Roberto Rustioni, incontrato in occasione dell’anteprima nazionale al Teatro Comunale di Todi.

Come nasce questa idea e l’interesse per i lavori di Drummond?

L’idea di mettere in scena questo esperimento nasce e si costruisce attraverso vari step. Questo è il primo, in quanto la natura del lavoro stesso porta a creare una sorta di work in progress che sempre si trasforma. L’interesse viene dalla particolarità e originalità delle opere di Drummond e dalla sua idea di messa in scena del tutto nuova per noi. Quando mi hanno chiesto di lavorare con questo autore, mi proposero un altro testo “The Majority” un lavoro del 2018 in cui sostanzialmente si invitava il pubblico britannico a rivotare la Brexit. In quel testo però ho riscontrato la difficoltà di trasportarlo all’interno della realtà italiana poiché un lavoro di riadattamento avrebbe svilito l’anima dell’opera. Così virai su “InFidelity”: un soggetto più universale e aperto in quanto parla dell’amore, di cosa significa la monogamia e il rapporto di coppia ai nostri tempi. 

Intervista a Eugenio Guarducci, direttore artistico del Todi Festival, in scena dal 27 agosto al 4 settembre 2022 a Todi

 

Questa estate 2022 registra una netta ripresa del turismo e delle attività produttive, comprese quelle degli spettacoli dal vivo. Che risposta vi aspettate per quest’edizione del Todi Festival?

È vero sembra che la ripartenza finalmente ci sia stata e speriamo che prosegua anche a Todi con il nostro festival giunto ormai alla sua trentaseiesima edizione. Devo dire che l’estate che stiamo vivendo ha visto una richiesta veramente alta di spettacoli dal vivo. La società che organizza il Todi Festival si occupa anche di allestimenti di palcoscenici per concerti ed eventi all’aperto e in questi mesi abbiamo avuto una richiesta che è andata ben oltre le migliori aspettative. Devo dire che non è stato facile portare a termine tutti i cantieri ma alla fine ci siamo riusciti…

Intervista a Claudio Longhi, direttore del Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa.

 

La stagione 2021/2022 si è conclusa con un buon ritorno a teatro degli spettatori fra marzo e giugno. Le premesse per la prossima stagione sono buone? 

L’emergenza sanitaria ha radicalmente messo in discussione l’esistenza stessa delle pratiche performative, a partire dalla matrice generativa dell’esperienza scenica, ossia la compresenza di corpi e la condivisione del respiro. Un simile cambio di paradigma ha, dunque, sconvolto alle fondamenta il mondo teatrale, portando a un ripensamento di alcune categorie cardinali come la nozione di comunità e l’articolazione della dialettica dentro/fuori. In tal senso, premesso che è impossibile generalizzare, il periodo post pandemico che abbiamo già parzialmente attraversato in questi ultimi mesi, dopo un gennaio e febbraio ancora tempestosi, ma in termini di presenza di spettatori vivacissimi, e che ci apprestiamo a vivere nella prossima stagione, speriamo pienamente, induce qualche riflessione. 

Bianca Burgo, in compagnia del suo obiettivo, è alla ricerca di quello che definisce lo «straordinario prodigio della banalità». Forte delle sue origini siciliane, che grandemente influenzano la sua fotografia, il 18 giugno 2022 espone il suo progetto Terra all’interno dell’associazione culturale Progetto Hestia: un luogo nel cuore di Roma che ha come principale obiettivo la promozione delle artiste donne in un clima di autentica accoglienza, scambi di esperienze e valorizzazione del talento. Ecco la sua intervista.



Quando hai scoperto la passione per la fotografia e quando hai cominciato a considerarla un
mezzo per esprimerti?

L’ossessione per l’immagine, la necessità di catturare ciò che richiama il mio sguardo è presente da quando ho memoria. Negli anni delle elementari sono stata una bambina parecchio solitaria. A circa sette anni chiesi ai miei per Natale una videocamera, di quelle piccine con i mini dischetti da inserire per registrare. Conservo ancora a casa una dozzina di video diario da mezz’ora l’uno, composti da spezzoni di vita quotidiana di me bambina: fatti per tenermi compagnia e impegnare la mente in qualcosa che stimolasse la mia curiosità. La fotografia è arrivata in maniera del tutto naturale dopo essermi approcciata al mondo dell’immagine tramite quei video fatti per gioco. 

Logoteatroterapia

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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